Per il dopo Guardiola il Barça fa la rivoluzione. Del buonsenso.

Per il dopo Guardiola il Barça fa la rivoluzione. Del buonsenso.

Nella giornata odierna, in rapida successione, dovremmo avere più di un consapevole suicidio nel nostro mondo del calcio. Dovrebbe aprire Moratti, che entra in analisi a ogni cambio del tecnico (vedremo col promettente Stramaccioni), seguito da tutti gli altri, che cacciano allenatori su allenatori, sino a ritornare alla casella di partenza e riassumere il primo. Oggi ha lasciato un fuoriclasse come Pep Guardiola, uno che costicchia sui venti l’anno (tasse comprese). Qui da noi, questi mezzi geni di dirigenti sarebbero in riunione plenaria da ore e ore per scovare una soluzione che va dall’Ucraina, passando per il Peloponneso, per finire sulla Manica. E tutto per trovare un buon uomo che racconti quattro cose di buon senso a una ventina di smutandati. A Barcellona ci hanno messo minuti due: il tempo di conoscere le volontà di Guardiola e nominare come suo successore la persona evidentemente più indicata: il secondo, Tito Vilanova: «La persona che più conosce l’ambiente e i nostri giocatori», ha commentato il presidente Rosell. Semplice, persino rivoluzionario.