Si è chiuso ieri il primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Ha vinto il socialista François Hollande, che ha superato il presidente in carica Nicolas Sarkozy. Buon risultato per la candidata di destra Marine Le Pen, terza. Seguono l’esponente di estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon e il centrista François Bayrou.
In attesa del ballottaggio i politici transalpini avanzano i primi bilanci. Si analizzano i risultati del voto, si cerca di capire chi ha vinto, chi ha perso, chi è andato meglio e chi peggio rispetto alle attese. Da noi no. In Italia hanno vinto tutti. Davanti all’esito delle urne francesi non c’è un leader politico che si trattenga. Le presidenziali hanno premiato ogni partito, ogni alleanza, ogni ideologia (ammesso che ne sia rimasta ancora qualcuna). L’effetto è paradossale. Oltralpe non hanno fatto in tempo a chiudere i seggi che da noi già si festeggiava. Champagne per i seguaci di Hollande. Ma anche per tutti gli altri. E così da ieri sera è partita la corsa a pubblicare comunicati, rilasciare interviste, diramare lanci d’agenzia. Tutti caratterizzati da ingiustificati toni trionfalistici. E da una tonnellata di provincialismo.
Hollande è primo con il 28,63 per cento dei voti? Il Pd esulta. L’affermazione del socialista francese anticipa addirittura la riscossa democrat in Italia. «Un risultato davvero ottimo – ha esclamato entusiasta nella serata di ieri il segretario Bersani – È stato fatto un primo passo importante per il cambiamento in Francia e in Europa».
Sarkozy battuto subisce l’onta del sorpasso. Il Pdl festeggia. L’inquilino dell’Eliseo sarà pure di centrodestra, ma la sua sconfitta è una vittoria dei nostri berlusconiani (da sempre nemici dell’asse Sarko-Merkel). O almeno così ci raccontano. Fabrizio Cicchitto è implacabile: «La copertura che Sarkozy ha dato alla Merkel sulla politica economica europea non ha funzionato». In tanti svelano di aver segretamente sempre tifato per Hollande. È il caso di Guido Crosetto, preoccupato dall’ipotesi di «morire tedesco-montiano». Ma anche, soprattutto, dell’ex ministro Giulio Tremonti. Che un po’ a sorpresa racconta:«Sarkozy è un amico, ma se fossi francese avrei votato Hollande».
Ovviamente ha vinto la destra italiana. Perché con l’ascesa di Marine Le Pen «rinasce in Europa il sogno della destra» come si affretta a chiarire Francesco Storace, il leader de La Destra (ça va sans dire). Ma ha vinto pure la sinistra. Il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero trattiene a stento l’esaltazione. «Si tratta di un indubbio successo politico – commenta il risultato del Fronte de Gauche – Con le elezioni di ieri la sinistra torna in campo nella lotta per determinare una uscita dalla crisi capitalistica». I centristi restano un po’ in disparte. Nel dubbio festeggiano pure loro. «Comunque vada – ha twittato ieri sera Pier Ferdinando Casini – scosse in vista per l’Europa. Non sarà un male se si penserà alla crescita».
Eppure a guardare bene uno sconfitto c’è. Sono i teorici dell’antipolitica tout court. Loro no, non hanno vinto. Perché in Francia, nonostante gli scandali e le polemiche, al primo turno sono andati a votare circa l’ottanta per cento degli aventi diritto. Altro che Italia. Da noi l’astensionismo è arrivato a sfiorare il 45 per cento. E alle prossime politiche un’affluenza così i nostri partiti se la sognano. Chissà perché.