Riforma del Lavoro, Monti mette il Pdl in lista di attesa

Riforma del Lavoro, Monti mette il Pdl in lista di attesa

Si allungano i tempi per l’approvazione della riforma del lavoro. Il percorso parlamentare – apparso in un primo tempo fin troppo spedito – si scopre pieno di ostacoli. Il presidente del Consiglio Mario Monti stavolta dovrà ricorrere a tutte le sue capacità di mediazione. Perché l’accordo che sembrava raggiunto tra Pd, Pdl e Terzo polo è tornato improvvisamente in discussione.

Stavolta ad alzare la voce all’interno della maggioranza è il Pdl. Da ieri il segretario Angelino Alfano è dovuto tornare sui suoi passi. Spinto dalle critiche del mondo delle imprese e di buona parte dei suoi parlamentari, il delfino del Cavaliere ha rivisto l’intesa siglata una decina di giorni fa a Palazzo Giustiniani. Con l’avvicinarsi delle amministrative, il Pdl si è ricordato del proprio bacino elettorale. E così la riforma del lavoro già concordata con Monti, Casini e Bersani adesso è diventata «troppo squilibrata». Durante l’iter parlamentare – come in realtà avevano chiarito fin dall’inizio i capigruppo Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri – sarà necessario modificare profondamente il testo.

Intanto si salda l’asse Pdl-Confindustria. Questa mattina il presidente degli industriali Emma Marcegaglia e una rappresentanza delle forze imprenditoriali hanno incontrato i vertici Pdl a via dell’Umiltà. Una riunione in cui si è studiata la strategia parlamentare delle prossime settimane. Di fatto, un tavolo per scrivere gli emendamenti alla riforma del lavoro. Obiettivo principale: rivedere la flessibilità in entrata. Come ha spiegato Alfano, bisogna cambiare «alcune norme troppo gravose e negative per quanto riguarda le assunzioni». Le modifiche sull’articolo 18 – chieste e ottenute da Pierluigi Bersani – non sono più in discussione. Adesso i pidiellini pretendono che il governo venga incontro alle richieste delle imprese.

Insomma, a pochi giorni dall’avvio del confronto in Senato «la partita non è affatto chiusa». Ad ammetterlo è uno dei membri del governo che sta seguendo da vicino la trattativa. «Sulla riforma del lavoro la discussione si è improvvisamente riaperta». E i tempi rischiano di allungarsi. Da qui alla fine del mese la commissione Lavoro sarà impegnata con le audizioni. Prima che il provvedimento arrivi in Aula dovranno passare almeno due o tre settimane.

A Palazzo Chigi come è stata presa la riapertura delle trattative? Male, sembrerebbe. Forse anche per questo in tarda mattinata il presidente del Consiglio ha deciso di disertare un vertice in programma con il Pdl. ll primo a dare la notizia è il vicepresidente pidiellino della commissione Lavoro alla Camera, Giuliano Cazzola. «L’incontro in programma oggi tra Alfano e Monti è saltato» racconta verso le 11. Più tardi a confermare la vicenda è il presidente dei senatori berlusconiani Maurizio Gasparri, che al telefono spiega: «È vero, il segretario e noi due capigruppo dovevamo vedere il presidente del Consiglio. Ma la riunione è stata cancellata all’ultimo». La giustificazione ufficiale non chiarisce i dubbi: Monti avrebbe rinunciato a incontrare la delegazione Pdl per un improvviso impegno istituzionale.

Alla fine il vertice si tiene. Probabilmente anche per le insistenze di Angelino Alfano (da domani in Sicilia per una serie di appuntamenti elettorali). Nel primo pomeriggio va in scena a Palazzo Chigi un faccia a faccia di circa un’ora. Presenti solo Monti e il segretario del Pdl. Assenti i dirigenti di via dell’Umiltà, ma anche il ministro del Lavoro Elsa Fornero, che in quelle stesse ore è in commissione a Montecitorio per la nomina del nuovo presidente Inail Massimo De Felice. «Ma a questo incontro – raccontano del suo staff – il ministro non era stato neppure invitato». Un vertice, quello di Palazzo Chigi, utile per concordare la “road map” parlamentare della riforma del lavoro. Per presentare a Monti i dubbi e le proposte di modifica del Pdl. Ma anche per riprendere la questione delle frequenze tv, che domani sarà affrontata in via informale anche dal Consiglio dei ministri.

E così di fronte alle prime difficoltà, sembra già tramontata l’epoca dei vertici ABC. Una decina di giorni fa il lungo confronto con Pierluigi Bersani che ha dato il via alla riforma del lavoro, ora il colloquio con Alfano: davanti ai veti dei partiti il premier Monti ha cambiato registro. Meno riunioni con tutti i leader della maggioranza (celebre la cena a Palazzo Chigi immortalata da Casini). Più incontri bilaterali. Un po’ quello che sta facendo il ministro della Gustizia Paola Severino in questi giorni, impegnata in frequenti faccia a faccia con i rappresentati dei diversi partiti. Solo un caso? Sarà. Intanto il vertice tra Alfano, Casini, Bersani e Monti originariamente in programma per questa sera sembra essere stato definitivamente cancellato. Rimandato alla prossima settimana. L’impressione è che la maggioranza che sostiene il governo tecnico sia sempre meno compatta. 

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