Il bipolarismo francese vince ancora una volta. I candidati estremi Marine Le Pen (17,9%) e Jean-Luc Mélenchon (11,11%) sono esclusi dal ballottaggio. Le possibilità di vedere un ministro del Front National o del Front de Gauche sono remote, elemento che differenzia la realtà politica francese da quella italiana, dove esponenti di partiti con percentuali simili hanno spesso ricoperto ruoli di governo. Anche il centro esce rimaneggiato dalle urne. François Bayrou (9,13%) dimezza i voti rispetto al 2007 (18,57%), anche se conserva una certa importanza strategica in vista dello scrutinio decisivo del 6 maggio. François Hollande (28,63%) realizza uno dei migliori risultati di sempre per i socialisti. Solo Mitterrand fece meglio quando fu rieletto nel 1988, ma all’epoca non c’erano candidati di peso a disturbarlo a sinistra. Cinque anni fa Ségolène Royale si era fermata al 25,87%.
Il grande sconfitto è Nicolas Sarkozy che indietreggia dal 31,18% del 2007 al 27,18% di ieri. Mai un presidente uscente è arrivato secondo al primo turno. Le cause del suo insuccesso sono diverse: l’impopolarità del personaggio, il bilancio del mandato, la situazione economica francese ed europea e il fallimento della strategia elettorale. Impostare la campagna sui temi dell’immigrazione, dell’identità nazionale («La France Forte» il suo slogan) e della sicurezza non è stato sufficiente per sottrarre voti a Marine Le Pen e vincere la prima consultazione. Il legame empatico che Sarkozy aveva instaurato con i francesi nel 2007 si è sfaldato. Il candidato dell’Ump perde a Parigi, dove per la prima volta un socialista è in testa al primo turno 34,83% a 32,19%, e nei dipartimenti del Nord e Nord-est, zone tradizionalmente di destra.
Due città simbolo della disfatta del presidente uscente sono Dunkerque e Mulhouse, poli industriali rispettivamente dell’industria siderurgica e automobilistica, in cui Sarkozy nel 2007 aveva vinto largamente, promettendo un aiuto contro le delocalizzazioni. Nella città dell’estremo nord, Hollande è primo col 30,78% dei voti, seguito da Marine Le Pen al 23% (suo padre nel 2007 era terzo col 13%), mentre Sarkozy perde 8 punti passando dal 30% del 2007 al 22% attuale. Situazione simile a Mulhouse, cittadina dell’Alsazia, da sempre roccaforte dell’Ump. Qui Sarkozy passa dal 31% al 26%, mentre Hollande supera il 30%. Ancora più importante l’emorragia di voti a Marsiglia dove nel 2007 gli annunci anti-immigrazione avevano spinto Sarkozy oltre 34%. Oggi il presidente uscente arriva dietro a Hollande (28%) con solo il 26% dei voti, mentre il Fn cresce di 9 punti passando dal 13% al 22%.
Marine Le Pen guadagna voti su tutto il territorio nazionale, superando di 8 punti il risultato di suo padre nel 2007 (10,44%) e piazzandosi in molti dipartimenti al secondo posto, davanti all’Ump. È la più votata tra gli operai (30% contro il 27% di Hollande), dato che conferma ancora una volta la vocazione sociale del Fn di oggi rispetto a quello di Jean-Marie. Tuttavia non si deve confondere una vittoria elettorale, influenzata anche dalla congiuntura economica, con un sicuro avvenire politico. Il successo di Marine Le Pen è l’altra faccia dell’insuccesso di Sarkozy. I due candidati sono legati a doppio filo e l’eventuale uscita di scena del leader dell’Ump influirebbe anche sul futuro del Fn. Probabilmente un altro candidato della destra, o un miglioramento della crisi e dell’occupazione potrebbero ridimensionare le percentuali di Marine Le Pen sul lungo termine. Le prossime elezioni legislative saranno un banco di prova importante per il futuro dell’estrema destra, che per il momento non è rappresentata in parlamento.
Hollande rimane il favorito per l’Eliseo. Paradossalmente la sua monotona normalità si dimostra il suo punto di forza. Il risultato contenuto di Mélenchon libera il candidato socialista da possibili condizionamenti a sinistra, permettendogli di mantenere invariate le sue posizioni. Sarkozy al contrario dovrà decidere se fare il pendolo tra l’estrema destra di Marine Le Pen e il centro di Bayrou (posizioni praticamente inconciliabili), oppure sacrificare definitivamente uno dei due elettorati. Se al primo turno si vota «per», al secondo si vota «contro». È più probabile che un personaggio carismatico come Sarkozy compatti contro di lui una sinistra che non vince da 17 anni, piuttosto che un burocrate un po’ anonimo come Hollande mobiliti una destra divisa e in parte delusa dal proprio candidato. Ancor più che l’elettorato centrista, i voti bianchi e l’astensionismo a destra potrebbero essere il vero ago della bilancia.