“Noi anarchici e contro la violenza. I terroristi di Genova sono leninisti”

“Noi anarchici e contro la violenza. I terroristi di Genova sono leninisti”

«L’anarco-insurrezionalismo è l’unico terrorismo che può offendere questo Paese. Non è più il fenomeno brigatista o il terrorismo internazionale», dichiara oggi il capo della polizia Antonio Manganelli. Sul banco degli imputati, in particolare, c’è il Fai (Federazione Anarchica Informale), un’organizzazione eversiva e terroristica che ha rivendicato nel corso degli anni recenti diversi attentati. L’ultimo, quello più clamoroso, è stata la gambizzazione a Genova di Roberto Adinolfi, manager dell’Ansaldo.

Ma l’anarchia, come ideale, non è sinonimo di violenza, anzi. La Federazione Anarchica Italiana (la sigla è sempre Fai, ma ha ben poco a che spartire con gli omonimi terroristi) è il più importante gruppo anarchico del paese. Sul proprio sito, nella sezione “programma” – stilato nel 1919 da Errico Malatesta – spiega a quale obiettivo devono tendere gli anarchici: «Si tratta di cambiare il modo di vivere in società, di stabilire tra gli uomini rapporti di amore e solidarietà (…) e questo non è cosa che si possa imporre colla forza, ma deve sorgere dalla coscienza illuminata di ciascuno ed attuarsi mediante il libero consentimento di tutti». Non esattamente la premessa ideologica di un’associazione terroristica. L’unica concessione all’uso della violenza è nell’ultimo paragrafo del programma, dove si ammette che è possibile la lotta «pacifica o violenta, secondo le circostanze» contro il governo e i proprietari.

Al numero di telefono indicato per la Federazione Anarchica Torinese, una delle più importanti del Fai, risponde la voce roca di Maria Matteo. Quando le si chiede: «parlo con la responsabile?» risponde: «noi anarchici non abbiamo un responsabile o delle gerarchie». Per quanto riguarda l’uso della violenza, come impostazione teorica, spiega: «Il nostro fine è radicale, cioè la trasformazione della società in direzione dell’uguaglianza, con l’abolizione della proprietà e dello Stato, per dare a tutti la libertà. Un fine di questo tipo, per sua natura non può essere perseguito con la violenza. Un sistema dittatoriale si può imporre, ma come si può imporre la libertà?». Quell’accenno alla violenza al termine del programma fa riferimento a circostanze eccezionali. «Se in futuro – prosegue Maria Matteo – ci fossero le condizioni per costruire una società diversa, e lo Stato usasse la violenza per non farsi abbattere, sarebbe giustificabile l’uso della forza per difendersi. Quando i padroni usavano i fascisti per reprimere le insurrezioni in fabbrica nel ’20, ci siamo difesi. Durante la Resistenza abbiamo combattuto. È una questione di contemperare l’etica della convinzione con l’etica della responsabilità, ma la nostra impostazione resta in ogni caso antiviolenta. La violenza è la forma più grave di prevaricazione e per noi libertari è inaccettabile».

Una rigorosa impostazione culturale, da cui discenda una linea politica di azione di un certo tipo. Non certo assimilabile a quella della Federazione Anarchica Informale. Arrivando all’attualità, e in particolare al caso di Genova, Maria Matteo non nasconde la sua irritazione: «Trovo sorprendente che qualcuno spari in una gamba a un uomo, e nel comunicato di rivendicazione, a parte le prime righe, dedichi tutto il resto del documento a insultare il resto del mondo anarchico. Più che della questione nucleare mi sono sembrati interessati a farsi uno spot pubblicitario».

Che poi si spari per la questione nucleare, per questa signora anarchica è ancor più sorprendente. «In Italia la popolazione è sempre riuscita a bloccare il nucleare, con la partecipazione e la protesta pacifica. Questa azione violenta non è di carattere anarchico, ma leninista: pensano di potersi porre alla guida perché loro hanno capito tutto e gli altri niente. Ma non è con azioni di questo tipo che si modifica l’atteggiamento delle persone». La qualifica di “leninista” per un anarchico non è un complimento. Pur riuniti in origine nell’Internazionale, gli anarchici si sono allontanati da socialisti e comunisti quando è diventata evidente la deriva autoritaria e oppressiva delle altre ideologie. E proprio questa è l’accusa rivolta agli attentatori: «Hanno compiuto un’azione deprecabile, una violenza non giustificata e di tipo avanguardista», conclude Maria Matteo: «noi non la condividiamo in alcun modo».

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