Non solo Parma. Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo se la gioca al ballottaggio in cinque Comuni. Sempre contro il centrosinistra e sempre – risultati del primo turno alla mano – inseguendo a una certa distanza. Grillo è in un tour con il camper per dare il suo appoggio, e non mancano le indicazioni di voto inaspettate e spesso indesiderate. In alcuni casi il Pdl ha chiesto pubblicamente ai propri elettori di votare per il candidato del Movimento 5 Stelle, provocando non pochi imbarazzi.
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Garbagnate Milanese, Milano, Lombardia
Il Comune a nord-ovest di Milano ha 27mila abitanti e una storia che racconta molto dell’economia industriale italiana. A inizio Novecento era ancora una delle capitali del baco da seta, immersa nel Parco delle Groane. Poi l’industrializzazione: l’Alfa Romeo (anche se i cancelli sono ad Arese, la grande fabbrica, ora vuota, è in territorio garbagnatese), la Bayer (che qui produceva l’Aspirina), la Bonetti (valvole), la Ghezzi e Annoni (macchine per inchiostrare nastri adesivi), la Hoya Lens (lenti), La Sonora (le sirene della polizia). Gran parte di queste fabbriche oggi sono chiuse o hanno di molto ridotto il personale.
A candidarsi, qui, per il Movimento 5 Stelle, è Matteo Afker, 28 anni da compiere fra due mesi. Ha studiato Relazioni internazionali alla Statale di Milano, vanta diverse esperienze di volontariato in Italia e all’estero «e ora», dice, «faccio stage da un annetto e, in questo momento, il servizio civile al Comune di Garbagnate. Se vincerò le elezioni dovrò interrompere, e un po’ mi dispiace perché è una grande esperienza».
Al primo turno ha preso il 10,67%. Insegue quindi molto da lontano il candidato del centrosinistra Pier Mauro Pioli, che parte dal 43,65% (per i dati nel dettaglio clicca sulla mappa interattiva) ma ha incassato l’indigesto appoggio del Pdl che qui governava fino a quando la giunta è caduta, nel gennaio scorso, per inconciliabili dissidi interni (lo scontro più grosso è stato in seguito alla chiusura completa delle farmacie comunali per scadenza del contratto di gestione) e il Comune è stato commissariato.
Il primo ad aprire ai grillini è stato il coordinatore regionale lombardo del Pdl Mario Mantovani in un’intervista al Giorno: «Io al Movimento 5 Stelle offrirei un assessorato nelle nostre giunte al ballottaggio. Perché no? Noi non abbiamo pregiudiziali». E ancora: «Loro rappresentano un voto che contrasta la cattiva politica. È un voto che potrebbe anche essere utile. Non credo che i grillini siano di destra o di sinistra. Sono cittadini che sostengono che se la politica sbaglia è giusto che paghi. A Garbagnate Milanese, dove il Movimento 5 Stelle va al ballottaggio contro il centrosinistra, potremmo sostenere il loro candidato sindaco. Gli daremmo un’opportunità di governare il Comune. Così dalle proteste dovrebbero passare alle proposte. Tra di loro ci sono anche molti delusi dalla Lega. Una Lega che mi pare abbia fatto una scelta: non governare più il Nord».
E due giorni fa è arrivata la conferma del candidato del Pdl di Garbagnate, sonoramente sconfitto al primo turno, Vincenzo Soleo: «L’assenza di un candidato vicino al centrodestra», ha detto, «non deve portare all’errore più marchiano, ovvero a quello di disinteressarsi al ballottaggio, ma abbiamo il dovere di scegliere. Mi rendo conto che la conclusione di questo discorso implichi dover scegliere Afker del Movimento 5 Stelle, le cui posizioni restano distanti da quelle del Pdl. Più di tutto però conta il fatto che Afker costituisca l’unica possibilità per non avere per cinque anni il despota Pioli e la sinistra. Quindi, se cambiamento deve essere, che cambiamento reale sia».
Afker ha incassato non senza imbarazzi e non senza un po’ di rabbia verso quei giornali (ce l’ha soprattutto con Repubblica) che hanno titolato e parlato di un «accordo siglato». «In realtà», spiega, «non solo non abbiamo apparentamenti, ma con il Pdl non abbiamo avuto nemmeno incontri informali, se si eccettua una stretta di mano nella sede di una radio. Non c’è alcun accordo. Sono loro che hanno detto di votare per me. Sono loro esternazioni. Cosa devo fare io? Oltre un certo limite, diventa anche controproducente smentire, o dire che i loro voti non li vogliamo. Anche perché noi abbiamo una mentalità completamente diversa. Secondo noi non esistono voti per usucapione, voti del Pdl o del Pd. I voti sono dei cittadini punto e basta. È anche offensivo che un partito dica per chi votare».
Nonostante questo strano appoggio del centrodestra la gara sarà durissima e Afker lo sa. «Sono cosciente che molto verosimilmente serve un miracolo. Ma la voglia di cambiare c’è. Abbiamo già vinto, iniettando questo germe di cambiamento. Siamo partiti sperando di eleggere almeno un consigliere di minoranza. Invece siamo al ballottaggio e, se andrà male, saremo comunque in due in consiglio, io ed Emanuele Viganò».
Dal palco, la sera della visita di Grillo (vedi video completo e reportage) Afker ha chiesto aiuto a tutti: «Siamo inesperti, chiunque abbia competenze ci dia una mano a leggere i bilanci, a capire la macchina amministrativa». Anche per gli eventuali assessorati, in caso di vittoria, vuole rivolgersi a tecnici. «L’avventura è stata lunga e faticosa», spiega, «fin dalla raccolta delle 175 firme necessarie per presentare la lista. Eravamo quattro amici al bar – una situazione da canzone – la prima volta a ottobre. Ma la decisione di presentarci l’abbiamo presa a febbraio e c’era ormai poco tempo e abbiamo dovuto spremere le poche risorse per trovare abbastanza persone per completare la lista. Non abbiamo forze sufficienti per proporre dall’interno gli assessori. Così li sceglieremo esterni. Abbiamo già aperto una pagina internet e una casella di posta elettronica dove spedire i curricula. Sceglieremo in base al curriculum vitae, che prima sarà sottoposto a giudizio pubblico. Sarà messo su internet e ognuno potrà scrivere se quella persona è a posto o ha scheletri nell’armadio. Dopo il vaglio della valutazione popolare saremo noi a dire l’ultima parola. Tutta la nostra avventura è un po’ un esperimento. Qualcosa di totalmente nuovo».
Matteo Afker ha un po’ strabuzzato gli occhi sul palco quando Beppe Grillo ha fatto la battuta simpatica: «Devono stare attenti. Questo è turco. I turchi hanno fatto le cose peggiori: fumano come turchi, bestemmiano come turchi e soprattutto hanno inventato la turca, il cesso più scomodo della storia». In realtà, i nonni di Afker «erano armeni di Turchia», spiega, «scappati per salvarsi la vita. Una storia di guerra e persecuzione». Prima di lasciare il campo di calcio dove Grillo ha tenuto il suo comizio («è andata molto bene», dice Afker, «non ha spettacolarizzato troppo; ha lasciato molto spazio a noi e al nostro programma») i militanti sono tenuti a ripulire tutto. Via bottiglie, mozziconi di sigaretta e chewing gum dal terreno di gioco. «Noi siamo fatti così, dobbiamo responsabilizzare la gente fin dalle piccole cose, se vogliamo arrivare al referendum propositivo senza quorum, ai bilanci partecipativi e alla democrazia diretta».
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Mira, Venezia, Veneto
Trentanovemila abitanti, è uno dei cosiddetti “Comuni sparsi”. Non ha un vero centro, ma è disseminato su un territorio molto vasto (99 chilometri quadrati) e il municipio è in una delle frazioni. Il nome risuona familiare agli italiani per la storica fabbrica di saponi Mira Lanza (acquistata nel 1989 dalla multinazionale Reckitt Benckiser, che qui oggi produce Vanish, Lip Woolite, Ava, Sole, Finish, Calgon, Cillit Bang, Napisan, Glassex, Air Wick…).
Il candidato del Movimento 5 Stelle si chiama Alvise Maniero. Ha 26 anni e studia anche lui Relazioni internazionali. Molti in lista sono giovani (uno ha 18 anni, un altro 19), «ma non siamo giovanilisti», assicura, «anzi, siamo molto trasversali anagraficamente. Abbiamo dei trentenni e dei sessantenni. Sia tra i candidati che tra gli elettori».
Nel Veneto che ha visto eleggere il primo candidato grillino della storia, Roberto Castiglion a Sarego, provincia di Vicenza (leggi l’intervista), Maniero prova a fare il bis, ma con il suo 17,37% parte lontano dal candidato del centrosinistra Michele Carpinetti, al 43,02.
Ieri sera, per la seconda volta, è arrivato Beppe Grillo («solo lui, nella storia di Mira», dice orgoglioso Maniero, «è stato capace di riempire la piazza»).
Nonostante la distanza dall’avversario, il grillino ci crede: «C’è ottimismo. E sarà interessantissimo studiare il voto al ballottaggio, perché per molti stavolta non ci sarà solo la scelta tra male minore e male peggiore. Per la prima volta abbiamo visto un rifiorire di coscienza civica, di impegno diretto in politica. Speriamo che continui. Non vogliamo una selva di applausi e di x sulle schede. Vogliamo partecipazione. Poi noi non facciamo sondaggi. Questo ci caratterizza. Fino a quando la gente va a votare non sappiamo. Non abbiamo indicazioni neanche di massima. Anche perché tra la realtà e la stampa c’è un’enorme discrepanza. L’abbiamo visto col primo turno. Fino al giorno prima non esistevamo. O non parlavano di noi o c’era un righino a fondo articolo, spesso pure con errori. Dopo la sberla elettorale si sono svegliati e ci hanno fatto paginate sulle cronache locali. Comunque andrà, siamo di fatto la seconda forza politica del Comune (per i dati nel dettaglio clicca sulla mappa interattiva). Anche in caso di sconfitta metteremo dentro tre consiglieri e avremo pieno accesso a tutti gli atti, che è la cosa che più ci interessa, per la trasparenza».
Anche a Mira l’avventura del Movimento 5 Stelle è iniziata un po’ alla garibaldina. «Mi spiace non avere frasi eclatanti», dice Maniero. «Ci siamo mossi per necessità. C’era un po’ di gente di Mira che la pensava allo stesso modo, che commentava allo stesso modo su intenet. Non ci conoscevamo tra di noi. Abbiamo deciso di darci appuntamento fuori dal web. Ci siamo trovati in cinque o sei. Abbiamo parlato di urbanistica, inquinamento, finanziamento ai partiti… Poco prima delle elezioni abbiamo detto che non ce l’avremmo fatta a passare altri cinque anni a osservare e lamentarci. E abbiamo deciso di provare a prenderci le nostre responsabilità. Di fare cose anche noiose. Perché in una bella giornata di sole a tutti piace di più andare il laguna o in barena che starsene a spulciare un bilancio. Ma è come con il lavoro: non è che la mattina la gente abbia voglia di andarci; ma lavorare si deve. Così con la politica: non si avrebbe voglia di farla, ma si deve, se non si vuole che tutto vada definitivamente a rotoli».
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Comacchio, Ferrara, Emilia-Romagna
Pittoresca capitale del Delta del Po, ha 23mila abitanti. Anche qui Beppe Grillo è arrivato due volte, facendo la piena. Ieri, davanti a più di mille persone ha gridato: «Il Pdl ha apertamente dichiarato che ci appoggerà. È una presa per il culo, perché nessun partito può dire alla gente cosa deve votare! Questo non è un comizio, ma un’adunata, stiamo assistendo a un cambiamento epocale: i cittadini entrano nelle istituzioni, votano se stessi, questo è l’inizio della terza Repubblica. Le nostre parole non sono pietre, ma macigni enormi che seppelliranno tutti coloro che fino a oggi hanno fatto, completamente indisturbati, il bello e il cattivo tempo. Adesso basta, se entreremo in Comune bloccheremo i conti chiedendo aiuto alle forze dell’ordine, i bilanci saranno partecipativi perché tutti dovranno sapere che fine fanno i soldi dei contribuenti».
Il candidato del Movimento 5 Stelle comacchiese è Marco Fabbri, detto Cichino, «soprannome ereditato dal padre», spiega sorridendo. Ha 29 anni e lavora da sette. È stato scelto come candidato sindaco per la sua «esperienza nella pubblica amministrazione»: «Lavoro per il vicino Comune di Mesola, mi occupo di Turismo e Attività produttive. Ma in questi sette anni ho girato tre amministrazioni e ho fatto anche il vigile urbano».
Anche qui, con il 22,28% di partenza, il distacco dal candidato della coalizione di centrosinistra (allargata al Terzo Polo) Alessandro Pierotti (36,48%) è consistente (per i dati nel dettaglio clicca sulla mappa interattiva). Ma il Movimento 5 Stelle è primo partito a Comacchio, con 5 punti percentuali più del Pd e 8 più del Pdl. E anche se dovesse perdere, ha messo due consiglieri dentro la macchina comunale.
«Ce la giochiamo fino all’ultimo voto», dice Fabbri, «anche perché qui da noi c’è stata un’astensione record. Ha votato il 59,52% degli aventi diritto (nel 2007 il 70,62%, ndr). E noi puntiamo a farli ritornare alle urne. Ora che hanno davvero una scelta di cambiamento».
«È un paio d’anni che c’è fermento e curiosità attorno al Movimento», racconta. «Ma siamo usciti allo scoperto solo a inizio anno, a gennaio. Allora eravamo davvero pochini, poi sempre più gente si è avvicinata. Ad attrarre era soprattutto il tema della pianificazione urbanistica. Qui da noi ci sono 38mila seconde case. Quasi tutte sfitte. Questa politica del cemento ha portato alla crisi degli alberghi e si è rivelata fallimentare. La nostra è una terra ricca. Vedere le potenzialità così mal sfruttate, il tessuto economico non valorizzato, fa imbestialire la gente. Per quello vengono da noi. Adesso Pdl, Sel e Rifondazione comunista hanno detto ai loro di votare per noi al ballottaggio. Ma i voti non sono dei partiti, sono dei cittadini».
Nel ferrarese c’era stata, pochi mesi fa, la rottura di Grillo con l’esponente locale Valentino Tavolazzi (leggi l’intervista). «La questione mi sembra passata», dice Fabbri. «Conosco poco Tavolazzi e per niente Grillo. Non ho nemmeno il suo numero di telefono. Non mi ha chiamato per farmi i complimenti nemmeno dopo che ero andato al ballottaggio. Si è messo in contatto solo due volte chiedendo: “Vi va se vengo a parlare in piazza?”. Ovviamente abbiamo detto sì e sono stati due grandi successi. Paradossalmente ci ha lasciati soli, ma è questa la forza del Movimento; non avere un filo diretto. Se questa potrà essere una debolezza al momento delle Politiche? Francamente non mi sono mai posto il problema del 5 Stelle in chiave nazionale. Credo che il Movimento sia nato con altri obiettivi; locali. Vedremo se un’evoluzione in quel senso è possibile. Perché di evoluzione si tratta».
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Budrio, Bologna, Emilia-Romagna
Diciassettemila abitanti (di cui un migliaio stranieri), alle porte di Bologna. Medaglia d’argento al merito civile per «l’eroico coraggio e l’indomito spirito patriottico con cui contribuì alla lotta di Liberazione». La storia della musica le deve (veniva da qui l’inventore Giuseppe Donati) uno strumento: l’ocarina.
Candidato del Movimento 5 Stelle è Antonio Giacon, classe 1970. Ha raggiunto il 20,39% e insegue il candidato di centrosinistra Giulio Pierini che al primo turno si è fermato al 46,57% (per i dati nel dettaglio clicca sulla mappa interattiva). Significativamente, inaugura un nuovo sistema di priorità di comunicazione. Questa la sua risposta dopo alcuni tentativi di contattarlo: «Buonasera, Sig. Stefanini, non per sfuducia nei suoi confronti, ma sto cercando di concentrarmi sugli ultimi giorni di campagna elettorale nel poco tempo che ho dopo l’orario di lavoro e dopo gli impegni famigliari. Dopo il ballottaggio se riterrà ancora utile un mio intervento sarò a disposizione. Cordiali saluti Antonio Giacon».
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