Spagna e Francia fanno sussultare ancora una volta l’eurozona. Se da un lato il governo di Mariano Rajoy sta pensando di intervenire in aiuto della regioni autonome, dall’altro la battaglia per l’Eliseo si sta giocando sul ruolo della Banca centrale europea (Bce). Fra debiti e recessione, Madrid e Parigi stanno mettendo a dura prova la pazienza di Bruxelles. E come avevano previsto diverse banche d’affari, da Goldman Sachs a Nomura, aumenta il rischio di un deterioramento della crisi della zona euro.
La Spagna continua a essere l’osservato speciale dell’Europa, almeno per ora. Dopo aver presentato il budget da quasi 30 miliardi di euro, la Moncloa sta valutando se agire in sostegno delle regioni autonome, fortemente indebitate. L’ipotesi al vaglio del governo Rajoy, secondo quanto rivelato dal Financial Times, è quella di un intervento diretto. Il debito degli enti locali è di circa 38 miliardi di euro, come sottolineato dal Banco de España. Una cifra significativa, dato che è in costante aumento. È per questo che Rajoy potrebbe commissariare le regioni con le maggiori malversazioni.
Se così fosse, non si può escludere un intervento diretto della Commissione Ue, grazie al nuovo assetto del fondo salva-Stati European stability mechanism (Esm), dotato da 500 miliardi di euro. Nel frattempo, lo stress della Spagna sui mercati obbligazionari è aumentato. I rendimenti dei titoli di Stato decennali di Madrid sono aumentati fino a superare quota 6 per cento. È proprio questo il valore considerato cruciale dalla Commissione europea. Nel caso i tassi d’interesse dovessero mantenersi su questi livelli per diversi giorni, è possibile che la Bce ricominci a usare il suo programma speciale di acquisto bond sul mercato secondario, il Securities markets programme (Smp), congelato nelle ultime settimane. Del resto, come ha spiegato la banca statunitense J.P. Morgan in un report di questi giorni, l’effetto delle misure straordinarie dell’Eurotower è stato vanificato dagli eventi. Chiaro il riferimento alle due operazioni di rifinanziamento a lungo termine (long-term refinancing operation, o Ltro) che hanno fornito finestre di liquidità per le banche europee per circa 1.030 miliardi di euro.
C’è poi la Francia. È iniziata la settimana del voto delle elezioni presidenziali e, come previsto, sono arrivate le scintille. Il presidente uscente Nicolas Sarkozy, all’inizio della campagna elettorale, aveva escluso che si potesse ridiscutere il ruolo della Bce. Ma così non è stato. «Apriremo il dibattito e faremo avanzare l’Europa perché se la Bce non sostiene la crescita, non ne avremo abbastanza», ha detto Sarkozy. L’idea dell’attuale inquilino dell’Eliseo è quella di modificare il mandato dell’istituzione di Francoforte, per ora focalizzato esclusivamente sulla stabilità dei prezzi. Il modello preso in esame è quello della Federal Reserve, la banca centrale statunitense, che ha invece un doppio mandato: controllo dell’inflazione e piena occupazione. Di contro, il suo principale sfidante, il socialista François Hollande non molla sul giro di vite contro «la speculazione internazionale». Il leader socialista, ancora avanti nei sondaggi, ha ricordato che deve essere evitato che «un contagio nella zona euro».
Tassa sulle transazioni finanziarie, nuove imposte per i super ricchi, maggiore regolamentazione degli operatori di Borsa, stretta sui derivati. Hollande ha infine utilizzato la Banca centrale europea per attaccare l’avversario durante l’ultimo comizio. «Lui (Sarkozy, ndr) è stato all’Eliseo per cinque anni, poteva e doveva usare tutte le armi a sua disposizione per far sì che la Bce comprasse titoli di Stato greci per evitare un peggioramento della crisi», ha ammonito il leader socialista. In altre parole, la ristrutturazione del debito ellenico poteva essere evitata «se la Bce avesse comprato bond fin dall’inizio».
È proprio per questo che Hollande ha rimarcato che, in caso di elezione, una delle sue prime iniziative sarà spingere per la discesa della Bce sui mercati obbligazionari in modo diretto, e non sul mercato secondario come accade ora. Una proposta che sta facendo discutere, in quanto in piena violazione dei Trattati. La risposta di Berlino non si è fatta attendere. Il portavoce del Cancelliere Angela Merkel, Steffen Seibert, non ha usato mezzi termini: «L’indipendenza della Bce non è in discussione e questo fattore è conosciuto molto bene a Parigi». Come dire, non usate l’Eurotower per scopi elettorali.
Twitter: @FGoria