I greci voteranno ancora, intanto portano i soldi all’estero

I greci voteranno ancora, intanto portano i soldi all’estero

«Se qualcosa può andar male, lo farà». La Legge di Murphy, applicata alla Grecia, ha ancora avuto ragione. Come previsto, Atene tornerà alle urne il mese prossimo. Il presidente greco Karolos Papoulias, dopo aver ricevuto i leader dei partiti politici ha comunicato che ci saranno nuove elezioni. «Non è stato possibile creare un governo», ha detto la Cancelleria del presidente, lasciando intendere che le divisioni fra i partiti in merito al programma di salvataggio del Fondo monetario internazionale sono insanabili. E così, la Grecia affronta ancora una volta il rischio di un’uscita dalla zona euro, anche se questo, per ora, non sembra essere possibile dal punto di vista legale.

Il quadro in cui Atene torna alle urne vede il partito di estrema sinistra, il Syriza, al comando. I sondaggi televisivi di Skai, gli ultimi in ordine di tempo, vedono infatti in testa proprio la formazione politica di Alexis Tsipras, con quasi il 24% delle intenzioni di voto. A distanza ci sono la Nea Dimokratia di Antonis Samaras e il Pasok di Evangelos Venizelos. In forte ascesa sono i partiti più radicali e massimalisti, come gli Indipendenti Greci, guidati da Panos Kammenos, o il partito di estrema destra Alba Dorata, guidato da Nikos Michaloliakos, che oggi ha arringato la folla durante in un’intervista a Mega Tv in modo quantomeno singolare. Michaloliakos ha infatti affermato che «nella Seconda guerra mondiale nessuno ha usato le camere a gas e i forni crematori sono una menzogna, una bugia». Parole che hanno fatto saltare sulla sedia il portavoce del governo reggente, Pantelis Kapsis, che ha ufficialmente chiesto scusa per le parole «senza senso e ingiustificabili» del leader di Alba Dorata.

Dopo l’annuncio presidenziale, è iniziata la bagarre politica. Il primo a parlare è stato Tsipras. «Il voto del 6 maggio ha di fatto bloccato il bailout e la nostra dipendenza dalla speculazione internazionale», ha detto il leader di Syriza. «Noi abbiamo bloccato e continueremo a bloccare ogni singolo tentativo di andare avanti con questa politica assassina che vede un continuo salvataggio», ha continuato. Più duro è stato invece Kammenos, il cui partito indipendentista sta prendendo sempre più piede nel Paese: «La scelta dei greci è fra la Merkel e una Grecia libera, quella che spero potranno scegliere liberamente». Frasi che hanno fatto tremare Bruxelles, ma che hanno trovato un nemmeno troppo implicito appoggio di Samaras. Il numero uno di Nea Dimokratia infatti ha aperto alla possibilità, se eletto, di modificare le condizioni del piano di aiuti internazionali. «Possiamo vedere di rinegoziare il bailout, del resto, è chiaro che in questo modo non possiamo crescere», ha sottolineato Samaras.

Intanto, stanno crescendo i timori di nuovi scontri sociali in Grecia. Il presidente Papoulias, durante i colloqui coi leader politici, ha reso noto che dal 6 maggio a oggi sono stati ritirati dai conti correnti ellenici circa 700 milioni di euro. Sembrerebbero pochi, dato che la popolazione greca è di circa 11 milioni di persone. Ma considerato che chi ha un conto corrente nelle banche elleniche, secondo il ministero delle Finanze, è la metà, 6 milioni di persone, si arriva circa 120 euro a testa. Una cifra tutto sommato bassa, ma che, come ha ricordato lo stesso Papoulias, è in aumento del 130% rispetto al periodo normale. «È presto per dire che c’è stata una corsa agli sportelli, ma potrebbe essere l’inizio», dice a Linkiesta un analista macroeconomico di UniCredit. Del resto più si avvicina la possibilità di un’uscita dall’eurozona, più il rischio di tensioni sociali cresce, come largamente spiegato da UBS nello scorso dicembre.

La paura del ritorno alla dracma non spaventa però il Fmi. Il direttore generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), Christine Lagarde, durante un’intervista a France24 ha lasciato intendere che, se Atene volesse, potrebbe anche uscire dall’eurozona. «Noi siamo pronti per qualsiasi situazione, ma spero che la Grecia decida di restare nell’euro», ha detto la Lagarde. Poche ore prima era stato ancora il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schäuble, a rimarcare che «Atene se vuole restare nell’euro deve rispettare gli impegni presi». E più si va verso la nuova tornata elettorale, più aumenta il pericolo che i partiti politici, nessuno escluso, possano scegliere la via del nazionalismo, abbracciando l’idea di un rifiuto del piano di salvataggio. Del resto, come ricorda oggi Barclays «è difficile pensare che la Grecia possa restare nell’euro area senza aderire al programma della troika (Bce, Fmi, Ue, ndr)». Concetti che però sono il contrario di quanto pensano i politici ellenici.  

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