VERONA – Gianpaolo Gobbo, sindaco di Treviso, quello che fu definito da Bossi “il mio imam” e segretario della Liga Veneta si è consolato, dicendo «Siamo sopravvissuti», mentre il governatore Luca Zaia ha osannato il suo ex nemico, Flavio Tosi, con queste parole: «Verona è la madre di tutte le vittorie». E come tutte le mamme, unica. Il trionfo del sindaco scaligero è infatti l’unica vera vittoria, peraltro annunciata da tempo.
A differenza dalla Lombardia, dove la Lega ha perso consensi e sindaci, soprattutto nella provincia di Varese, dove ha pesato molto la faida fra il partito famigliare e i barbari sognanti dell’ ex ministero dell’Interno, Roberto Maroni, in Veneto – dove si votava in 86 comuni – la Lega ha tenuto. Un po’ per la percezione che i cittadini hanno del governatore Luca Zaia che, nonostante non abbia realizzato i cambiamenti radicali che i veneti si aspettavano, continua ad essere visto con occhi indulgenti perché ha uno stile diverso da chi l’ha preceduto (almeno in apparenza). E un po’ perché il Veneto è lontano da Gemonio, dalle beghe familiari, dai soldi rubati, sottratti e maltolti, e dai personaggi più screditati della Lega (di cui molti in lista di attesa davanti allo sgabuzzino delle scope in attesa di essere espulsi o emarginati) . La Lega è riuscita a intercettare ancora un po’ del voto settentrionalista.
Tolta Verona, dove l’affermazione personale di Flavio Tosi ha dimostrato il suo fiuto politico, c’è però un’altra vittoria da non sottovalutare: Cittadella, dove ha vinto con percentuali simili a quelle di Tosi (che ha preso il 57,35%), Giuseppe Pan, con il 58%. Pan è il delfino di Massimo Bitonci, che ora più che mai rappresenta una spina nel fianco nello scontro interno alla Lega. E siccome il diavolo sta nei dettagli, li vedremo ai congressi alla fine del mese, in cui la Lega, a meno di uno sforzo di lucidità da parte di Bossi, potrebbe spaccarsi in due. O finire con l’incoronazione di Maroni, ma solo come traghettatore verso una nuova Lega che deve ricominciare tutto da capo.
Basta leggere i commenti degli avversari di Tosi per capire il clima. Bitonci (che probabilmente si candiderà contro Tosi al congresso della Liga veneta) ha dichiarato: «A Cittadella, con Pan, abbiamo vinto sventolando il Leone di San Marco non sbaciucchiando la bandiera italiana. Insomma, abbiamo vinto da leghisti». Guanto di sfida a Tosi anche da parte della deputata padovana, Paola Goisis, bossiana, che ha commentato: «Tanto di cappello a Tosi, il suo è senz’altro un successo personale, da moderato. Resta da valutare se e quanto rappresenti la Lega». Insomma dalle elezioni amministrative emerge un Veneto a coriandoli, dove ieri è stato difficilissimo fare gli scrutini e capire a quale schieramento appartenevano vincitori e perdenti, per l’eccessiva presenza delle liste civiche – come annunciato un mese fa da Linkiesta – che ha trasformato queste elezioni in un ballo in maschera.
Ma è il sistema politico nel complesso ad aver avuto un cedimento strutturale, dove il vero sconfitto è il Pdl, nonostante la speranza di rilancio dell’ex governatore Giancarlo Galan, che ha dichiarato: «Adesso che abbiamo perso possiamo sperare di cambiare qualcosa o qualcuno? Almeno proviamoci!» Addirittura Floriano Zambon, sindaco uscente, candidato del Pdl superfavorito, si è fermato al 47,7% e andrà al ballottaggio con il suo sfidante, l’ex procuratore di Treviso, Antonio Fojadelli, un conservatore sostenuto dal Terzo Polo e dal Pd, che non ce l’ha fatta per la dispersione dei voti finiti nella lista dei grillini. Ce l’ha fatta invece Ettore Remoli, a Gorizia, perché è un sindaco apprezzato dai suoi cittadini (infatti ha preso la stessa percentuale del 2007: 51,50% ) e non ha subito gli effetti collaterali della disfatta del Pdl perché si è candidato con una lista civica “Popolo di Gorizia”.
Certo fa un certo effetto sapere che nella sede della segreteria del Parlamento Padano, a Sarego, in provincia di Vicenza, sia stato eletto un sindaco grillino, Roberto Castiglion, che ha 32 anni ed è ingegnere. Il Pd nonostante abbia ripreso alcuni comuni non può esultare. A Belluno piccolo terremoto, dove il sindaco uscente dell’ ex alleanza forza-leghista, Antonio Prade, è stato scalzato da Claudia Bettiol, candidata del «tavolo del centrosinistra» formato da Pd, Idv, Socialisti, Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani, e da quel Jacopo Massaro, che non avendo avuto la possibilità di candidarsi alle primarie, ha lasciato il Pd e si è presentato come candidato «senza coloranti», sostenuto da tre liste civiche e con l’appoggio di Sel. A Mirano ha vinto una candidata del centrosinistra, Maria Rosa Pavanello. Significativo per la disfatta del Pdl invece il ballottaggio a Jesolo, dove due candidati Pdl si contenderanno la guida della città. Come da previsioni alla vigilia del voto Valerio Zoggia, candidato ufficiale Pdl, sostenuto anche da Pd, Udc e socialisti, è stato il più votato dagli jesolani. A ruota, con una forchetta di circa il 10 per cento di preferenze, l’ex sindaco Renato Martin sostenuto dall’omonima lista civica e dall’anima più estrema del Pdl (ex An). Tutti perdono, nessuno vince, tranne i grillini. Ma non bisogna affrettarsi a celebrare i funerali della Lega che complessivamente ha tenuto e, se riuscirà a cambiare classe dirigente alla fine del mese senza spaccarsi, può ricominciare da Tosi in tandem con Maroni.