PROPOSTE AI COLLEGHI DEL PDL
1. Crisi dei partiti e questione morale
Si parla genericamente di crisi della politica, ma in realtà la crisi è dei partiti. Non a caso sono caduti così in basso nella stima dei cittadini. Con la nascita del Governo dei tecnici e con l’esplosione della questione morale, il sistema politico italiano si è disarticolato: il bipolarismo è saltato e i partiti procedono ora in ordine sparso, fluttuando, tra impotenza e senso di responsabilità, nel vuoto politico che essi stessi hanno creato. Non c’è nulla di più distruttivo e avvilente del vuoto politico, cioè della perdita di identità, di progetto e di iniziativa. Ma i partiti sono indispensabili e perciò dobbiamo ricostruirli e metterli a disposizione dei cittadini come strumenti di partecipazione alla vita democratica.
Se non li rinnovassimo, in qual modo potremmo ripresentarci alle elezioni del 2013? Col vecchio e diruto bipolarismo? O in ordine sparso, al traino del Governo Monti?
Dobbiamo, dunque, rinnovare e riaggregare i partiti: nella forma e più ancora nella sostanza.
La misura più urgente è la revisione radicale del finanziamento pubblico, percepito ormai dai cittadini come una fonte di corruzione. Occorrono norme e sanzioni severe per proporzionare i fondi erogati ai costi reali della politica e per scoraggiare gli abusi. I partiti vanno ricondotti all’articolo 49 della Costituzione e pertanto i loro apparati organizzativi vanno ridimensionati su tre funzioni essenziali: produrre idee, selezionare classe dirigente, promuovere partecipazione e consenso.
Servono più idee in testa e meno tessere in tasca.
2. Il PDL e il governo Monti
Per il PDL, la via politica da seguire è nelle cose: sostegno leale e critico al programma economico del Governo Monti, impulso forte alle riforme costituzionali ed alla nuova legge elettorale.
Di fatto il nostro partito ha già scelto questa via perché, a differenza della Lega Nord, si è direttamente impegnato col Governo nella lotta alla recessione e al declino generale del Paese.
Secondo noi, l’azione dei nostri gruppi parlamentari è decisiva ai fini del rinnovamento.
La drammatica situazione economica-sociale del Paese resta al vertice delle nostre preoccupazioni. Al Governo Monti chiediamo più coraggio nel combinare rigore e crescita, tanto sul piano interno quanto su quello internazionale.
Occorre contenere la pressione fiscale e liberare risorse per l’occupazione e lo sviluppo. A questo fine è necessaria la drastica riduzione del debito pubblico anche attraverso la vendita del patrimonio non indispensabile dello Stato.
3. Riforme costituzionali e legge elettorale
Quanto alle riforme costituzionali, consideriamo prioritaria la calendarizzazione delle proposte elaborate dagli esperti del PDL, del PD e del Terzo Polo. Essi hanno raggiunto un compromesso alto e utile. A chi si aspettava di più, ricordiamo che la politica non è il regno delle cose desiderabili, ma il luogo delle cose fattibili.
Di eguale importanza ed urgenza consideriamo il progetto di una legge elettorale proporzionale ad effetto maggioritario, perché ci sembra funzionale alla ricomposizione del sistema politico.
4. Unione liberaldemocratica, bipolarismo maturo e pluralismo
Guardando e ascoltando al di là del PDL, noi avvertiamo che molti liberaldemocratici, oggi diversamente collocati nelle istituzioni e nella società civile, sono disposti ad unire le loro forze e ad avanzare, tutti insieme, una nuova proposta politica.
L’unificazione dei liberaldemocratici può trovare il punto di innesco proprio nella nuova legge elettorale. Riteniamo che qualcosa di analogo potrà avvenire anche sull’altro versante, tra forze di origine marxista e movimenti e gruppi progressisti.
Nascerebbero così due grandi partiti a vocazione maggioritaria, tra loro naturalmente alternativi, ma non per questo del tutto inconciliabili ove le condizioni del Paese lo richiedessero. Non vogliamo, infatti, codificare l’idea che eventuali governi di emergenza o unità nazionale debbano essere necessariamente tecnici. Noi immaginiamo che la nuova legge elettorale, favorendo la ricomposizione e scoraggiando la frantumazione, farebbe emergere, accanto ai due maggiori, anche due o tre partiti minori, capaci di superare una soglia di sbarramento piuttosto alta.
Avremmo, dunque, un bipolarismo maturo basato su forze omogenee; non esclusivista, ma rispettoso del reale pluralismo politico che c’è nella società italiana.
5. Oltre il PDL
Sul nostro versante, il PDL può essere il motore principale di un tale processo, ma non può pretendere di guidarlo da solo.
Siamo convinti che il meglio della sua esperienza politica si salva soltanto con la partecipazione, insieme ad altri e in condizioni di pari dignità, ad un nuovo movimento liberaldemocratico, laico e cattolico, nazionale ed europeista, egualmente contrario ad ogni forma di estremismo.
Da solo il PDL non andrebbe lontano, anzi rischierebbe di arretrare ulteriormente.
6. Il nostro appello
Alle colleghe ed ai colleghi del Senato e della Camera chiediamo di discutere apertamente questi problemi per costruire davvero insieme una comune linea politica.
In particolare chiediamo di accelerare l’iniziativa del PDL a favore delle riforme e della legge elettorale. Il tempo stringe e rischiamo di mancarle entrambe, perdendo una storica occasione per il rinnovamento dei partiti e della stessa vita politica nazionale.
Primi firmatari: Giuseppe PISANU – Lamberto DINI
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La democrazia italia si è persa in una sala da tè – dal blog di Belle Grillo
Nella sala da tè di Rigor Montis si celebra la fine della democrazia parlamentare. Ieri, nell’usuale incontro carbonaro, Monti, Alfano, Bersani e Casini hanno sorseggiato tè e mangiato biscottini, i loro placidi lombi su poltroncine ottocentesche, discorrendo amabilmente per cinque ore di Salva-Italia e di Cresci-Italia. La democrazia del tè. Un’innovazione tutta italiana.
Il Parlamento ha cessato la sua stenta esistenza con l’avvento di Rigor Montis. Gli italiani hanno barattato quel 10% di democrazia che gli restava con un 150 di spread. E’ un brutto precedente, passato sotto silenzio. La democrazia è diventata una merce di scambio. Domani, di fronte a una crisi mondiale dell’energia, potremmo persino ritrovarci Scaroni a capo del Governo con 10 centrali nucleari di ultima generazione. Senatore a vita nel pomeriggio per meriti napoletani e presidente del Consiglio il giorno dopo con Chicco Testa ministro dello Sviluppo. La democrazia è sul bancone, il suo prezzo svalutato come i nostri titoli pubblici. La democrazia è un fastidio per chi vuole decidere escludendo i cittadini.
La democrazia del tè è nata prima dell’estate, quando gli italiani hanno ripreso a fare politica, dopo anni, con i referendum. Il no al nucleare e il si all’acqua pubblica sono stati devastanti per il Sistema, per le banche, per le multinazionali. Intollerabile, non si poteva continuare su questa strada.
Nella sala da tè, mentre la Frignero sparecchiava il tavolo Luigi XVI, ci si è lasciati andare, come tra vecchi amici che hanno fatto carriera insieme. Le risate e le battute si sono sprecate, esilarante quella del capotavola Rigor Montis: “Sono profondamente grato per l’atteggiamento degli italiani che nella pur grave sofferenza stanno dando una prova esemplare”. E’ come se Nerone si complimentasse per il comportamento dei cristiani mentre pregano nel Colosseo prima di essere sbranati dai leoni. Chissà se Rigor Montis ha versato una lacrima nella tazza, insaporendo la fettina di limone, pensando alle decine di imprenditori suicidi. Mentre i Quattro dell’Apocalisse discutevano di Sviluppo, si è saputo che nel primo trimestre del 2012 hanno chiuso 146.000 imprese. Bersani, con la faccia di chi ancora una volta si è salvato il culo e non sa perché, ha detto “C’è un nuovo patto politico!”. Un altro? Ancora? E tra chi? Tra quattro imboscati in una stanza che ignorano l’opinione pubblica e fanno carne da porco del Parlamento? Voglio una web cam in quelle maledette stanze mentre discutono del futuro della NOSTRA nazione e del NOSTRO futuro e di quello dei NOSTRI figli. Nessuno può decidere per noi.