Ci sono voluti quattro anni, ma alla fine la Camera dei deputati potrà esaminare la proposta di legge sul divorzio breve. Poche ore fa la conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha calendarizzato il provvedimento – per certi versi rivoluzionario – al prossimo 21 maggio. Una norma proposta dall’avvocato berlusconiano Maurizio Paniz, che in due soli articoli riduce da tre a un anno i tempi per lo scioglimento del matrimonio. Sarà necessario un anno in più, in presenza di figli minorenni.
Depositata il 6 maggio del 2008, la normativa sul divorzio breve era rimasta in un cassetto della commissione Giustizia fino allo scorso gennaio. Quando è curiosamente tornata di moda. D’altronde il suo esame non ha mai messo a rischio gli equilibri del Parlamento. Nelle commissioni che in questi mesi si sono occupate del progetto – oltre a Giustizia il provvedimento ha ricevuto l’ok di Affari costituzionali – il testo è stato approvato senza troppi problemi. Incontrando una rara convergenza bipartisan. Qualche voce in dissenso potrebbe sollevarsi in Aula – specie da parte del Popolo della libertà – ma l’approvazione definitiva non sembra essere a rischio.
Se la proposta di Paniz diventerà legge, i tempi per ottenere il divorzio saranno abbattuti. Anche perché «la realtà odierna – spiegava il deputato presentando l’articolato – ci dice che il termine di tre anni, dall’inizio della separazione, per lo scioglimento del matrimonio, non serve in alcun modo come deterrente per la prosecuzione di esperienze di coppia ormai logorate ed invece funziona come intralcio per la formalizzazione delle ulteriori scelte di vita che nel frattempo sono maturate».
Certo, non siamo ancora alle 48 ore previste dalla legislazione olandese. Ma a breve anche in Italia sarà possibile archiviare un matrimonio senza attendere tempi biblici. Del resto il nostro Paese è uno dei pochi, insieme a Irlanda e Malta, in cui per ottenere il divorzio è ancora obbligatorio affrontare un periodo di separazione legale. Per ottenere questo risultato è stato necessario modificare la legge sul divorzio del 1970 (la n.898). Oggi la normativa fissa in tre anni il periodo minimo di separazione ininterrotta – decorrente dalla comparsa dei coniugi davanti al presidente del tribunale nella procedura di separazione personale – per poter chiedere il divorzio. In futuro basteranno solo 12 mesi.
Non solo. In caso di approvazione definitiva ci saranno conseguenze anche sui patrimoni delle coppie in via di separazione. Attualmente «lo scioglimento della comunione dei beni tra marito e moglie consegue il passaggio in giudicato della sentenza di separazione personale», come spiega il dossier del servizio studi della Camera. Approvazione parlamentare permettendo, lo scioglimento della comunione potrà essere anticipato al momento in cui il presidente del tribunale autorizzerà i coniugi a vivere separati.