Che l’Italia non sia un Paese per giovani non è una novità. Dopo la riforma delle pensioni targata Fornero, secondo alcuni non è nemmeno più un Paese per vecchi. Sul Fatto Quotidiano di venerdì 11 maggio è apparso, tra le pagine a pagamento, un annuncio intitolato “Quello che non vi hanno detto sulle pensioni, ve lo diciamo noi”. L’appello è firmato dal gruppo facebook “Giù le mani dalle pensioni” (ma il link indicato è sbagliato, l’errore sarà rimediato nelle ristampe), e dall’associazione Atdal Over 40, un’associazione che difende i diritti acquisiti dei lavoratori over 40. Per comprare la pagina del quotidiano i membri si sono autotassati.
A scrivere materialmente l’appello è stato Michele Carugi, ingegnere. Membro del gruppo fb e di Atdal Over 40, già blogger esperto di previdenza, è stato invitato a parlare di pensioni anche a Servizio Pubblico, il programma tv di Santoro. Da allora è diventato il portavoce del gruppo e ha aperto un blog sulla versione on line del Fatto Quotidiano.
«Io ho lavorato una vita come amministratore delegato in grosse società, di proprietà di corporate americane», spiega al telefono a Linkiesta. «Quindi non sono esattamente un sovversivo. Però questa riforma è fatta coi piedi e va detto». Carugi, pur essendo uno di quei 65 mila esodati “fortunati”, per cui dovrebbe essere trovata la copertura economica, non lesina critiche al primo provvedimento bandiera del governo Monti.
«La riforma manca completamente di gradualità. In Francia e Germania non hanno fatto riforme così punitive, e da un governo che dice di ispirarsi all’Europa ci aspettavamo più lucidità», prosegue Carugi. «Senza contare che ogni volta che il ministro Fornero parla genericamente di pensioni fa un falso ideologico, perché si confondono le pensioni di invalidità o sociali con quelle di anzianità, che sono cose completamente diverse. Come abbiamo sottolineato nel nostro appello, le pensioni di anzianità erano in attivo, non c’era necessità di intervenire. Quando diciamo che siamo contro “questa” politica vogliamo lamentare il cinismo, l’approssimazione e la mancanza di dialogo da parte dei tecnici. Più volte abbiamo scritto al governo, ma non abbiamo mai avuto risposta. Abbiamo fatto attività di lobbying, scrivendo a parlamentari sia Pd che Pdl, e qualche timida modifica, specie sul tema degli esodati, siamo riusciti ad ottenerla. Detto questo anche la classe politica ha gravi responsabilità».
Sugli effetti della riforma, Carugi è pessimista: «Si tratta di un provvedimento recessivo, perché tagliando le pensioni, eliminando l’indicizzazione di quelle superiori a 1.500 euro, si riducono i consumi. E non è vero che sia stata fatta per avvantaggiare i giovani. I soldi che verranno risparmiati con il nuovo regime non verranno utilizzati per i giovani». All’obiezione che il provvedimento serve ad adeguare l’età della pensione all’aspettativa di vita, risponde che «anche qui si fa confusione. L’aspettativa di vita a 80 anni è di chi nasce adesso. Le persone nate negli anni ’50 si stima che vivano poco più di 70 anni, quindi non so di cosa stiamo parlando». Anche i sindacati sono colpevoli di non aver avuto «una reazione adeguata a un evento epocale», dice Carugi, che però giustifica questo atteggiamento con «la debolezza che sta attraversando il sindacato in questo periodo di crisi, senza contare le divisioni che fino a pochi mesi fa ancora esistevano tra le varie sigle».
Non è più tenera nella sua analisi nemmeno Giordana Stringhini, membro di Atdal Over40 e il cui numero di telefono compare nell’appello. «Noi vogliamo una politica pulita, per i cittadini. Siamo arrabbiati col governo dei tecnici, ma ancor più col Parlamento», spiega Stringhini. «Abbiamo votato dei partiti da cui ci sentiamo traditi, specialmente il Pd. Adesso si rischia che il paese insorga, specialmente a giugno quando colpiranno le nuove tasse. Non mi stupirei se un giorno succedesse qualcosa di grave».
Tanta frustrazione e rabbia deriva dalla «scarsa considerazione che il governo ha mostrato per la progettualità delle famiglie. Non sono solo le aziende a fare progetti, anche le persone prendono decisioni importanti in base alla propria situazione economica. Questo governo sta mettendo in crisi persone che si trovano improvvisamente senza lavoro e senza stipendio. Non solo», attacca «anche chi ha una pensione sopra i 1500 euro che non sarà più indicizzata ora è in sofferenza».
Quando gli si fa notare che ci sono moltissimi giovani per cui 1500 euro al mese rappresentano un miraggio, Stringhini risponde: «Vero, peccato che oramai moltissimi sessantenni abbiano ancora i figli in età scolastica, magari al liceo. Con i soldi della pensione le famiglie svolgono una funzione di welfare che ha un costo. Ridurli ha un forte impatto sociale. Io ad esempio ho un figlio ricercatore, ovviamente precario. Ogni volta che deve fare un acquisto a rate, devo dargli una mano perché non sa se gli verrà rinnovato il contratto. Come farà tra un anno quando non avrò più ne stipendio né pensione? Perché anche io sono una esodata, ma avendo subito un licenziamento individuale non sono affatto sicura di rientrare nei 65mila che la Fornero intende salvare».
La battaglia di questa “lobby” non finisce con la pubblicazione dell’appello sui quotidiani. Le loro richieste sono di separare previdenza e assistenza, chiarendo i relativi costi; di modificare la riforma Fornero nel senso della gradualità; di trovare soldi altrove (ad esempio dal contrasto all’evasione fiscale) e, in generale, di abbandonare «il rigore monetario tedesco» e cercare strade alternative. L’appello, oltre a voler sensibilizzare immediatamente i lettori, invita anche a «ricordarsi di pensionati, pensionandi e loro familiari». Quando? «Alle prossime elezioni, quando ce le concederanno».