E Hollande si sceglie come consiglieri tre “no man”

E Hollande si sceglie come consiglieri tre “no man”

Il primo capitolo dell’era Hollande potrebbe intitolarsi più o meno così: dell’arte di sapere scegliere. D’altronde è risaputo che il vero leader si circonda di leader. Meglio se amici di vecchia data, ma questo lo aggiungiamo noi. Perciò il “Président normal” ha scelto come suoi consiglieri persone fidatissime: ex compagni dell’ ENA, l’ École nationale d’administration (Scuola nazionale di amministrazione, fucina dell’alta dirigenza statale francese) e banchieri. In poche parole, amici dai curricula impeccabili ma che con la politica hanno avuto poco a che fare: in Italia li chiameremmo “tecnici”, in Francia preferiscono il termine “burocrate”.

Questa scelta è stato accolta tiepidamente e con un po’ di sospetto dall’elettorato di sinistra che avrebbe preferito vedere politici veri e propri nell’ inner circle del Presidente piuttosto che funzionari amministrativi, seppur di alto livello. Il rischio, dicono dalla gauche, è che si cada nella “politique politicienne”, termine utilizzato per indicare un interesse maggiore alle questioni di potere tra partiti e uomini politici più che al bene comune. Queste nomine sono di cruciale importanza perché il consigliere personale – il quotidiano francese Mediapart ricorda che Sarkozy ne aveva ben 40 – gioca un ruolo decisivo soprattutto nella politica internazionale.

Il ruolo più ambito e strategico è il Segretariato Generale dell’Eliseo. Hollande ha scelto un énarque, ex compagno dell’ ENA, si chiama Pierre-René Lemas, 61 anni, gollista di sinistra più che socialista. Lemas ha lavorato sotto governi di destra e di sinistra, nominato prefetto della Corsica da Jacques Chirac (2003-2006) e della Lorena, nel 2007 fu mandato a dirigere “La Gazzetta ufficiale” francese durante la presidenza di Sarkozy, ruolo nettamente meno prestigioso dei precedenti. Lemas vi resterà un anno prima di essere chiamato al fianco del sindaco di Parigi Bertrand Delanoë. Ora, il suo vecchio compagno di università, lo ha voluto con sé all’Eliseo.

Accanto a Lemas, il Presidente “normal” ha scelto un giovanissimo. 34 anni, Emmanuel Macron è il Segretario generale aggiunto al palazzo presidenziale. Nonostante la giovane età, Macron ha alle spalle tante vite, almeno quattro: la prima fu dedicata allo studio della filosofia. Divenne assistente di Paul Ricoeur, grande maestro dell’ermeneutica filosofica del Novecento. Cominciò un’intensa collaborazione che però fu bruscamente interrotta dal carattere irrequieto del giovane. «Paul Ricoeur ha scritto i suoi libri più importanti dopo i 60 anni» ha detto  «Io non ho tutta questa pazienza. Per me è un lavoro troppo lento».

Archiviato il periodo filosofico, Macron si iscrisse prima a Sciences-Po per poi virare verso l’ENA, anche lui. Terminati gli studi, diventa ispettore delle finanze. Qui ha inizio la terza vita: la politica. Macron tenta di farsi candidare a Pas-de-Calais, regione nella Francia settentrionale (dove è stato girato il film francese Giù al Nord) storico feudo comunista, ma ai locali, politici e non, non piace: lo considerano un po’ troppo ambizioso e troppo poco interessato agli interessi della regione.

Amareggiato Macron dirà, «Ero il giovane maschio bianco, questo non poteva che rappresentare un handicap. Non hanno capito che avrei potuto essere d’aiuto». Dopo questo piccolo fallimento, torna a lavorare a tempo pieno alla Ragioneria Generale dello Stato francese. Mentre all’Eliseo si insedia Nicolas Sarkozy, i giovani colleghi di Macron sgomitano per entrare nei vari gabinetti ministeriali. Emmanuel Macron, no. Si rifiuta nonostante riceva offerte allettanti. Ma lui è di sinistra, una sinistra liberale, ma pur sempre sinistra. Ed eccolo in quarantena al Quai d’Orsay, il Ministero degli affari esteri. Il ragazzo però ha talento e determinazione. Viene subito notato da Jacques Attali che lo chiama alla “Commissione per la liberazione della crescita” che porta il nome del celebre economista francese.

La Commissione Attali fu un ottimo trampolino di lancio per la quarta vita del giovane Macron: il banchiere d’affari. In quell’anno infatti Attali lo presenta alla banca Rothschild. Qui incontra tutti i soci e viene subito cooptato. Macron entra nel big business Rothschild nel 2008, impara le tecniche finanziarie, le operazioni internazionali, e le leggi non scritte dell’alta finanza. Nel 2011 diventa il più giovane socio della banca con l’occhio sempre puntato alla politica. In piena attività bancaria, comincia a lavorare con l’entourage di Hollande. Il suo nome è stato fatto più volte già durante la campagna elettorale del neo Presidente ma non era ancora chiaro il ruolo che avrebbe ricoperto. Ieri Hollande gli ha spalancato le porte sulla quinta vita.

Infine, c’è Paul Jean-Ortiz. 55 anni, Ortiz è stato nominato consigliere diplomatico di Hollande. Segni particolari: diplomatico di vecchia data e grande amico del Presidente. Dal 2009 ha diretto gli uffici esteri dell’Asia e Oceania, dopo aver vissuto moltissimi anni in Cina. Numero due all’ambasciata di Francia a Madrid tra il 2005 e il 2009, Ortiz ha lavorato in diverse commissioni e gabinetti ministeriali ma non è mai stato ministro. Non è una novità per l’Eliseo di François Hollande a cui non si può certo rimproverare di trascurare le vecchie amicizie. 

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