Sono anni che i servizi di sicurezza mettono l’accento sull’attività degli anarchici insurrezionalisti piuttosto che sugli eredi o gli epigoni delle vecchie organizzazioni terroristiche di stampo marxista-leninista. Gli anarco-insurrezionalisti sono da tempo in prima linea sia nella propaganda rivoluzionaria sia nelle iniziative di tipo militare. I loro dirigenti sono noti alle forze dell’ordine, molti sono clandestini da tempo, dovrebbero essere concentrati in alcune regioni italiane e mostrano una capacità di occultarsi e di riemergere che ricorda le prime organizzazioni militari della sinistra estrema. Da questa differiscono perchè nel loro credo non c’è il comunismo, ma l’anarchia e dalle organizzazioni terroristiche degli anni Settanta differiscono anche per una struttura organizzativa assai meno ossessionata da gerarchie e regole.
Il gruppo chiamato “Olga”, dal nome di una anarchica greca in carcere per terrorismo, ha rivendicato il brutale attentato al manager Finmeccanica, Adinolfi. L’ha fatto con un lungo comunicato inviato al “Corriere della sera” che, letto attentamente, mostra ampie tracce della identità politica dei nuovi guerrieri. Il documento, infatti, è del tutto diverso dalle intemerate delle Brigate Rosse e dei suoi epigoni. Lo è per diverse ragioni. Non vi è una analisi dello stato attuale del capitalismo e dell’imperialismo, termine del tutto assente, anche se il capitalismo viene indicato come responsabile di un modello di sviluppo considerato alla fine della sua espansione.
Il capitalismo viene criminalizzato non tanto per il prezzo che le ingiustizie provocano nelle masse, quanto per il suo carattere di distruttore di natura. Nasce così più che un nuovo terrorismo “rosso” un terrorismo “verde”.
C’è poi tutta la tematica sui funzionari del capitalismo che, a differenza della terminologia dei vecchi brigatisti, non riguarda i quadri di fabbrica ma la scienza e la tecnica in generale. La minaccia è assai più larga di quella che si leggeva nei volantini di Br e affini e riguarda tutti gli uomini di scienza e tutti i ricercatori. Non a caso viene scelto un personaggio come Adinolfi indicato come il più mite dei nuclearisti e per questo il più pericoloso.
Questo terrorismo quindi ha un campo culturale assai più ampio e coinvolgente del vecchio marxismo-leninismo delle Br ed ha anche una platea di possibili vittime altrettanto più numerosa. Del vecchio brigatismo, e di tutta l’esperienza terroristica, gli anarchici del gruppo “Olga” mutuano il tema della propaganda armata. Hanno colpito Adinolfi per dire che esistono e che hanno cominciato a fare politica e si aspettano che l’attentato provochi nuovo proselitismo.
Qui il linguaggio si fa addirittura poetico nelle sua devastante follia, quando si esalta la bellezza dell’azione assassina rivolta contro la vittima. C’è un elogio dell’atto in sé che mancava nelle Br che funzionalizzavano l’atto terroristico all’obiettivo militare senza indulgere troppo nel descrivere il godimento dell’azione violenta che pure esaltavano come pedagogica e necessaria.
Gli anarchici-terroristi hanno una polemica contro gli anarchici che sono generalmente anti-sistema senza tirare le conseguenze militari della propria opposizione alla realtà e li giudicano incapaci di tenere il livello dello scontro. Ma a differenza del gioco di scomuniche che si registrava al tempo delle Br, fra queste e la sinistra ufficiale e fra le stesse organizzazioni terroristiche, nel caso degli anarchici c’è una sorta di politica della mano tesa verso l’anarchismo non terroristico, quasi la speranza che presto o tardi anche loro si convinceranno a praticare il gesto esemplare di tipo militare. Insomma siamo di fronte a un cambio del paradigma terroristico con la messa in soffitta della vecchia linea “rossa” e l’avanzare di una nuova linea “verde”. Allora il terrorismo di sinistra aveva nella cultura ufficiale molti cattivi maestri che lo blandivano o che non lo condannavano. Oggi assisteremo alla stessa drammatica prova di viltà?