La “spending review”, in italiano “revisione della spesa”, consiste nell’analisi dei capitoli di spesa dei singoli ministeri, nell’ambito dei programmi delle attività da attuare, al fine di individuare le voci passibili di taglio, per evitare inefficienze e sprechi di denaro.
In Italia è stata introdotta dall’ex ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, durante il secondo governo Prodi, che sul suo sito spiegava così l’esperienza: «Dopo una visita al collega Gordon Brown del luglio 2006 fu avviata una collaborazione per acquisire all’Italia il metodo della spending review sperimentato con successo in Gran Bretagna. La Legge Finanziaria per il 2007 istituì la Commissione tecnica per la Finanza Pubblica(…). Il passaggio a un bilancio classificato per missioni e programmi pose le premesse sia per una consapevole discussione politica degli obiettivi e delle priorità da realizzare attraverso la spesa sia per una gestione responsabile delle risorse da parte delle amministrazioni. Nel 2007 è stato messo a punto il primo e più leggibile bilancio strutturato per missioni, nel quale furono individuati circa 700 milioni di euro di risparmi di spesa».
La “spending review” nasce dunque come metodo per controllare la spesa pubblica in termini qualitativi e non quantitativi, sostituendo alla mentalità dei tagli lineari “rozzi”, quella della riqualificazione della spesa.
Accantonata durante l’ultimo governo Berlusconi, ministro dell’Economia Giulio Tremonti, è stata riportata al centro dell’attenzione dell’esecutivo da Mario Monti. Il presidente del consiglio ha affidato al ministro per i Rapporti col Parlamento, Piero Giarda, la delega alla “spending review”. Il processo di revisione dei capitoli di spesa si dovrebbe concludere ad aprile 2012, ma non si escludono tempi più lunghi.
Altri Paesi che adottano questo sistema, stando a un dossier pubblicato dal servizio studi del Senato questo aprile, sono l’Australia, la Finlandia, l’Olanda, il Giappone, l’Inghilterra e il Canada. Quest’ultimo è stato il primo ad adottare il metodo della “spending review”, nei primi anni ’90, creando una sorta di best practice successivamente imitata da molti altri Stati.