Falso in bilancio, a Montecitorio è scontro. È questo l’esito della seduta pomeridiana della commissione giustizia della Camera. Poche ore fa il Pdl è riuscito a fare approvare un emendamento del berlusconiano Manlio Contento che – con i voti del Terzo polo e il parere positivo del governo – “affossa” il provvedimento proposto da Idv e Pd. Salvo modifiche in Aula, dove la proposta di legge è attesa a fine mese, per il reato di falso in bilancio rischia di rimanere in vigore l’attuale disciplina. Così come disegnata dal governo Berlusconi nel 2005. La pena potrebbe aumentare leggermente, “ma rimarrà un reato di danno e non di pericolo” come spiega il deputato Pdl Francesco Paolo Sisto.
Alla Camera intanto è polemica. Al centro delle critiche finiscono il Terzo Polo e, soprattutto, il governo Monti. “Ma vi rendete conto di cosa hanno fatto?”. Pochi minuti dopo il voto, la capogruppo Pd in commissione Giustizia Donatela Ferranti si sfoga fuori dall’aula, al quarto piano di Montecitorio. Se la prende con i deputati centristi, che hanno approvato l’emendamento berlusconiano. E ancora di più con il governo, che ha dato parere favorevole al testo.
Alla fine l’emendamento pidiellino passa con dodici voti a favore, dieci contrari e quattro astenuti. Decisivi i tre voti dell’Udc (ma i parlamentari di Casini si giustificano dicendo di aver votato in linea con la posizione dell’esecutivo).
Come se non bastasse la vicenda si tinge di giallo. Il ministro Paola Severino, infatti, in passato aveva confermato più volte il suo assenso al provvedimento dell’Idv. Anzi, aveva persino dato parere positivo ad un emendamento del Pd che, di fatto, confermava la riforma del falso in bilancio. Allora perché il sottosegretario presente in commissione, Salvatore Mazzamuto, ha appoggiato l’emendamento soppressivo del Pdl? Mazzamuto, più volte interrogato dai deputati di centrosinistra “ha fatto scena muta”, racconta la Ferranti. Fuori dalla commissione il sottosegretario racconta: “Mi sono limitato a dare i pareri formulati dall’Ufficio legislativo. Per il resto si parli con il ministro”. Già, peccato che il ministro sia in trasferta negli Stati Uniti. Tornerà in Italia solo giovedì.
“Insomma, questi non hanno capito nulla oppure hanno capito fin troppo bene” alza la voce Antonio Di Pietro in una conferenza stampa convocata nel giro di pochi minuti. Fuori dalla sala stampa il pidiellino Manlio Contento se la ride: “Una scena, un putiferio – racconta divertito a una collega – pensa che in commissione sono quasi venuti alle mani”.
“Altro che errore – spiega un deputato del Pd della commissione giustizia – qui c’è una chiara volontà di affossare la legge. E la responsabilità, come confermato dal sottosegretario, è proprio dell’Ufficio legislativo del ministero della Giustizia”. Ci vuole poco per capire che al centro delle velate (ma tutte da dimostrare) accuse dei parlamentari di centrosinistra è finita Augusta Iannini. Magistrato, capo dell’Ufficio legislativo di Largo Arenula e moglie del giornalista Rai Bruno Vespa. Nessuno lo dice apertamente, ma nel centrosinistra più di qualcuno la indica, rigorosamente off the records, come responsabile del blitz in commissione.
“Non vogliamo fare ricostruzioni complottistiche – spiega il Pd Andrea Orlando in conferenza stampa – diamo per buono l’errore. Ma adesso sollecitiamo una presa di posizione del governo”. Il tempo per tornare sui propri passi c’è. L’Italia dei Valori ha deciso di non ritirare le firme dal provvedimento – seppure svuotato dal suo contenuto – e portarlo comunque in Aula. Lì sarà ripresentato con un emendamento il testo originario. “E allora vedremo chi voterà e come”. I finiani di Futuro e Libertà sono già pronti a fare marcia indietro. “In commissione giustizia siamo stati indotti in errore – spiega la responsabile di Fli Angela Napoli – assecondando il parere del governo. Il mio errore verrà modificato in Aula”.
Si alza il polverone. E alla fine il ministro Severino, direttamente dagli Stati Uniti, è costretta a intervenire per chiudere le polemiche. “Al sottosegretario Salvatore Mazzamuto – spiega una nota ufficiale – erano state fornite dall’Ufficio legislativo tutte le schede necessarie a fornire i pareri agli emendamenti presentati. In particolare, quanto all’emendamento Contento, l’Ufficio legislativo, su indicazione del ministro, ha fornito un parere favorevole solo al limite massimo della pena e dunque contrario quanto alla restante parte dell’emendamento. Se errore c’è stato, nel senso che il sottosegretario non ha letto per intero la scheda fornitagli, si porrà rimedio in Aula”. Pace fatta tra governo e centrosinistra. Forse.