Blackberry taglia ancora: 2mila licenziamenti entro il 2012

Blackberry taglia ancora: 2mila licenziamenti entro il 2012

Blackberry taglierà oltre 2mila posti di lavoro in tutto il mondo. Il piano di ristrutturazione – hanno spiegato alcune fonti della compagnia al giornale canadese Globe and Mail – era nell’aria già da tempo, e partirà il primo giugno, esattamente il giorno prima dei risultati relativi al primo trimestre 2012. Contattata da Linkiesta per una posizione in merito, la multinazionale ha preferito non commentare le indiscrezioni. Eppure, un’indizio c’è: nel corso della conference call relativa al quarto trimestre dell’anno scorso il top management ha indicato, per il 2012, un risparmio di 1 miliardo di dollari.

In ogni caso, si tratta della seconda riduzione di organico in poco meno di un anno, visto che a fine luglio 2011 erano già stati licenziati 2mila dipendenti, mossa che ha portato un risparmio di 250 milioni di dollari nelle casse della Research in motion, portando il loro numero complessivo a quota 16.500 unità. Nel 2011 (“fiscal year 2012”) il gruppo ha messo a segno 18,4 miliardi di dollari di ricavi, meno 7% rispetto ai 19,9 miliardi del 2010, con utili in contrazione a 1,2 miliardi (2,22 dollari per azione) rispetto ai 3,4 miliardi (6,34 dollari per azione) del 2010. L’ultimo trimestre dell’anno scorso è stato una vera e propria debacle, con un calo dei ricavi del 19% rispetto al trimestre precedente e una perdita netta di 125 milioni di dollari. Sul Nasdaq, il listino dei titoli tecnologici americani, finito sotto accusa questa settimana per i problemi tecnici legati alla quotazione di Facebook, i tempi in cui le azioni Rim valevano 140 dollari (maggio 2008) sono un miraggio lontano. Ieri il titolo ha chiuso a 11 dollari – pericolosamente vicino alla soglia dei 10 dollari, sotto la quale diventa una “digit stock”, un’azione a una cifra – e nell’ultimo anno ha lasciato sul terreno il 25% del suo valore.

I principali colpevoli, com’è facile intuire, sono iPhone e Android, il sistema operativo per gli smartphone ideato da Google. Una lotta non certo ad armi pari: mentre i rivali crescono in borsa e macinano utili, destinando quindi maggiori risorse sempre maggiori alla ricerca, Rim annaspa. Non solo per via dei ricavi, ma anche per colpa di un tardivo ricambio della governance. Lo scorso 24 gennaio, quasi in contemporanea con la nomina del nuovo amministratore delegato, Thorsten Heins – 54enne, tedesco di Monaco, con un’esperienza ventennale in Siemens – hanno finalmente mollato la presa Jim Balsillie e il fondatore (nel 1984) Mike Lazaridis, dopo ben due decenni al timone. Una coppia che, stando ai critici, ha reagito troppo tardi ai segnali che arrivavano dagli investitori. Tanto che le voci di mercato davano Rim come prossima preda del colosso Samsung.

La multinazionale canadese non è ancora stata messa in vendita, ma per recuperare competitività, ha detto il nuovo membro del consiglio di amministrazione, Prem Watsa, numero uno della finanziaria canadese Fairfax Financial, soprannominato il “Warren Buffett del Nord”, ci vorranno dai 3 ai 5 anni. Un’eternità, soprattutto alla luce delle crescenti pressioni dei soci che vogliono fare cassa subito vendendo il brevetto della mail in mobilità, la vera cassaforte della compagnia.

Come se non bastasse, la prima di Heins al tradizionale appuntamento Blackberry World 2012 di Orlando, fiera dedicata a tutto ciò che ruota intorno allo smartphone, non è stata particolarmente convincente: il giorno della presentazione del Blackberry 10, primo dispositivo della casa senza tastiera, il titolo ha perso il 6 per cento. 

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C’è poi un episodio, andato in scena “casualmente” a fine aprile, a una settimana dalla cruciale presentazione di cui sopra, il primo maggio scorso, che non ha certo aiutato la società a rialzarsi: dietro al flash mob organizzato davanti a un negozio Apple di Melbourne, in Australia, durante il quale una folla con tanto di cartelli “Wake up” (sveglia!) ha preso in giro i fan in coda per acquistare l’ultimo iPhone. Qualche giorno dopo, mentre tutti pensavano fosse opera di Samsung, che aveva definito “pecoroni” gli aficionados del melafonino in una precedente campagna, Rim ha ammesso le sue responsabilità. Una bomba che non ci voleva. Appuntamento dunque a venerdì prossimo, per capire se l’era Heins mostrerà qualche timido segnale di un’inversione di rotta, o se c’è ancora un futuro per gli inventori delle mail mobili. Intanto, giusto per mettere le cose in chiaro, Heins ha smentito le voci secondo cui la piattaforma di instant messaging Blackberry Messenger fosse pronta per approdare su iPhone e Android, spiegando che, per ora, rimarrà un’esclusiva Blackberry. 
 

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