L’imprenditore greco deluso: “Il voto? Comanda Goldman Sachs”

L’imprenditore greco deluso: “Il voto? Comanda Goldman Sachs”

In queste ore si stanno scrutinando i risultati del voto greco. Secondo i primi dati parziali Nuova Democrazia sarebbe avanti (19%-20%), il Pasok al 13-14, scavalcato al secondo posto dalla sinistra radicale di Syriza al 15%. Vero boom degli estremisti di estrema destra di Alba d’oro, che entra in Parlamento con il 7%. Praticamente impossibile la formazione di un nuovo governo. Ma c’era una Grecia scettica fin dalla vigilia riguardo all’efficacia di questa tornata elettorale. È la classe imprenditoriale, che in Grecia non ha rappresentanti politici diretti in Parlamento perché non abbastanza potente. A spiegarcelo, l’ingegner Ioannis Alexandrou, amministratore e direttore tecnico della Bonfiglioli Hellas, che ha sede nella zona industriale di Salonicco. Una posizione strategica che serve il mercato greco come quello Balcanico, quella del secondo produttore mondiale di motoriduttori. «Andavamo benissimo», dice. «Poi nell’arco degli ultimi due anni abbiamo iniziato a soffrire molto anche noi. È caduto il mercato, e stiamo sopravvivendo con qualche nuovo ordine e soprattutto con le riparazioni».

Quali sono i vincoli dello sviluppo economico industrilale greco?

Siamo un paese con tanti, ma tanti, depositi all’estero: già questo falsa l’economia. Così come qualunque tassazione si prometta o minacci. Il problema qui è che bisogna cambiare la struttura statale e organizzativa. Cosa che non si può fare, è il caso di dirlo, da oggi a domani.

A quanto sta la tassazione che grava sulle imprese?
Complessivamente, supera il 45%. La ditta subisce una prima tassazione del 20%, alla quale va aggiunta una seconda tassa sulla distribuzione del profitto trai soci del 25%. Poi c’è la “extra-sovratassa”, che abbiamo sperimentato negli ultimi due anni: su quello che ti rimane, paghi un ulteriore 10%. Oggi i grandi partiti dicono che questo prelievo vada ridotto al 20%, mentre quello sulla persona fisica non debba superare il 32%. Non bisogna dimenticare che, come voi, anche noi abbiamo aumentato l’Iva. Ora è al 23%: ci rendiamo conto di cosa significa?

Quali sono i settori imprenditoriali che in Grecia producevano e resistono?
Primo fra tutti è il food processing: un’industria tiene ancora perché è legata alla coltivazione della terra e quindi a specialità della Grecia. Produciamo due tonnellate di olio di oliva ogni anno. Poi c’è l’industria tecnica che esporta macchinari, così come esporta il settore agricolo, ma poi nient’altro. Il settore edilizio è completamente crollato, e con questo le industrie collaterali dei materiali, dalle ceramiche al cemento armato. Basti pensare al settore della marina: la Grecia ne potrebbe vivere. Abbiamo la più grande flotta mercantile del mondo. E invece, in questo momento, i 70 più grandi armatori greci stanno costruendo 611 navi in Cina, Corea, Giappone. Il costo di un operario che lavora sulle riparazioni per esempio, a un imprenditore costa complessivamente 100 euro al giorno. Ma sono la burocrazia e la mancanza di personale specializzato il vero problea. Mancano gli studi adatti al settore tecnologico e imprenditoriale: le università non producono persone adatte a lavorare.

Cosa deve fare un giovane imprenditore che volesse aprire un’azienda?
È un disastro. 17 enti differenti, 150 carte da firmare: un caos burocratico indescrivibile. Per non parlare del sistema bancario.

Né crediti né incentivi statali?
Le banche danno a quelli che hanno. Fino a qualche tempo fa c’erano. Ma di fatto venivano utilizzati per fare cassa. Investimenti falsi, sopravvalutazione, capannoni deserti. Come l’Italia del sud.

Da chi è rappresentato il mondo della produzione in Parlamento? Ci sono industriali in politica?
No. Come presenza fisica no. Poi i legami che intercorrono dietro le quinte sono un’altra cosa.
Tutti i partiti parlano di “sviluppo”, ma senza serietà. Solo il settore imprenditoriale ne potrebbe parlare con cognizione, ma non ha rappresentanza, perchè è piccolo. In Grecia bisogna capire che c’è lo Stato che si sovrappone a tutto. Si è sempre pensato all’imprenditorialità come un male.

Cosa dovrebbe succedere dopo queste elezioni perché la situazione delle imprese greche cambiasse efficacemente dunque?
Chiunque vinca, la situazione non può cambiare, perché c’è un contratto con l’Fmi e con l’Unione Europea che prescrive le linee guida. La struttura economica non può cambiare solo in Grecia: dovrà cambiare in tutta l’Europa.

Mi sta dicendo che a causa dei vincoli europei, queste elezioni sono per la Grecia meno determinanti di quanto si pensi?
Il voto del popolo potrà al massimo spingere il nuovo governo a parlare realmente con l’Europa. Cos’ha fatto l’Europa in Italia e in Grecia? Ha salvato la Germania e ha distrutto tutti gli altri. Anche perché il cosiddetto piano salva-stati è nato solo per la Germania. Prima di entrare nel contratto per la salvezza della Grecia, avevamo un debito pubblico inferiore a quello dell’Italia. L’Italia è in una situazione peggiore della nostra, con un debito pubblico di oltre 1.900 miliardi di euro.

Come vede l’operato di Monti?
Mi faccia essere sincero: di cosa parliamo? Comanda Goldman Sachs. Lucas Papademos è Goldman Sachs. Mario Monti è Goldman Sachs. Mario Draghi è Goldman Sachs. Gli Stati Uniti hanno stampato 7 mila miliardi di dollari. La FED, la banca centrale americana, è una società privata controllata dai Rothschild, che crea profitto dall’emissione della moneta, non ce lo dimentichiamo. In Inghilterra, la stessa cosa: la Bank of England batte 2 mila miliardi di sterline e dall’Act del 1876 il 51% appartiene alla Federal Riserve Bank of New York. L’Europa cosa fa? L’Europa deve capire che o trasformiamo l’Unione Europea radicalmente, iniziando a battere moneta, oppure è meglio che torniamo ognuno per conto proprio. L’Europa deve reagire.

Detto così, sembra che stia dicendo che Monti e Papademos stiano aiutando l’Europa, quantomeno indirettamente, a fallire: non le sembra eccessivo?
Stanno portando il vero potere dall’Europa politica all’Europa economica. E attraverso l’Europa economica, alle 19 famiglie che comandano il mondo.

E ai grossi poteri economico-finanziari, nello specifico al cartello bancario internazionale, non interessa il crollo dell’imprenditoria europea?
Siamo realistici: alla massoneria mondiale, cosa importa della classe media europea che crolla nella disoccupazione? Ciò che interessa della nuova classe media asiatica che sta emergendo, perché li si guadagna molto di più. Questo è quello che penso.

La visione dev’essere mondiale, ma la crisi ha una dimensione locale, ripercuotendosi sulle persone che si uccidono prima di arrivare alla fine del mese. La Grecia come può reagire all’Europa che non reagisce?
Non potrà. O si fa un fronte europeo con tutti quelli che vedono la realtà delle cose. Oppure eliminiamo lo stato sociale definitivamente per competere con l’Oriente È un modello di sviluppo questo? La sproporzione con quei mercati noi la stiamo permettendo. Come mai l’Europa unita non ha imposto tasse sull’importazione? Il problema non è nazionale, ma mondiale.

Lei cos’ha votato, posso chiederglielo?
Nuova Democrazia.

Come mai, visto quello che mi ha detto?
Perché credo che una piccola parte di quelli che la pensano come me, si trovino là. E a proposito della FED, non farmi dire coda significa il nome di Andreas Papandreou, nato negli Stati Uniti, uomo degli Stati Uniti, per il mio Paese…

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