La Lega Nord alle ultime elezioni ha perso più del 50% dei consensi. E quanto pare, a subire le conseguenze delle inchieste delle ultime settimane sull’ex tesoriere Francesco Belsito, non è solo la vecchia Lega di Umberto Bossi, ma pure la nuova di Roberto Maroni, che punta alla segreteria alla fine di giugno. Lo dicono due analisi incrociate dell’Istituto Cattaneo di Bologna e di Cream, il sistema di monitoraggio che analizza la reputazione online in oltre 16.000 fonti web realizzato da Cribis D&B.
L’istituto Cattaneo ha effettuato un’analisi del voto al Carroccio alle recenti elezioni amministrative del 6-7 maggio nei comuni del Nord. L’esito elettorale risulta «fortemente negativo per i leghisti», che inverte la «tendenza espansiva delineatasi nell’ultimo ciclo di elezioni politiche» (vedi tabella in basso), europee e regionali. Nel 2012 la Lega ha ottenuto nei comuni del nord (inclusa l’Emilia Romagna) in cui si è presentata con il proprio simbolo un totale di 145.000 voti. I voti per il partito di Bossi erano 331.000 alle elezioni politiche del 2008, 308.000 alle europee del 2009 e 311.000 alle regionali del 2010. Il calo è stato quindi assai marcato, superiore al 50%.
Non solo. Nonostante le inchieste delle ultime settimane abbiano colpito duramente Bossi e la sua famiglia, compreso il Trota Renzo, neanche Maroni passa indenne attraverso la tempesta. Anzi, la reputazione online del Senatùr, in negativo da diversi mesi, appare oggi in recupero, mentre risulta in picchiata il sentiment dell’ex ministro. L’analisi di Cream evidenzia innanzitutto come l’esplosione dello «scandalo Lega» abbia fatto schizzare le citazioni dei due leader e del partito su siti di informazione, portali, blog, forum e social network: l’analisi quantitativa degli ultimi 90 giorni mostra un picco nei giorni in cui si sono diffuse le notizie delle indagini sulla Lega Nord. Bossi in particolare registra una sovraesposizione, risultando citato in 14.700 documenti web, mentre Maroni in meno della metà, 6.263.
Il dato più interessante, però, lo fornisce il «sentiment online», secondo il Cream, ovvero l’indice che esprime la qualità (positiva o negativa) dei giudizi associati alla parola chiave considerata. Nel caso di «Bossi vs Maroni» emerge un vittoria del secondo sul primo. Ma se il sentiment nei confronti del Senatùr è negativo già dal gennaio 2012, a partire da febbraio appare in risalita. Al contrario, il sentiment verso Roberto Maroni – che da gennaio a marzo era costantemente migliorato – precipita a partire dal mese di marzo, sfiorando di poco l’orientamento negativo espresso verso Bossi. Dati su cui l’ex ministro dell’Interno dovrà ragionare a lungo, anche dopo aver risolto la questione legata al simbolo leghista.
Sul voto, invece, se si analizza il dato per regione emerge un quadro abbastanza omogeneo di declino del consenso elettorale leghista, seppur con qualche interessante differenza tra le aree di insediamento tradizionale e le altre regioni «padane». La Lega perde in termini percentuali meno (circa il 50%) in Lombardia e Veneto. La sconfitta è invece più ampia (fino al 70% in meno) in Piemonte e, soprattutto, in Emilia-Romagna, regione dove il partito era cresciuto maggiormente negli ultimi anni.
Passando ad analizzare il voto per dimensione del comune si evidenzia un arretramento generalizzato ma decisamente differenziato. Nei comuni inferiori a 15.000 abitanti, quelli dove la LN raccoglie solitamente più consensi, il calo si attesta attorno al 30%, mentre nei comuni più grandi (superiori a 15.000 abitanti) la perdita risulta più che doppia (oltre il 60%) in termini percentuali.
Alla luce di questi risultati, si può ritenere che il ciclo elettorale leghista abbia segnato una seria battuta di arresto. Pur nella specificità e parzialità del test di voto amministrativo il partito appare fortemente ridimensionato. Come in altri momenti elettorali, il declino coincide con un riposizionamento del partito all’interno delle aree di tradizionale insediamento, nel lombardo veneto e nei piccoli centri, dove mantiene una presenza fidelizzata, allo stato attuale velleitaria rispetto al progetto di conquista del Nord e di nazionalizzazione dei consensi che pure era emerso negli ultimi anni, ma probabilmente utile come base da cui rilanciare l’attività.