Per il Pdl in crisi la colpa è tutta della Merkel

Per il Pdl in crisi la colpa è tutta della Merkel

«Angela Merkel ci porta al suicidio. Così non si può andare avanti». Sotto il doppio choc del tracollo alle comunali e della vittoria dell’”amico” di Pierluigi Bersani, François Hollande, il Pdl al Parlamento Europeo lancia la rivolta anti-Merkel, quasi fosse lei la causa dei mali del partito del Cavaliere. La linea ultrarigorista della leader di Berlino, certo, è sempre più contestata in varie parti d’Europa, tanto che anche la stampa tedesca parla di rischio “isolamento” del governo tedesco nell’Ue Il Pdl ha dunque buon gioco, anche se le ragioni del tracollo in Italia sono certamente da cercare altrove. Lo stesso presidente della delegazione pidiellina all’Europarlamento, Mario Mauro – figura tra le più moderate tra i berluscones europei, vicepresidente del Parlamento Europeo nella passata legislatura e già candidato alla presidenza di questa istituzione (ma sconfitto dal polacco Jerzy Buzek) – distribuisce ai giornalisti meste tabelle con i risultati delle amministrative di domenica e lunedì, campeggia quel -17,96% rispetto alle comunali del 2012 e soprattutto il -28,21% rispetto alle politiche 2008. Molto peggio del Pd, ammette Mauro, che «è ormai il primo partito italiano».

Mauro, europeista convinto, ammette che il difetto del centro-destra è «l’eccesso di personalismo come per la sinistra l’eccesso di ideologismo», ma vuole allargare il quadro all’Europa e pensa agli esponenti francesi del Ppe tramortiti dalla vittoria di Hollande. Nel Pdl, spiega l’eurodeputato, «abbiamo iniziato una riflessione con un aggancio europeo. Abbiamo cercato di convincere la signora Merkel dell’insensatezza di una posizione rigida che rischia di far fuori l’Europa. Al Ppe dobbiamo dire che se non si può convincere la Merkel, dovremo fare senza di lei». Perché, avverte ancora Mauro, «se il Ppe non è capace di intestarsi la battaglia della crescita, si autorizza un’ipoteca serissima sull’esistenza del centro-destra europea. Su 27 stati membri, ce ne sono 18 che hanno partiti populisti che hanno gli stessi nostri elettori». E dunque, è la conclusione, «si tratta di una sfida da portare nel gruppo del Ppe perché continuare ad accondiscendere una politica suicida ci porterà alla dissoluzione degli ideali storici ma anche delle proposte politiche che ci contraddistinguono».

E’ la ribellione anti-tedesca contro la spadroneggiante Cdu. «La nostra famiglia politica – è l’argomentazione – è stata per troppo tempo appiattita sul dominio di uno, due dei maggiori paesi dell’Ue», con ovvia allusione Francia e soprattutto alla Germania. La politica dell’austerity eccessiva imposta dalla “popolare” Angela Merkel con l’aiuto del “popolare” francese Nicolas Sarkozy fa sì, argomenta ancora Mario Mauro, che «quando si parla con elettori del centro-destra di vari paesi l’Europa venga ormai percepita come un nemico». Intollerabile. «Stiamo realizzando – si chiede il capodelegazione del Pdl – i principi fondanti della nostra famiglia politica seguendo la cancelliera Merkel? Io credo proprio di no». Insomma, i Popolari europei, è il messaggio, devono imporre un cambiamento di pagina, cavalcare la crescita che va tanto di moda di questi tempi, per riconquistare elettori e rendere il volto di Bruxelles meno arcigno. Altrimenti, è il monito, «quello di cui andiamo tanto fieri, di essere la maggiore forza politica nel Parlamento Europeo, rischia di andare perduta».

Alleati del Pdl sono, guarda caso, le delegazioni Ppe degli altri “Piigs” – spagnoli, portoghesi, irlandesi, greci – ma anche i popolari francesi che hanno capito troppo tardi quanto abbia giovato a Hollande imporre con forza il tema della crescita. Sarà però piuttosto difficile capire come si possa «fare senza la Merkel», visto che in Europa niente si può fare senza il benestare di Berlino. La speranza pidiellina è che in realtà non ce ne sia bisogno: «cogliamo segnali interessanti – spiega Mauro – sappiamo che anche il governo tedesco si sta impegnando per favorire la crescita in Europa».

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