Non si allenta la pressione nei confronti di Italia e Spagna. I nuovi focolai della crisi dell’eurozona sempre Roma e Madrid. Preoccupano i tagli a cui sarà sottoposta la penisola iberica, dato che oltre ai 27 miliardi di euro previsti dalla manovra 2012, dovranno essere aggiunte nuove sforbiciate per 10 miliardi. L’Italia accusa la Spagna di alimentare il contagio delle crisi e viceversa, ma oggi è stata proprio Roma a essere al centro dell’attenzione, fra titoli di Stato e riforma del lavoro in sospeso.
L’appuntamento con l’asta del Tesoro italiano era cruciale per capire il nervosismo degli investitori è solo temporaneo. Non sembra essere così. Nonostante le rassicurazioni di Palazzo Chigi, che ha smentito che che i mercati finanziari fossero intimoriti dall’Italia, nulla è cambiato. Anzi. L’Italia ha collocato 8 miliardi di euro in Bot a dodici mesi a un tasso d’interesse del 2,84%, in rialzo rispetto all’ultima asta, quando fu dell’1,405 per cento. In lieve aumento il bid-to-cover, cioè il rapporto fra domanda e offerta, fissato a 1,516, contro il precedente 1,38 di dicembre. Si è quindi toccato il livello massimo da dicembre e meglio non è andato per l’asta dei Bot a tre mesi. Questi sono stati collocati a a un tasso d’interesse dell’1,249%, ben oltre lo 0,492% dell’emissione precedente. Preoccupa invece il bid-to-cover, passato dal 2,23 all’1,814.
Sono sempre due i temi su cui i mercati finanziari hanno timore. La tenuta del debito pubblico spagnolo nel medio termine e il timore di un avvitamento della crisi italiana, nonostante l’arrivo di Monti a Palazzo Chigi. Nel breve termine è questo il nodo più importante da scogliere. Gli investitori ritengono che un ulteriore stallo sulla riforma del lavoro possa avere un impatto negativo sul programma stabilito con la Commissione europea per il rientro degli squilibri fiscali e per il rilancio della crescita economica, necessario per la sicurezza nei prossimi anni.
A peggiorare la situazione ci stanno poi pensando le voci di un intervento del nuovo firewall Ue per sostenere Madrid. Come ha spiegato ieri il governatore del Banco de España, Miguel Fernández Ordóñez, è possibile che ci debba essere un nuovo round di ricapitalizzazioni per le banche iberiche. Il Fondo de reestructuración ordenada bancaria (Frob), cioè il programma per il riordino del sistema bancario spagnolo lanciato nel giugno 2009, non funziona come dovrebbe. Lo ha spiegato anche il capo economista di Citigroup, Willem Buiter, in un dettagliato report delle scorse settimane. Pertanto, Ordóñez inizia a mettere in circolo la possibilità di un sostegno esterno. Colpa anche e soprattutto della bolla immobiliare, ancora non sgonfiata.
Tuttavia, come fa notare Lombard Street Research, «non ci sarebbero abbastanza fondi per tenere a galla sia Roma sia Madrid». Le stime più accurate parlano di circa 95 miliardi di euro, solo per le banche spagnole. A questi vanno aggiunti gli oltre 90 miliardi di debito pubblico per cui la Spagna dovrà scendere sui mercati da qui a fine anno, secondo i dati Thomson Reuters Datastream. In luglio e ottobre, le sfide più importanti, quelle che preoccupano di più gli analisti. Ma non è finita. È di circa 35 miliardi di euro il buco di bilancio delle pubbliche amministrazioni locali della penisola iberica, che saranno difficilmente ricavabili dal budget 2012 appena approvato dalla Moncloa. Nel complesso, dice Lombard Street Research, sono circa 220 i miliardi di euro di cui potrebbe aver bisogno Madrid da qui alla fine dell’anno. Tanto, troppo.
Il muro di protezione dell’eurozona, infatti, è di 500 miliardi di euro. Questa la cifra effettiva dei nuovi conferimenti al fondo European stability mechanism (Esm), entrato in vigore con un anno di anticipo. E considerando che L’Italia ha di fronte a sé un periodo di fuoco per le emissioni, da inizio luglio a dicembre circa 130 miliardi di euro, il rischio che i soldi del firewall possano non bastare, aumenta proporzionalmente allo spread.
In questo clima di incertezza, gli investitori continuano a preferire il porto più sicuro che c’è, la Germania. Oggi infatti anche il Tesoro tedesco è andato in emissione coi titoli decennali. L’asta è andata tecnicamente non coperta, in quanto il bid-to-cover è stato nella parte bassa della forchetta. Ma a stupire è stato il tasso d’interesse promesso, cioè l’1,77%, il minimo di sempre. «È il segno che tutti stanno cercando tranquillità e virtuosità», ha commentato a caldo un trader francese a Linkiesta. Guardando ai rendimenti promessi da Italia e Spagna, non v’è dubbio.