I parà russi sono sbarcati in Colorado. Si lanciano con il paracadute e fanno fuoco con le loro armi nei dintorni di Fort Carson, una base militare dell’esercito degli Stati Uniti poco distante da Colorado Springs. Ma niente paura. Nessuno ha svegliato nella notte Barack Obama. Non è scoppiata la terza guerra mondiale. I missili nucleari dormono al sicuro nei loro nascondigli.
La presenza dei ventidue militari russi in Colorado è inoffensiva. Sono lì per partecipare a una esercitazione congiunta con i militari americani del 10° Gruppo delle Forze Speciali. Sono arrivati domenica scorsa con un volo di linea e ripartiranno il 1° giugno, sempre con un volo di linea. Non è la prima volta, dopo la fine della “guerra fredda”, che Stati Uniti e Russia svolgono insieme esercitazioni militari. Nel 2010, ad esempio, insieme al Canada, parteciparono a una esercitazione di tre giorni nell’Oceano Pacifico per addestrarsi a contrastare eventuali assalti terroristici in mare. «Però questa è la prima volta che dei militari russi mettono piede sul suolo americano per un addestramento armato», dichiara il tenente colonnello Steven Osterholzer, portavoce delle forze speciali di Fort Carson.
L’esercitazione fa parte di un accordo siglato un anno fa da Russia e Stati Uniti. Le due superpotenze intendono creare un rapporto stabile di collaborazione in campo militare. Questa collaborazione oggi è ritenuta vitale sopratutto in due settori: le azioni anti-terrorismo e gli interventi umanitari o di peace-keeping. I ventidue parà arrivati in Colorado per ora hanno effettuato insieme ai loro colleghi americani lanci con il paracadute ed esercitazioni di tiro. Un passo successivo prevede operazioni più complesse di antiterrorismo, come prove di blitz tipiche da truppe speciali, con uso di elicotteri ed evacuazioni di feriti e ostaggi.
Fort Carson, intitolata la mitico esploratore del West “Kit” Carson, si vanta, nel suo motto, di essere “The best hometown in the Army-Home of the Americas’s Best”. Il vanto deriva anche dal fatto di essere collocata in un ambiente naturale unico, tra montagne e boschi fitti di conifere. E’ una base molto grande, estesa su un’area di 550 chilometri quadrati, creata nel 1942 dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbor. Durante la guerra, fra l’altro, accolse circa 9 mila prigionieri in gran parte tedeschi e italiani. Tra i militari illustri che l’hanno frequentata figura anche Colin Powell, il generale afro-americano già Capo di Stato maggiore e poi Segretario di Stato durante la presidenza di George W. Bush.
I soldati russi sono dunque in uno dei “santuari” dell’esercito americano. Perciò il loro arrivo ha destato molta curiosità e anche qualche preoccupazione. «Purtroppo in questo Paese i teorici della cospirazione sono sempre vivi e vegeti», dichiara il tenente colonnello Osterholzer. L’ufficiale fa riferimento a chi vede ancora il pericolo rosso. Quelli terrorizzati dai “reds” o “Ruskies”. Quelli secondo i quali Obama è un comunista installato alla Casa Bianca, convinti che i russi siano arrivati in Colorado per prendere ostaggi o per carpire segreti agli ex nemici.
Quando alcune settimane fu annunciato l’arrivo dei parà russi, i siti internet sui quali si scatenano gli adepti della “conspiracy” sono andati in fibrillazione. I più fantasiosi hanno sparso la voce che i russi si sarebbero impossessati di un supercomputer della CIA, così da riuscire a “prendere il controllo” dell’aeroporto internazionale di Denver.
Le autorità militari assicurano che le esercitazioni militari in corso a Fort Carson non prevedono l’uso di armamenti “classified”. Quindi i russi non potranno vedere, toccare o usare armi segrete in possesso degli americani. Non ci sarà nessuno scambio di informazioni “sensibili”. Inoltre, precisa il tenente colonnello Osterholzer, i soldati russi non sono certo liberi di andarsene in giro per la base militare a loro piacimento. Sono alloggiati in un albergo militare e non sono mai lasciati soli, anche nei momenti di tempo libero. Saranno accompagnati anche quando andranno ad assistere a una partita di baseball della squadra locale, i Colorado Springs Sky Sox. Non si sa se nei bar locali sono aumentati i consumi di birra e vodka, comunque il portavoce della base assicura che la visita «sta andando benissimo» e i soldati russi si mostrano «eccitati, motivati e professionali». L’anno prossimo gli americani ricambieranno la visita.