Gli europei di calcio, che iniziano a giugno, sono per l’Ucraina una formidabile vetrina mediatica. Un’occasione con cui dimostrare che il paese, anche se lontano dai livelli ormai pienamente europei della Polonia, insieme alla quale organizza la kermesse, non è soltanto quella terra povera, flagellata dall’Aids, piena di città orribili e dalla quale tutti cercano di andarsene che i media occidentali – quelli italiani sono purtroppo tra i più accaniti – spesso descrivono. Ci sono ricchezze culturali, potenzialità economiche e dinamismi sociali da esibire. L’eurovisione può servire proprio a questo: a sdoganare l’altra faccia, quella poco sconosciuta, dell’ex repubblica sovietica.
Il problema è che rischia di saltare tutto. Molto dipende dall’affaire Tymoshenko, che ha trascinato l’Ucraina al centro della scena mediatica. Com’è noto, lo scorso ottobre l’ex paladina della fazione “arancione” è stata condannata a sette nni di carcere con l’accusa di avere stipulato con Mosca, nel 2009, contratti energetici lesivi degli interessi nazionali. Gli analisti, all’unisono, hanno visto in questo una mossa politica, condita da una volontà di rivalsa, da parte dell’attuale presidente Viktor Yanukovich, il vinto della rivoluzione arancione (in parte è vero ma la questione presenta anche altre sfaccettature). L’Ue ha parlato senza troppi fronzoli di “giustizia selettiva”.
Adesso Tymoshenko, che sta scontando pure un altro processo, per evasione fiscale, ha iniziato nei giorni scorsi uno sciopero della fame, dopo il pestaggio ricevuto dalle guardie del carcere di Kharkhiv, oriente ucraino, dov’è detenuta.
Ecco com’è andata. La settimana passata i responsabili della struttura detentiva l’avevano portata nell’ospedale cittadino, allo scopo di curarla, dato che la Tymoshenko lamenta seri problemi fisici. Secondo quanto riferito dai suoi legali, le guardi carcerarie l’hanno prelevata a forza e le hanno sferrato colpi allo stomaco, nel momento in cui la donna ha rifiutato di recarsi in ospedale. Tymoshenko afferma, sulla base della visita ricevuta a febbraio da medici ucraini e occidentali (tedeschi e canadesi), di necessitare di trattamenti specialistici che la sanità ucraina non può offrire. La Germania s’è offerta ripetutamente di curarla nelle proprie cliniche. Secco il no di Kiev.
Lo sciopero della fame e la pubblicazione delle foto dei lividi rimediati da Julia hanno ridato un’enorme rilevanza internazionale a una vicenda che Yanukovich forse considerava chiusa, pensando erroneamente che la rivale, fiaccata dalla maratona processuale e dalla condanna, avrebbe rinunciato a lottare. La Germania guida la protesta. Il capo dello stato, Joachim Gauck, ha disdetto il suo viaggio a Kiev, in calendario a metà maggio. Mentre il ministro dell’Interno, Hans-Peter Friedrich, ha riferito che molti governanti o alti ufficiali europei potrebbero rinunciare alla trasferta a Est. Viviane Reding, commissaria comunitaria alla Giustizia, l’ha già fatto. In una lettera al presidente dell’Uefa, Michel Platini, ha spiegato che non si recherà a Varsavia per la partita inaugurale degli europei. E anche la stessa Angela Merkel ha dichiarato che non assisterà a nessun incontro.
Nel frattempo s’è aperta anche una questione legata alla sicurezza. Il 27 aprile, a Dnipropetrovsk, città natale della Tymoshenko, si sono registrate quattro violente esplosioni. Trenta i feriti. Per il governo s’è trattato di un tentativo volto a danneggiare l’immagine del paese alla vigilia di Euro 2012. Una parte della stampa, invece, alludendo a un possibile zampino dei servizi, ha suggerito che gli ordigni siano stati piazzati in modo da distrarre l’opinione pubblica dal caso Tymoshenko. Intanto, l’Uefa e i paesi Ue si domanderanno, c’è da scommettere, se quanto successo a Dnipropetrovsk non possa ripetersi nei giorni di Euro 2012 nelle quattro città designate a ospitare gli incontri: Kiev, Kharkhiv, Leopoli e Donetsk.
I problemi non finiscono qui. Nelle scorse settimane è emerso come molti alberghi abbiano alzato le tariffe, portandole nettamente al di sopra di quelle fissate dai contratti stipulati tra Kiev e l’Uefa. «È deprimente vedere come, dopo tutti gli investimenti che abbiamo fatto, ci siano ladri e banditi che vogliono fare soldi facili con gli europei», ha detto Platini, imbufalito.
Imbufaliti sono anche i polacchi. Avevano premuto molto affinché Euro 2012 venisse organizzato da loro e dall’Ucraina, convinti che – all’epoca governavano gli “arancioni” – la manifestazione avrebbe potuto incentivare le prospettive euro-atlantiche di Kiev. Nonostante l’avvento al potere di Yanukovich e la ripresa di rapporti privilegiati con la Russia (anche se non così privilegiati), Varsavia ha continuato a credere nell’Ucraina, sperando che Euro 2012 potessero lasciare aperta la porta europea, in attesa di tempi migliori (sempre che l’Ucraina sia capace di spostarsi verso Bruxelles senza rompere con Mosca). A quanto sembra finora, le loro aspettative sono state tradite.
Ma Yanukovich può ancora salvare la faccia, scarcerando la Tymoshenko. Se però dovesse scegliere quest’ipotesi, ritroverebbe Julia in lizza alle parlamentari di ottobre, con un capitale politico gigantesco accumulato durante la prigionia. Che è proprio quello che vuole evitare.