Aggiornamento al 7 dicembre 2012. La Corte di Cassazione ha annullato le undici assoluzioni sulla scalata di Unipol alla Bnl. Sono state dunque annullate le assoluzioni riguardanti l’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, gli immobiliaristi Danilo Coppola, Stefano Ricucci e Giuseppe Statuto, Vito Bonsignore, il finanziere Emilio Gnutti, i fratelli Ettore e Tiberio Lonati, il banchiere Guido Leoni e il manager Carlo Cimbri, attuale a.d. di Unipol. Tutti sono accusati di aggiotaggio. La richiesta di cancellazione delle assoluzioni con rinvio in appello era stata avanzata dal sostituto procuratore generale Vito D’Ambrosio, secondo cui la sentenza di secondo grado era «affetta da strabismo motivazionale». Per la pubblica accusa, infatti, «non ci sono dubbi sulla sussistenza del concorso nel reato» di aggiotaggio per gli 11 imputati. Si attendono ora le motivazioni della Suprema corte. Il processo ritornerà dunque in Corte d’Appello, anche se ormai sulla vicenda pende la prescrizione che scattera il 19 dicembre. La Corte ha invece confermato, condannandoli anche alle spese processuali, le condanne per i reati di ostacolo all’autorità di vigilanza e insider trading decise in appello per Giovanni Consorte (un anno e sette mesi) e per Ivano Sacchetti (un anno e sei mesi), che all’epoca guidavano Unipol. Confermata anche la condanna al pagamento di una sanzione di 420mila euro per la compagnia assicurativa Unipol, che peraltro pochi mesi fa ha preso il controllo del gruppo Fondiaria Sai.
Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol, ha probabilmente tenuto il fiato sospeso in questi giorni non solo per la fusione tra la compagnia assicurativa di via Stalingrado e Fonsai di Ligresti. È arrivata oggi la sentenza di assoluzione, in appello, per la scalata di Unipol a Bnl nel 2005. Cimbri è stato assolto dall’accusa di aggiotaggio, insieme all’ex presidente Giovanni Consorte e al vicepresidente Ivano Sacchetti. Questi ultimi però sono stati condannati, rispettivamente ad 1 anno e 7 mesi e 1 anno e mezzo, per aver ostacolato le funzioni di vigilanza della Consob. La scalata di Unipol a Bnl è stata raccontata come una vicenda da film stile Wall Street: nel ruolo di un Gordon Gekko nostrano proprio Consorte. Gli ingredienti c’erano tutti: accordi segreti, rastrellamenti di azioni e compravendita di azioni per tentare la scalata mantenendo i titoli più bassi. In più, essendo anche una vicenda italica, c’era anche il personaggio dell’eminenza grigia, grande regista dell’operazione: l’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio, oggi assolto anche lui. Il fatto non sussiste, secondo i giudici della corte d’Appello di Milano.
In primo grado, Fazio è stato condannato a 3 anni e sei mesi, mentre oggi esce dalla vicenda, e con lui gli altri coimputati per il reato di aggiotaggio. Oltre a Consorte (condannato a 3 anni e 10 mesi in primo grado, più una multa da 1 milione e 300 mila euro), Sacchetti e l”allora direttore generale, Cimbri (entrambi in primo grado condannati a 3 anni e 7 mesi e 1 milione di euro di multa) anche i contropattisti (cioé quei finanzieri e imprenditori che inizialmente detenevano quote di Bnl inferiori all’1 per cento e si erano uniti in un patto di sindacato, chiamato appunto contropatto). Vito Bonsignore, Francesco Gaetano Caltagirone, Danilo Coppola, Emilio Gnutti, Guido Leoni, Ettore e Tiberio Lonati, Stefano Ricucci e Giuseppe Statuto sono stati condannati a 3 a 6 mesi in primo grado, più 900 mila euro di multa. La corte d’Appello milanese, presieduta da Flavio Lapertosa, ha inoltre revocato il risarcimento da 15 milioni di euro a Banco di Bilbao a cui erano stati condannati, Consorte, Sacchetti, Cimbri, Bonsignore, Caltagirone e i contropattisti. È stato condannato invece al pagamento delle spese processuali il Banco di Bilbao, mentre Consorte e Sacchetti sono stati condannati a risarcire la Consob per 10 mila euro.
In appello Consorte è stato assolto anche dall’accusa di insider trading: reato che ha commesso in una serie di telefonate (dal 5 luglio al 18 luglio 2005) con il senatore Nicola Latorre, e l’allora segretario dei Ds, Piero Fassino, tra cui quella divenuta celeberrima in cui Fassino chiedeva “Allora, abbiamo una banca?”. Durante la lettura del dispositivo gli imputati non erano presenti, ma gli avvocati della difesa hanno esultato o reagito con lacrime di commozione. “La vera domanda è ora chi pagherà? Chi pagherà Consorte? Abbiamo perso una banca: l’Italia cioé ha perso una banca” è stato il commento con i giornalisti, fuori dall’aula, di Guido Carlo Alleva, difensore di Caltagirone e di Banco popolare Emilia Romagna. I difensori hanno aggiunto: «Le indagini dei pm hanno impedito che Bnl rimanesse italiana. La nostra economia ha subìto un danno micidiale».
Tutto è iniziato il 18 marzo 2005, quando gli spagnoli di Banco di Bilbao hanno annunciato un’offerta pubblica di scambio per le azioni di Bnl. Secondo la ricostruzione fatta in aula in primo grado (e oggi rimessa in discussione), già il giorno successivo, con un meeting a casa del governatore Fazio cui prese parte anche Caltagirone, partì una serie di incontri che avrebbero preparato la strada al patto segreto per la scalata di Bnl. Il primo successo arriva il 21 maggio 2005, all’assemblea ordinaria dei soci della banca romana, quando la lista del contropatto ottiene la nomina di sei suoi membri a consiglieri. Una conquista che avrebbe aperto la strada al resto. A partire dal 23 maggio, infatti, i contropattisti si sarebbero impegnati con la compagnia di assicurazione bolognese sia a non aderire all’Ops di Banco di Bilbao, sia per una compravendita di azioni portata a termine il 18 luglio: Unipol, che fino al 23 maggio deteneva solo l’1,97% delle quote Bnl, si è trovata ad avere in mano, il 30 giugno, il 14,9% delle azioni (senza aver mai ottenuto l’autorizzazione della Consob per accrescere il proprio pacchetto oltre al 10 per cento). Quote che sommate a quelle detenute da altre banche, tra cui Bpi e Banca popolare dell’Emilia Romagna, avrebbero fatto sì che Unipol avesse il 41,96 per cento del capitale di Bnl quello stesso 18 luglio in cui la compagnia bolognese ha lanciato finalmente l’offerta pubblica di acquisto (dopo aver negato, per mesi, sia alla Consob che con comunicati stampa, l’intenzione di farla o di avere piani su Bnl). «Unipol – hanno scritto i giudici nella sentenza di primo grado – non avrebbe potuto effettuare gli acquisti ai prezzi risultanti dagli atti, e incontestati dalle difese, poiché essa fin dai primi acquisti di maggio si trovava nella condizione di dover promuovere un’Opa obbligatoria». Dalla compravendita di azioni, secondo l’accusa, i contropattisti avrebbero ricavato plusvalenze per 1,2 miliardi di euro: e quello stesso 18 luglio è anche la data in cui viene sciolto il contropatto. Regista dell’operazione, come detto, il governatore Fazio e per l’accusa anche Francesco Maria Frasca, capo della vigilanza di Bankitalia, che poi è stato assolto.
Contro questa ricostruzione, però, si è opposto strenuamente in aula stamattina Francesco Gaetano Caltagirone, che oggi era presente in aula. In alcune dichiarazioni spontanee rese prima che la corte si ritirasse in camera di consiglio, Caltagirone (che per i giudici di primo grado è «il soggetto di riferimento del contropatto») ha detto che «nella ricostruzione del tribunale non riconosco quello che ho vissuto». E ancora: «Già a fine 2004, Fazio mi aveva convocato esprimendomi la sua contrarietà a che il contropatto (che aveva già acquisito diverse quote di Bnl, ndr) potesse avere un ruolo decisivo in Bnl: Bankitalia non voleva appoggiare l’ingresso di industriali in finanza, tanto che in passato aveva detto di no anche all’avvocato Agnelli». Caltagirone ha aggiunto anche che in qualità di vicepresidente di Bnl, incontrò subito i vertici di Banco di Bilbao «e feci presente che l’opzione della semplice Ops non era vantaggiosa per Bnl, e che Bnl dovesse entrare con un ruolo di spicco nella banca spagnola. Ricordo cosa mi venne risposto: «La proposta è magnifica. Ma gli italiani non siederanno mai in una banca spagnola». Caltagirone ha precisato inoltre di non aver mai avuto rapporti con Fazio che andassero oltre il rispetto istituzionale e di non averlo mai incontrato privatamente, ma sempre nel suo ufficio alla presenza di Frasca. «Non sono mai stato condannato sinora, nemmeno per una multa» ha concluso. «Non c’è stato nessun rapporto occulto con il contrapatto», ha detto invece Giovanni Consorte, anche lui presente in aula: «Unipol e i suoi dirigenti non conoscevano i membri del contropatto e tutte le intercettazioni lo dimostrano: gli acquirenti delle azioni del contropatto sono stati trovati solo nei primi giorni di luglio».