Hanno rivoluzionato tutto, ma quelle han resistito. Le sedioline sono ancora attaccate con una catena di ferro al cancello della Villa Comunale. A che servono? «Dottò, qui si siedono i pensionati che vengono a giocare a scopone…». Per loro, oggi, un posto nel griffatissimo Village dell’America’s Cup Napoli non c’è. Aspetteranno e fra qualche giorno torneranno a sfidarsi a suon di primiera e settebello.
«Ma che credi? Che a Venezia ci trattano così? Non viene così tanta gente…» due sponsor, preoccupati, parlottano nel Villaggio. Li ascolta la collega del manifesto: anche il giornale comunista è fra Prada e Louis Vuitton a raccontare più che lo sport («sai, fra i nostri lettori non ci sono tanti velisti…») questo pezzo di storia della città.
Le griffe sono ovunque. Impera la Louis Vuitton, ovviamente. È uno dei marchi più taroccati in assoluto, a Napoli come nel resto del mondo. I napoletani se la ricordano quella celebre “istantanea” del Bellavista di Luciano de Crescenzo: Autentiche ‘Luì Vitton’ perfettamente imitate. E per non lasciare una brutta impressione, la Guardia di Finanza si è anche impegnata in queste ore a sequestrare più di duemila borse e accessori contraffatti Vuitton, stipati in una autorimessa del centro. Ma a pochi passi dal blindatissimo Villaggio Coppa America, le bancarelle degli ambulanti stranieri e italiani vendevano ogni tipo di mercanzia.
La cerimonia inaugurale è stata funestata da un temporale pauroso ma all’apertura vera e propria dell’evento, nei giorni di Pasqua e Pasquetta, la gente si è fatta vedere, eccome, apprezzando un Lungomare liberato dalle auto che – assicura il Comune di Napoli – resterà così per sempre. Quanti erano? Una folla: 250mila? 500mila? I giornali hanno sparato cifre varie e stavolta non c’era un numero al ribasso «secondo la questura…». Insomma, un successo. Nelle giornate successive, tuttavia, quella folla è scemata. C’è stata curiosità, ma il maltempo ha rovinato tutto. Il nemico del poker d’America’s cup composto dal sindaco de Magistris, dal governatore Stefano Caldoro, dal presidente della Provincia Luigi Cesaro e Paolo Graziano, presidente degli Industriali nonché capo di Acn Napoli, società gestore dell’evento, si chiama Lucy: mini-ciclone mediterraneo che ha spazzato la città con piogge torrenziali. Venerdì e sabato il Village ha chiuso i battenti: troppo vento. Sono saltate le regate (già ridotte inizialmente) di sabato 14, così come è saltato il concerto di Francesco Renga, pubblicizzato come uno dei grandi appuntamenti. Molti turisti sono arrivati a Napoli per Pasqua poi sono andati via. Aumento delle prenotazioni? Sì, dicono gli albergatori, ma lontani dal tutto esaurito. Su Booking.com, su Expedia, su qualsiasi sito internet di viaggio, il pacchetto Napoli era tranquillamente disponibile. Le pre-regate della Coppa America previste a Napoli sono due (le altre si disputeranno a Venezia), la successiva avrà luogo nel maggio 2013.
Per questi eventi uno studio di mercato condotto dalla società Acn Napoli, prevede 220mila presenze nelle strutture ricettive, 110mila spettatori italiani ed esteri, un indotto complessivo pari a 73,5 milioni di euro. Un vorticoso giro d’affari che, ad oggi, non c’è. E non c’è bisogno di fare i conti nello specifico: è lampante. Nel bilancio del Villaggio sportivo emerge che sono state sfornate circa 5.000 pizze al giorno e bevuti 600 litri di birra ogni dì. Ma pizza e birra non fanno un indotto di tale portata. E portare la Coppa America a Napoli è costato 10 milioni di euro in fee, diritti, pagati agli statunitensi di Acea.
Luigi de Magistris ha giocato la sua partita. Il suo obiettivo era mostrare una città positiva. Venerdì pomeriggio ha disertato la presentazione di un libro su un tema negativo, cioè l’emergenza rifiuti, optando per una passeggiata sul lungomare insieme ai giornalisti. Si è anche vestito da skipper di Luna Rossa e si è fatto fotografare prima con col trofeo, poi sul catamarano, ribattezzato subito “Il sindaco veste Prada”.
Il primo cittadino non si è scomposto ostentando soddisfazione: «Nonostante il cattivo tempo è stato un grandissimo successo». Poi ha aggiunto: «È chiaro che per maggio 2013 bisogna lavorare meglio sulle sponsorizzazione e altri aspetti». La frase non è buttata lì a caso. Qualche giorno fa dalle colonne della Gazzetta dello Sport Graziano aveva fatto chiaramente intendere di voler rivedere i conti con gli americani di Acea, i capi dell’America’s cup. Alla notizia dell’annullamento repentino della giornata di regate, sabato, Luigi Cesaro, il presidente della Provincia di Napoli (quella che ha sborsato più quattrini agli americani), ha avuto da ridire: «I nostri amici americani, che poco conoscono il golfo di Napoli hanno bisogno per il futuro della consulenza di qualche nostro pescatore di Mergellina».
Città di contraddizioni. Dal patinato degli stand con champagne francese e costosissimi cronografi di precisione alla sagra di paese con la gente che fuori al Village si rifocillava con panini e pizze “a portafoglio”, quelle da mangiare in piedi, come fece a suo tempo Bill Clinton, al G7 di Napoli. C’è stato spazio anche per qualche gaffe: il team di Luna Rossa ha rifiutato di indossare una maglietta con una scritta anti-camorra proposta dalla “Fondazione Polis” che per conto della Regione Campania assiste e sostiene i familiari delle vittime della criminalità. Motivo? «Non accettiamo nessuna di queste iniziative», ha detto il direttore della comunicazione di Luna Rossa Francesco Longanesi. «Sicuramente non basta mettersi una maglietta per sconfiggere la camorra e noi abbiamo semplicemente adottato la nostra politica in questi casi che non prevede l’adesione a queste iniziative». Nel regno del brand, anche questo è fonte di polemica.
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