L’errore della Merkel: trattare i tedeschi come i greci

L’errore della Merkel: trattare i tedeschi come i greci

BERLINO – Il partito di Angela Merkel, la Cdu, alle recenti elezioni del Nord Reno – Vestfalia (la Ruhr) ha subito una sconfitta devastante: ha realizzato il peggior risultato elettorale dal 1947, con il 26,3% delle preferenze. In paragone alla débâcle eccellente in Baden-Wurttemberg (marzo 2011), colpevoli della catastrofe non sono gli alleati liberali: in Vestfalia hanno collezionato uno 0,6% di preferenze in più rispetto alla tornata precedente. La colpa è tutta della Cdu.

A un osservatore straniero, questa sconfitta può apparire strana. In fondo, la Germania è un paese che continua a “tirare” pur nel mezzo del maelstrom finanziario continentale. La disoccupazione continua a essere la più bassa dai tempi della riunificazione; i giovani e le donne lavorano; gli anziani hanno una pensione sufficiente a permettersi casa e cure. Perché la Cdu di governo è stata punita così duramente? È evidente che alle maglie dell’economia deve essere sfuggito “qualcosa di politico” che ha fatto scivolare la cancelliera. Tale “qualcosa di politico” ha un nome: Norbert Röttgen. È il ministro federale per l’Ambiente, e da Berlino era stato “prestato” al Nord Reno per la competizione elettorale. Ha fatto di tutto per essere odiato: anche gesti gratuiti, come ammettere che “non sapeva ancora” se in caso di sconfitta si sarebbe dimesso da ministro, per diventare capo dell’opposizione nel parlamento locale di Düsseldorf. Si è trattato di un piccolo passo falso, su cui i feroci media tedeschi hanno marciato e rimarciato fino alla paranoia. Röttgen ha ritenuto poi opportuno concentrare la campagna elettorale sulla necessità di ridurre il debito del Land, arrivato a 230 miliardi di euro. Insomma, i renani hanno iniziato a sentirsi trattati da “greci”: era in arrivo un commissario da Berlino per ridurre il debito.

Ha avuto quindi gioco facile la candidata dei socialdemocratici, Hannelore Kraft, la quale ha fatto notare che il debito pro-capite è basso, considerato che gli abitanti del posto sono diciotto milioni. Ha aggiunto poi un vendoliano «metto le persone prima di tutto», in quanto «preferisco la crescita, al rigore». Per il resto, ha giocato una campagna di rimessa, davanti a un candidato impresentabile, promuovendo i valori classici della socialdemocrazia – dal rinnovo del patto sociale, al sostegno alle famiglie.

Insomma, isolati dalla buriana europea, i tedeschi iniziano a sentirsi tranquilli, e non amano chi parla loro di “rigore”. Non ci sarebbe nulla di male, se non intervenisse però un elemento di colore (nero) che ha contraddistinto tante altre elezioni locali tedesche: il partito dei Pirati. Abili nel marketing, poco esperti di politica, con spirito naif giocano la carta dell’incompetenza come elemento di novità. Spesso prendono cantonate mostruose in campagna elettorale. Ricordiamo la domanda al candidato di punta a Berlino, Andreas Baum: «a quanto ammonta il debito pubblico di Berlino?»; «Beh… parecchi milioni».

Insomma, i pirati piacciono proprio per motivi come questo: ingenuità che diventa sincerità. Dai politici che rappresentano il cittadino, sono passati ai cittadini che fanno i politici, senza alcun progetto governativo. Sono nei parlamenti regionali per promuovere alcune campagne importanti (tra cui l’accesso e la libertà di internet), e per esprimere il proprio dadaismo esistenziale. Nel Nord Reno hanno preso il 7,8 percento. I politici ingessati li odiano. Gira a Berlino la storia del liberale che si è infiltrato in una riunione corsara, tanto per vedere, e ne è tornato sconvolto: «sono dei nerd! Non hanno idea della politica! Non sanno nulla di economia!».

Fatto sta che, mentre i liberali ristagnano, i pirati navigano veloci spinti dal vento del populismo. In fondo, la Germania sarà pure isolata dal Maelstrom, ma la brezza populista ha fatto presa anche qui. Nel Nord Reno si era proposto, nonostante tutto, di tagliare il debito pubblico in una situazione economica positiva. La risposta è stata un romanesco “magnamose tutto lo stesso” con targa Spd. È qui che la Germania – orrore! – somiglia alla Francia, dove il candidato presidenziale vincente ha incentrato una campagna elettorale su un libro dei sogni fatto di tasse al 75% per i più ricchi e pensioni a sessant’anni.

Si unisce al gruppo la Grecia, dove le elezioni hanno aperto le porte del parlamento a formazioni estremiste di destra e sinistra, da abbecedario delle ideologie alto-novecentesche. Il giro di sirtaki sembra porterà presto a nuove elezioni, e attendiamo i risultati con curiosità mista a timore. Soprattutto, temiamo che i “politici” di casa nostra si lascino ispirare dal nuovo stile elettorale europeo, che sembra determinare il successo di candidati di varia umanità. Non conta che le proposte siano sostenibili: conta che alla gente piacciano, almeno fino alla fine delle elezioni. Poi, è un’altra storia. Insomma, è un berlusconismo di sinistra. Silvio, hai fatto scuola.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter