BERLINO – Patrick Stübing e Susan Karolewski, originari di Lipsia in Germania, non si sono conosciuti da bambini. Stübing, che oggi ha 36 anni, fu affidato a un orfanotrofio quando ne aveva tre, in seguito ai maltrattamenti subiti dal padre. All’età di sette fu adottato e per anni non entrò più in contatto con la famiglia biologica. Nel 2000, in occasione della morte della madre naturale, ha conosciuto Karolewski, sua sorella di 16 anni, ed è stato amore a prima vista: tra il 2001 e il 2005 hanno messo al mondo quattro figli. Stübing ha passato tre anni in carcere con l’accusa di incesto. La Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo ha confermato oggi la condanna del tribunale tedesco, respingendo il ricorso del fratello maggiore e conservando il tabù.
Il verdetto della corte Europea stabilisce, di fatto, che il divieto all’incesto nella legge tedesca non costituisce nessuna violazione della convenzione europea sui diritti umani e per tanto non deve essere rivisto. I giudici di Strasburgo non vedono nella legge teutonica in particolare nessuna violazione degli accordi riguardo al diritto fondamentale alla protezione della famiglia.
I giudici hanno riconosciuto, nell’argomentazione al loro verdetto, che non c’è accordo nelle leggi dei paesi membri del Consiglio Europeo, e per questa ragione spetta alle autorità tedesche decidere se ci sarà «ulteriore spazio per il giudizio». Ciononostante, hanno per ora stabilito che la legge tedesca, paragrafo 173, comma 2 del codice penale, difende e protegge la famiglia e limita la possibilità di danni ereditari nella procreazione. Allo stesso tempo hanno argomentato che un divieto all’incesto è anche radicato nella società dove «ora come prima rimane forte la convinzione che si tratti di un reato da punire». La sentenza di Strasburgo non è immediatamente operativa: gli avvocati di Stübing hanno tre mesi di tempo per presentare ricorso.
Stübing accusa le autorità tedesche di aver distrutto la sua famiglia con le condanne per incesto, causando la separazione della coppia. Secondo l’argomentazione del suo studio di avvocati di Dresda la coppia si è dovuta dividere in seguito alle sentenze che hanno condannato il fratello maggiore a sedere in carcere per un totale di quasi tre anni. Mentre il procedimento penale contro la sorella, che soffre di un leggero ritardo mentale, è stato abbandonato. L’intera storia sta facendo discutere il paese.
Il punto cruciale del divieto all’incesto sono i figli: nel caso della coppia di Lipsia due di loro sono nati con problemi. Uno con una piccola malformazione cardiaca. Tutti e tre vivono in case di cura per bambini a spese dello stato tedesco, mentre la quarta è perfettamente sana e vive con la madre. «La prima argomentazione che ci sovviene a favore del divieto dell’incesto riguarda i figli che da questa relazione potrebbero nascere», segnala Parvin Sadigh, esperta in questioni etiche del settimanale Die Zeit, «però questa argomentazione non regge: alle coppie di portatori di handicap non è proibito avere figli anche se il rischio che nascano con problemi è alto. La proibizione di avere figli a queste persone a ragione ci indignerebbe. Lo stesso vale per le madri che fumano e bevono in gravidanza: si cerca di convincerle a non farlo, ma nessuno le mette in galera se lo fanno».
Fu precisamente quest’ultimo l’argomento utilizzato dagli avvocati di Stübing a Strasburgo: se altre persone soggette a rischio possono procreare, devono poterlo fare anche due fratelli: «la motivazione eugenetica ha le sue radici nell’ideologia razzista del nazismo», ha insistito l’avvocato Endrik Wilhelm.
La ministra della Giustizia tedesca, la liberale Sabiene Leutheusser-Schnarrenberger, che spesso assume posizioni in controtendenza, ha riconosciuto oggi la complessità della situazione e ha proposto più aiuto per prevenire ed evitare i casi di incesto. Spesso, secondo quanto ha ricordato, i casi si possono riconoscere presto nell’età e gli interessati possono essere aiutati attraverso una terapia psicologica.
L’opinione che prevale nei giornali e nei dibattiti critica la legge tedesca che proibisce e punisce duramente l’incesto e contro la sentenza della corte europea, considerata troppo poco coraggiosa. «La decisione non aiuta nessuno: ne quelli che sono a favore, né i contrari e tantomeno l’accusatore. Ora tocca alla politica liberare anche l’ultimo tabù dalla punibilità: come prima è stato per il divorzio e l’omosessualità», scrive Helmut Kerscher in un articolo di opinione per la Süddeutsche Zeitung e si chiede: «Vogliamo veramente, nell’anno 2012, proibire possibili problemi fisici per legge e allo stesso tempo proibire che bambini con problemi vengano al mondo? Assurdo».