BERLINO – La radio di Angela Merkel sarà sintonizzata questo fine settimana su tre canali: Parigi, Atene e Kiel. Mentre nei due capoluoghi europei si vota anche a favore o contro della sua gestione della crisi europea, a Kiel, capitale del piccolo Land occidentale Schleswig-Holstein, la sua formazione cristiano-democratica (CDU) potrebbe soffrire una nuova, ennesima, sconfitta locale, che renderebbe ancora più insidioso il sentiero che conduce alle elezioni federale del 2013, dove lei aspira ad essere rieletta.
Schleswig Holstein, con 2,2 milioni di elettori è la prima di due tappe elettorali di questo mese. La seconda si terrà il prossimo 13 maggio in Renania Settentrionale-Vestfalia. Entrambi sono appuntamenti complessi per la coalizione di centro destra che da più di tre anni governa a Berlino.
Infatti attualmente a Kiel governa una coalizione che rispecchia esattamente la situazione del governo federale con un leader cristiano-democratico e i soci di minoranza liberali del partito FDP. I sondaggi non parlano chiaro: si prevede un testa a testa tra i socialdemocratici del SPD, dati in vantaggio al 32% e la CDU al 30%. Tenendo conto del margine di errore delle proiezioni è praticamente impossibile prevedere il risultato e comunque sia entrambi i partiti avranno vita difficile nel momento della formazione di una coalizione.
Infatti i Verdi, che a livello federale sono soci naturali in una coalizione di centro sinistra, ma a livello regionale fanno un po’ quello che vogliono, sono dati al 12%, un buon risultato, ma insufficiente per poter formare un governo con uno dei partiti principali.
Questo fine settimana tutta l’attenzione sarà rivolta alle piccole formazioni: da una parte il Piratenpartei, il partito pirata arancione, aspira al 9% dei voti. Il raggiungimento dell’obiettivo significherebbe per la formazione l’accesso dalla porta principale al terzo parlamento regionale, dopo quello di Berlino e del Saarland. Ma ancora più che per i pirati c’è attesa per i liberali, che grazie al carismatico leader Wolfgang Kubicki a Kiel potrebbero raggiungere il 6%. Se il pronostico si avvera, sarà un enorme sollievo per la cancelliera.
A livello federale infatti i liberali sono diventati da tempo una spina nel fianco per il Governo a causa della loro caduta libera nelle intenzioni di voto. Attualmente giacciono al 3%, un risultato nemmeno sufficiente per entrare in Parlamento. La lenta rimonta dell’FDP sarebbe una ragione di speranza per il centro destra in generale, ma lo scenario più probabile è quello di una Grossekoalition, una soluzione che accontenta tutti e nessuno e che sarebbe interpretata come un presagio (cupo) per le federali del 2013.
Questa domenica le urne in Schleswig Holstein si chiuderanno alle 17, sarebbe a dire poco prima dell’arrivo delle prime proiezioni da Parigi che confermeranno chi tra Nicolás Sarkozy e François Hollande sarà il nuovo presidente. A Berlino intanto già ci si prepara da settimane per la vittoria di Hollande. La scorsa domenica Merkel si sarebbe detta disponibile a integrare il “Fiscal Compact”, il patto che obbliga i paesi europei all’austerità, con una “agenda per la crescita”, così come la chiede Hollande. Salvo poi lasciare che il ministro dell’Economia Philipp Rösler precisasse: «la crescita non si può comprare. Si tratta che tutti i paesi mettano in pratica riforme strutturali che producono crescita. Non sono a favore di programmi per lo sviluppo economici che implicano un ulteriore indebitamento», ha detto in un’intervista a Handelsblatt.
In generale nei tink tank berlinesi si recita un po’ la stessa filastrocca: «Negli ultimi decenni c’è sempre stata una fase di avvicinamento nelle relazioni internazionali tra Germania e Francia, e questa fase non sempre è andata liscia», ha segnalato Daniela Schwarzer esperta di «integrazione europea» della Fondazione di Scienza e Politica (SWP) in un incontro con la stampa estera, e ha aggiunto: «Sarà così anche in questa occasione. Però la pressione perché la coppia franco-tedesca sia funzionale è ora più forte che mai».
Claire Demesmay, responsabile francese delle relazioni franco-tedesche presso la Fondazione Tedesca di Politica Estera (DGAP), assicura che una vittoria di Hollande non cambierà gli equilibri di potere in Europa, che rimarranno sbilanciati verso la Germania. «Sfortunatamente la differenza di peso tra Francia e Germania in Europa non ha tanto a che vedere con l’ispirazione politica di chi governa ma molto di più con le prestazioni economiche», ha commentato l’analista a una domanda de Linkiesta.
In fin dei conti è da tempo che il Governo di Berlino vende alla stampa locale e internazionale la tesi che un cambio di governo a Parigi non significherà un danno politico per la cancelliera. Se sia vero o no, dipenderà molto da François Hollande e la sua gestione in caso di vittoria.
Le cose sono piuttosto complicate sul fronte di Atene: il trionfo delle forze politiche che si oppongono frontalmente agli aiuti e le condizioni imposte dall’Europa, potrebbe causare un terremoto in una popolazione stanca e subordinata a quelli che vengono percepiti come “Diktat” di Berlino.
Ma se il fine settimana sarà difficile, peggio ancora per Merkel sarà la prossima settimana, che precede le elezioni in Renania Settentrionale-Vestfalia, il Land più popolato della Repubblica, dove la vittoria del centrosinistra e una coalizione rosso-verde al potere è il risultato attualmente più probabile.
Sono in totale quattro sfide capaci di mettere in ginocchio qualsiasi leader europeo. Ma la Merkel gode attualmente nel suo paese di enorme popolarità. Non a caso era stata soprannominata dallo staff diplomatico statunitense “Angela Teflon Merkel”, secondo quanto appariva nei documenti filtrati da Wikileaks, con riferimento alla sua innata capacità di far scivolare via le critiche. Questa volta la situazione è più difficile che mai, ma nessuno in Germania scommetterebbe sulla sua fine politica.