Qualcosa è cambiato in Francia. Dopo la vittoria al primo turno elettorale del candidato socialista François Hollande, sono mutati alcuni assetti. In particolare i money markets fund (Mmf) europei e americani, cioè i fondi monetari, che sono uno degli storici pilastri della liquidità per il sistema bancario, hanno ridotto ancora la loro esposizione su Parigi. Ormai, questo canale è quasi a secco. Uno scenario che ricorda da vicino quanto successo un anno fa con l’Italia, dalla quale i fondi monetari ritirarono la liquidità in questo periodo, anticipando la crisi italiana che poi arrivò al suo culmine in novembre.
Hollande fa paura. Questo è il sentimento comune fra gli operatori finanziari. Colpa anche delle ultime dichiarazioni del candidato principale all’Eliseo, che sembra sempre più sfuggire dalle mani del presidente uscente Nicolas Sarkozy. Ieri Hollande ha spiegato che di non voler ratificare il Fiscal Compact, il nuovo assetto di governance fiscale europeo, tacciandolo di non essere sufficientemente rivolto alla crescita economica. Gli aveva risposto, seppure in via indiretta, il presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi, chiamando a rapporto i leader Ue per la creazione di un nuovo patto comunitario, questa volta basato sulla crescita economica.
La novità però è un’altra. I fondi del mercato monetario, sia quelli europei sia quelli statunitensi, stanno lentamente la liquidità che finora avevano verso la Francia. Secondo l’analisi mensile compiuta dall’agenzia di rating Fitch, in febbraio il declino è stato del 5% su base annua, per gli attori Ue. Non solo. In marzo, secondo le prime stime di Morgan Stanley, il declino è stato del 9% su base annua. Fra i primi a fuggire, spiegano fonti bancarie a Linkiesta, sono stati quelli americani: «Hanno ritirato la liquidità in gennaio, subito dopo il primo duello a distanza fra Hollande e Sarkozy». Di contro, gli i fondi monetari europei rimangono ancora esposti alla Francia, sebbene stiano calando in modo drastico i canali di denaro verso le banche francesi. «I due cali di febbraio e marzo sono significativi. Gli operatori percepiscono un rischio crescente e c’è da scommettere che il trend sarà ribassista anche per il mese di aprile e di maggio», spiega un trader di Credit Suisse a Linkiesta.
Non solo. I timori di una rottura dell’asse Parigi-Berlino sta facendo innervosire anche banche d’investimento ed hedge fund. L’indomani della vittoria al primo turno di Hollande, il colosso bancario tedesco Deutsche Bank ha messo in guardia dall’eventuale elezione del candidato socialista. «Può mettere a repentaglio gli equilibri europei, dato che finora tutto è stato focalizzato sul consolidamento fiscale, che riteniamo essere la priorità nel caso di economie dissestate come quelle dei Paesi periferici dell’Ue», hanno scritto gli analisti dell’istituto di credito teutonico. E non è diversa l’opinione delle altre compagini bancarie internazionali, da Credit Suisse a Nomura. E sono tanti, sull’onda di queste paure, i gestori di hedge fund che hanno deciso di optare per posizioni meno rischiose nei confronti del debito pubblico francese, come fanno notare diversi operatori del settore. «Ci sono almeno tre grandi fondi hedge operanti in Europa che hanno acquistato grossi quantitativi di Credit default swap (Cds, i derivati che proteggono dal rischio d’insolvenza di un asset) sui bond francesi, con scadenza variabile da due a 15 anni», spiega a Linkiesta un hedge fund manager elvetico dietro anonimato.
A peggiorare la situazione francese ci ha pensato oggi LCH.Clearnet, la principale clearing house europea. La società ha infatti deciso di innalzare i requisiti di margine per la negoziazione su alcune tipologie di bond francesi. Colpiti sono stati i titoli di Stato con scadenza compresa fra dieci e quindici hanno, che ora devono avere un margine del 6,40 per cento. Questo, spiegano gli operatori, è dettato dall’esigenza di ridurre il rischio per la controparte centrale, in questo caso LCH.Clearnet, nel corso degli scambi di questi titoli. «È una decisione che non ci attendevamo, ma che si può ricondurre al crescente rischio di una deriva nella politica di bilancio francese», fa notare un analista della divisione Fixed Income di Société Générale, uno dei maggiori gruppi bancari transalpini.
Come se tutto ciò non bastasse, oggi l’Economist ha dedicato oggi la sua copertina proprio a Hollande. Il settimanale economico britannico ha definito il candidato socialista all’Eliseo «piuttosto pericoloso». Il pericolo è sempre il solito: il deragliamento degli equilibri di potere fra i Paesi europei e la coesione nella ricerca di una via d’uscita dalla crisi peggiore che l’Europa ha mai affrontato. Un rischio che ormai viene percepito sempre di più dagli operatori finanziari.