“Clientele e favori: così noi grillini al sud perdiamo”

“Clientele e favori: così noi grillini al sud perdiamo”

Il funerale dei partiti si è tenuto a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli. Gli esponenti del Movimento 5 Stelle, suscitando non poche polemiche, hanno fatto ritrovare, verso la fine della campagna elettorale, un cimitero lungo una via del centro. Dal selciato della strada spuntavano le lapidi, adorne di fiori, con il simbolo del partito e la causa del decesso. Ma si è trattato, evidentemente, di un caso di morte apparente: al Meridione, il movimento di Beppe Grillo non ha sfondato. Nella tornata del boom, del primo sindaco eletto (Roberto Castiglion a Sarègo, Vicenza – intervista) e dei candidati ai ballottaggi, a Sud di Roma i grillini sono riusciti a piazzare solo un consigliere di minoranza, in un panorama di risultati molto modesti se paragonati al Centro-Nord. In compenso, i vecchi partiti si sono dimostrati piuttosto in salute. Altro che funerale…

Il primo consigliere comunale di minoranza del Sud il Movimento 5 Stelle lo ha eletto proprio a San Giorgio a Cremano. È il candidato sindaco Danilo Roberto Cascone, 27 anni questo sabato. Dopo aver lavorato per quattro anni come dipendente in un’azienda turistica specializzata in viaggi d’affari è stato lasciato a casa. Così è tornato a studiare (gli mancano tre esami alla Laurea, in Scienze Turistiche alla Federico II di Napoli) e si è dedicato alla politica. «Purtroppo», spiega, «da noi al Sud ci sono dinamiche totalmente diverse dal Nord. Il voto di scambio è schiacciante. Finché non riusciremo a rompere questi legami e questa mentalità diffusa, la vita sarà dura per un movimento come il nostro».

Finora l’unica carica pubblica dei grillini al Sud era quella di un consigliere di circoscrizione: Mariano Peluso, eletto lo scorso anno nel municipio napoletano di Vomero-Arenella. E anche stavolta il bottino è stato magro. «Sono consapevole che essendo l’unico eletto da Roma in giù in queste amministrative avrò molti riflettori puntati addosso», dice Cascone, che spiega i motivi del bicchiere – almeno qui – mezzo pieno: «A San Giorgio siamo attivi come gruppo dal 27 aprile 2010. Ci facciamo notare con iniziative concrete. Una, ad esempio, ha avuto molto successo. Nella piazza Massimo Troisi (l’attore era nato qui), ogni prima domenica del mese raccogliamo gli olii vegetali per frittura usati, cosa che il Comune non fa. La risposta della cittadinanza è sempre più entusiasta. Arrivano con le loro tanichette e ormai ogni volta raggiungiamo i 400/500 litri. La gente chiede concretezza. E l’impegno sul territorio un po’ inizia a pagare anche al Sud. Anche se qua i cambiamenti sono molto più lenti».

Il Movimento 5 Stelle di San Giorgio a Cremano promuove anche lo Scec, una cartanota da usare al posto dell’euro che permette di ottenere alcuni sconti e che è già accettata come moneta complementare da una trentina di esercizi in città. «E poi puntiamo sulla trasparenza in consiglio comunale. Da anni spingiamo affinché venga messa una telecamera che trasmetta tutte le sedute. E per anni la questione è stata all’ordine del giorno, ma sempre, ogni giorno, al ventesimo posto dell’elenco. E mai si è arrivati a discuterla. Infine vogliamo più legalità. Partendo dalle cose semplici, dalla mentalità di tutti i giorni, dove scarseggia il rispetto delle regole. In campagna elettorale, per esempio, abbiamo fatto una grande battaglia contro i manifesti abusivi. Noi i manifesti non li abbiamo neppure stampati. Ci sembrava obsoleto. Non siamo mica la Dc degli anni Settanta. Ora ci sono altri mezzi per comunicare». Il miglior risultato per la lista al Sud è dunque questo 4,98% (1.310 voti. E qualcosa in più per il candidato sindaco: 1.627 voti, il 6,22%).

Il peggiore risultato, invece, i grillini lo hanno ottenuto, sempre in Campania, a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno: 0,87% (256 voti. E 631 voti, 2,09%, per il candidato sindaco, Pasquale Milite). «Non è stata una bella sensazione», racconta Milite, consulente informatico, 45 anni a giugno, «quando, fra tutte le pagine trionfali sul Movimento, ho letto un boxino sul Corriere della Sera in cui si parlava del nostro record negativo». Il risveglio post-urne è stato traumatico: «Francamente, parlando con la gente, avevamo un polso della situazione completamente diverso. Tutti a dirci “Ci volevate”, “per fortuna che ci siete voi”, “siete il nuovo in città”. Ma poi hanno continuato a votare per i vecchi partiti. Il problema qui è il voto clientelare. Si vota per avere qualcosa, per il favore. Difficile scalfire questa mentalità. Basterebbe fare un’indagine, nei comuni del Sud, per rendersi conto dei record di preferenze tra ispettori di polizia e vigili urbani addetti ai controlli degli abusi… Il passaggio di mentalità che per ora non siamo riusciti a far fare è quello dalla cultura dell’amico alla cultura del cittadino. Qui tutto resta un favore, niente è un diritto. Il Comune è stato commissariato due volte. Si era votato l’anno scorso ma la giunta era stata buttata giù al primo consiglio perché c’era la cosiddetta anatra zoppa (mancava la maggioranza dei consiglieri). Eppure la gente continua a votare quei partiti. Io sono attivo in associazioni e comitati rionali, in particolare in quelli a favore dell’acqua pubblica e anti-discariche. Ma vedo una grande “timidezza”; manca la spinta del coraggio. La lista è stata difficile da formare perché nessuno voleva candidarsi, anche tra quelli che partecipano più attivamente al gruppo».

«Dobbiamo lavorare», prosegue Milite, «per far diminuire questo condizionamento mentale. E spingere sul tasto della trasparenza. È l’opacità che favorisce la vecchia politica e il malaffare. Un sacco di attività, nelle nostre realtà locali, penso ad esempio al ciclo dei rifiuti, sono in odore di camorra. Le nuove tecnologie informatiche ci danno un’opportunità nuova: accerchiarli con una rete di informazioni senza  essere troppo esposti a livello personale. Questo li disorienta, perché non sanno quale volto attaccare e ricattare. Ma finora non spaventiamo né sistema politico né sistema malavitoso. Perché il pensiero dominante tra la gente, il modo con cui la popolazione si rapporta al voto, ci è ancora troppo distante ed è ancora troppo a favore della tradizione non virtuosa di queste terre».

Milite si rammarica che nel suo ampio tour elettorale Beppe Grillo abbia saltato Nocera Inferiore (e anche Barano d’Ischia), perché è venuto a mancare anche quell’effetto traino. E poi che abbia piovuto per due settimane, rallentando le operazioni ai banchetti. E infine per il fatto che manchi del tutto un coordinamento (nel Movimento 5 stelle ogni lista locale fa storia a sé). «Se questo è uno dei nostri punti di forza», dice, «è anche un elemento di debolezza, soprattutto al Sud dove dobbiamo crescere molto e in fretta. Non possiamo permetterci di pensare di avvicinarci alle elezioni nazionali in modo così sparso e disorganizzato».

Anche in Sicilia il Movimento non è decollato. A Caltagirone, ad esempio, in provincia di Catania, dove c’è un gruppo attivo da maggio 2011, la lista si è fermata al 3,42% (795 voti, con il candidato Francesco Perspicace che ne ha avuti 968, ovvero il 4,18%). «Il Sud è sempre un pochetto difficile», dice Gianluca Rizzo, uno dei fondatori del Movimento da queste parti, un imprenditore di 38 anni che gestisce un sito di e-commerce. «Certo un po’ di delusione c’è. Stavolta ci speravamo. Ma il nostro tipo di messaggio non è ancora sufficiente a scavalcare una politica tradizionalmente fatta di clientelismi e promesse. La soddisfazione è già essere una realtà politica in un territorio difficilissimo come il nostro. Qua sono molto legati al politico di professione. E noi siamo troppo nuovi per essere presi seriamente in considerazione. L’idea di democrazia partecipativa appare come romantica o campata in aria. C’è un sostrato denso molto difficile da intaccare. Non abbiamo ricevuto né minacce né avvertimenti, ma a non farci fare il boom è bastata la mentalità generale delle persone. La rassegnazione. La perplessità. La convinzione che “tanto le cose non cambiano”. Ai banchetti vedevamo molta diffidenza. È difficile convincere le persone. Però il virus sta crescendo. Un anno fa eravamo cinque, ora siamo in trenta. Il problema, per un movimento come il nostro che si basa molto su internet, è anche che qui ci sono forti limiti tecnologici. Da noi, ad esempio, in città, non c’è la fibra ottica. La connessione è lenta. E c’è anche una questione culturale: è ancora la tv la vera fonte di informazione. Il web è guardato con diffidenza. Noi chiediamo il wi-fi libero. Sarebbe un bel passo avanti per cercare di tirare fuori i ragazzi dal chiuso delle loro stanze e riportarli alla politica».

Nemmeno la Puglia ha dato soddisfazioni a Beppe Grillo. Esponenti del Movimento 5 Stelle si candidavano a Trani, Taranto, Lecce e nelle più piccole Polignano a Mare (Bari) e Galàtona (Lecce). Ma è stato un nulla di fatto.
«Siamo in netta controtendenza rispetto all’Italia», spiega da Lecce Savino Sgarro, 40 anni, agente di commercio nel campo delle rinnovabili e attivista dell’M5S. «Nel Paese il Pdl è imploso, qui da noi è stato riconfermato in tutto il suo strapotere, con il 65% al primo turno. Quanto a noi, stiamo cercando di metabolizzare la sconfitta. Speravamo di poter eleggere almeno un consigliere di minoranza. Non ce l’abbiamo fatta per 150 voti. Purtroppo eravamo pochi e non abbiamo potuto puntare sui rappresentanti di lista. Così, in quei seggi dove non controllavamo, i risultati sono stati scarsi… È inutile nascondersi dietro a un dito. C’è una profonda differenza culturale e politica tra noi e il Nord. Qui è altissima la disoccupazione e la ricattabilità. Discorsi come “O voti lui o perdi il lavoro” sono all’ordine del giorno, per non parlare della compravendita dei voti nei quartieri popolari; dei candidati che regalano sacchi pieni di spesa… Alla vigilia, a chi mi chiedeva quanto mi aspettavo, io scherzando dicevo tra lo 0,5 e il 20%. Perché si avvertiva molta simpatia nei nostri confronti, ma eravamo coscienti che molti poi ci avrebbero preferito ancora il potente o il cugino del potente. Bisognava solo capire quanti non lo avrebbero fatto: sono stati 1.456 cittadini coraggiosi (2,68% e 4,30% al candidato sindaco, l’avvocato 48enne Maurizio Buccarella) e li ringraziamo uno per uno. Se Grillo potrebbe fare di più per il Sud? Non aumenterei oltre la sua risonanza. Ha fatto un sacco di tappe elettorali. Di più cosa può fare? Ora tocca alla gente. Apra gli occhi. Si svegli. Non si può continuare a rianimare un morto». 

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