“Nostalgici di Hitler”: così i Pirati rilanciano il 25 aprile

“Nostalgici di Hitler”: così i Pirati rilanciano il 25 aprile

Accuse di sessismo e razzismo si aggiungono a un pericoloso ammiccamento verso l’estrema destra: il Partito Pirata è nella bufera del dibattito in Germania e nonostante tutto continua a crescere nei sondaggi. Sono questi giovani nerd l’ultima frontiera del populismo o rappresentano il futuro del mondo politico? Una data decisiva nella loro ascesa è il prossimo 13 maggio: in occasione delle elezioni regionali in Renania Settentrionale-Vestfalia, lo stato più popolato della Germania. A livello federale tutti i principali istituti demoscopici attribuiscono loro una percentuale di elettori in doppia cifra. Però il mondo politico tradizionale è in allarme.

I numeri forniscono tutte le buone ragioni per festeggiare: nato solo nel 2006 sul modello dei pirati svedesi, il Piratenpartei tedesco in soli cinque anni è riuscito ad entrare nel parlamento locale della città di Berlino lo scorso autunno con l’8,9% dei voti. Il mese scorso ha bissato il risultato nelle elezioni locali in Saarland, con il 7,4%, mentre per le elezioni in Renania è dato all’8%. I sondaggi a livello federale attribuiscono al partito il 13%, praticamente testa a testa con i Verdi a disputarsi il podio dei partiti tedeschi. Gli analisti segnalano che il loro successo esprime un “voto di protesta”, mentre per molti simpatizzanti incarnano la speranza in una maggiore trasparenza e partecipazione, il tutto grazie alla rete. La maggior parte dei tedeschi ritiene che il loro accesso al parlamento federale sarebbe positivo. Eppure invece di potersi godere la pace del successo i pirati attraversano il momento più delicato della loro esistenza.

L’ultima polemica è di questo fine settimana: Martin Delius uno dei leader arancioni (è questo il colore del partito) nel Parlamento di Berlino ha concesso un’intervista a Der Spiegel in cui dice che «la rapida crescita dei Pirati è paragonabile solo a quella del NSDAP tra il 1928 e il 1945». È evidente a tutti che il parallelismo con il partito nazista è un suicidio politico in diretta, quello che rimane da capire è se Delius lanciava nemmeno troppo tra le righe un segnale per pescare preferenze tra l’estrema destra o se, ancora peggio, davvero si è trattato di una svista. Poche ore dopo la pubblicazione della polemica dichiarazione, tra accuse di dilettantismo e indignazione generale, ha ritirato la sua candidatura per la presidenza del partito a livello federale, in vista delle elezioni del 2013.

Mentre chiedeva scusa pubblicamente nel suo blog, per le dichiarazioni che erano state malinterpretate, altri pirati si davano da fare per contenere i danni. Sebastian Nerz, attuale presidente federale ha richiamato i suoi all’ordine: «Ognuno dovrebbe prestare particolarmente attenzione a ciò che dice e quali conseguenze potrebbero avere determinate analogie storiche», ha detto. Un paragone con il NSDAP è «un’assurdità totale». E mentre Nerz dava lezioni ai suoi su come comunicare con la stampa, nel mondo politico tradizionale partiva la gara all’indignato: lil ministro della giustizia, la liberale Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, ha invitato i pirati a spiegare la loro posizione riguardo all’estrema destra. Renate Künast, leader della frazione parlamentare dei Verdi, ha insistito sul fatto che i pirati devono chiarire se «all’interno del partito intendono tollerare atteggiamenti di estrema destra».

Le dichiarazioni Delius non sono però la prima avvisaglia di un flirt pericoloso. La denuncia è stata lanciata alcune settimane fa da un gruppo di “giovani pirati” in una lettera aperta. Nel documento i firmatari si lamentavano di pericolosi atteggiamenti sessisti e «ostili nei confronti degli stranieri». Il testo ha causato un dibattito vivace su Twitter. In questo contesto la stampa è andata a cercare all’interno delle fila del partito e a parte un bassissimo numero di donne, ha trovato ex membri del partito neonazista NPD, o anche semplici simpatizzanti di estrema destra che non fanno mistero delle proprie posizioni xenofobe.

Se si chiede direttamente ai pirati su twitter quante donne ci sono nel partito la risposta che viene data è che «non si sa, dal momento che il sesso dei membri non viene rilevato». Sembra un atteggiamento progressista, ma è anche un abile strumento per evitare di affrontare il problema. Chi invece ha contato le donne, per lo meno nella sezione di Berlino, ne ha trovate una ogni quindici membri uomini: una cifra lontana dalla correttezza politica. Analoghe argomentazioni vengono date riguardo all’estrema destra, e nonostante le accuse non è ancora arrivata da parte dei pirati né una smentita né una posizione chiara contro l’estrema destra. Delius si è scusato e il partito lo ha sostenuto. Non sarà candidato federale, ma rimane nel parlamento di Berlino.

Però c’è anche un’altra lettura dei fatti. Tanto tra i pirati come tra i simpatizzanti ha abbastanza successo una teoria del complotto secondo cui l’accusa di estremismo sarebbe funzionale a screditare il partito lentamente, per metterlo fuori gioco da qui alle elezioni dell’anno prossimo. E il fatto è che i pirati, che difendono l’anonimato come principio base su internet, prendono posizione solo dopo aver consultato i membri del partito sulla rete, ritrasmettono le loro riunioni in streaming e e chiedono una riforma del diritto d’autore, non sono semplicemente un partito oppositore, ma mettono addirittura in questione l’intero sistema attuale. E questo fa paura. Tanto che Andrea Nahles segretaria generale del partito socialdemocratico ha detto in più di una occasione che «vanno tenuti fuori dal parlamento federale», mentre il leader liberale Patrick Döring ha sventolato lo spauracchio della «tirannia della massa».

Lontano dai veleni incrociati della politica tedesca la questione fondamentale sembra essere una sola, e cioè se un partito in cui l’età media è di 29 anni è davvero pronto a portare fino a 80 deputati nel parlamento e assumersi le conseguenze. “Avanti Dilettanti!”, così in italiano, è il titolo di questa settimana della rivista Der Spiegel dedicato ai pirati. E ancora più del dilettantismo la questione è se una formazione di nicchia, con temi e posizioni così radicali, è pronto a diventare un grande partito. La risposta sembra essere contenuta in un tweet del deputato berlinese arancione Oliver Höfinghoff, che commentando i risultati dei sondaggi ha scritto: «se diventiamo un partito di massa, io sono fuori».

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