La stagione congressuale del Pdl sta per finire. «Finalmente», si sarà fatto scappare qualcuno a via dell’Umiltà. Tra tesseramenti gonfiati, scontri tra dirigenti e minacce di scissioni le assemblee locali non hanno risparmiato quasi nulla al già agitato partito di Angelino Alfano. Prima della grande assise nazionale – in programma tra l’estate e il prossimo autunno – ci sono però da celebrare gli ultimi congressi. I più turbolenti. Bolzano, Roma, Modena, Caserta. Quelli che per un motivo o per un altro sono rimasti in fondo alla lista.
L’ultima grana viene dall’Alto Adige. A causa dei forti dissidi interni al partito, qui il congresso è stato addirittura sospeso. A data da destinarsi. I due ras locali – i deputati Giorgio Holzmann e Michaela Biancofiore – sono in lite da anni. Screzi, offese, dispetti. Una vicenda da classe elementare. Sufficiente, però, a far saltare l’assemblea provinciale. Per eleggere il nuovo gruppo dirigente è stato necessario inviare a Bolzano un commissario-baby sitter. L’ex ministro Raffaele Fitto. Una scelta di tutto rispetto, con una curiosa conseguenza: a guidare il Pdl altoatesino sarà un politico pugliese.
Al neocommissario Fitto il difficile compito di rasserenare gli animi e mettere fine a una diatriba che va avanti da anni. Una missione quasi impossibile. Tanto che da Roma hanno evitato accuratamente di indicare la data del congresso (già annunciato e sospeso quattro volte). «Secondo me – ammette Holzmann – si arriverà a dopo l’estate». Intanto i due deputati bolzanini non smettono di litigare. L’ultimo scontro riguarda la paternità del commissariamento. Michaela Biancofiore ha raccontato di aver invocato personalmente l’intervento di un dirigente da via dell’Umiltà. Un aiuto dall’alto «nell’impossibilità di gestire e organizzare serenamente il congresso con la parte ex An che fa capo a Holzmann e che si contraddistingue solo nell’aggressione politica e nel turpiloquio». Il suo avversario non è d’accordo. «La Biancofiore è un personaggio difficile da gestire. Tutti i coordinatori che il partito le ha affiancato negli ultimi cinque anni si sono dimessi, esasperati. Nel tempo ha fatto fuori tutti i consiglieri comunali della provincia. Ora se ne sono accorti anche a Roma, e così hanno mandato un commissario». Beghe locali, certo. Ma a sentire Holzmann il rischio è alto. Se al congresso la spuntasse uno degli esponenti vicini alla bionda parlamentare il partito finirebbe per dissolversi. «Attorno a me ho il 90 per cento degli eletti sul territorio – rivela lui – se dovesse vincere la Biancofiore quasi tutti abbandonerebbero il Pdl».
Di commissariamento in commissariamento si arriva in Emilia Romagna. A Modena il congresso Pdl è stato sospeso mesi fa. Dopo che il partito locale è finito al centro delle polemiche per un presunto tesseramento fittizio. Una storia inquietante che, stando alle accuse dell’ex coordinatrice provinciale, la vicecapogruppo pidiellina a Montecitorio Isabella Bertolini, avrebbe visto il coinvolgimento di alcuni esponenti della criminalità organizzata. Per fare luce sulla vicenda Alfano ha inviato in Emilia il coordinatore Denis Verdini. Al termine di una lunga inchiesta interna, il prossimo fine settimana si potrà finalmente celebrare l’assemblea. Al coordinamento nazionale avrebbero preferito un congresso unitario. Date le resistenze del senatore Carlo Giovanardi (che si è rifiutato di trovare un’intesa con la Bertolini) l’ipotesi più probabile è che alla fine si presenteranno tre liste. In pole position per l’elezione al coordinamento provinciale resta l’avvocato Enrico Aimi. Che fine ha fatto la vicenda del tesseramento falso? «Tutto rientrato» racconta oggi la Bertolini. «Ma le mie accuse non erano affatto infondate: con l’intervento di Verdini sono state sospese circa trecento richieste di iscrizione al partito». Cento domande sono già state rifiutate. Quasi duecento, stando alle rivelazioni della deputata, saranno cancellate nei prossimi giorni.
Passerà un altro mese, invece, prima di celebrare il congresso del Pdl romano. All’ombra del colosseo i delicati equilibri di partito non hanno ancora reso possibile la convocazione dell’assemblea. Già, perché a Roma non ci sono solo ex An ed ex Forza Italia. Nella capitale convivono una serie di cordate e componenti da fare invidia alla Dc della prima Repubblica. Alemanniani, Rampelliani. E poi gli uomini vicini al senatore Andrea Augello e quelli del coordinatore Gianfranco Sammarco. E ancora le truppe di Domenico Gramazio, quelle dei fratelli De Lillo. Tutti, o quasi, in competizione tra loro. E finora incapaci di convergere su un’unica candidatura, come richiesto dal partito. Per non parlare dello scandalo del tesseramento gonfiato. Con 125mila richieste di iscrizione – a fronte delle 15mila raccolte a Milano – e le reciproche accuse di buona parte dei dirigenti locali. E così per evitare di esasperare gli animi in vista delle elezioni amministrative, Angelino Alfano ha preferito spostare il congresso, per l’ennesima volta. Appuntamento al 12 maggio (il 26 per le altre assemblee del Lazio).
Mistero sul congresso del Pdl casertano. Per l’ultima delle assisi campane, nella terra dell’ex coordinatore regionale Nicola Cosentino, non è stata ancora definita una data. Il senatore pidiellino Gennaro Coronella, vicecoordinatore provinciale, conferma: «Al momento non sappiamo nulla di preciso. Noi saremmo anche pronti, ma aspettiamo il via libera da Roma». Il motivo di tanto ritardo? Secondo le motivazioni ufficiali si è preferito attendere le amministrative. Nessuno scontro nel partito. «Assolutamente no» chiarisce Coronella. Un deputato berlusconiano originario della Campania non è d’accordo. «Se a Caserta non è stato ancora celebrato il congresso è a causa dei forti dissidi interni». Le indiscrezioni raccontano di un fronte di almeno trenta sindaci pidiellini contrari a rinnovare gli attuali vertici di partito. Una fronda numerosa. Una presa di posizione che, almeno finora, avrebbe reso impossibile formare una lista unitaria.