Sorride Roberto Maroni quando i cronisti gli domandano se si candiderà a segretario federale della Lega Nord al congresso di fine giugno. «Lo spoglio non è ancora finito, ho detto che avrei parlato martedì…», chiosa sornione il triumviro leghista. È arrivato da solo, unico a commentare i risultati nella sala stampa della sede di via Bellerio a Milano, ma con un sorriso compiaciuto per i risultati delle elezioni di Verona dove ha vinto Flavio Tosi.
«Abbiamo pagato un prezzo, il prezzo delle vicende che hanno avuto risalto sui giornali, ma nonostante questo non solo la Lega sopravvive, ma ha avuto successi anche clamorosi come a Verona», insiste Bobo. Sarà martedì 8 maggio il giorno della candidatura di Maroni? La giornata della nuova Lega ?«Io lo spero e se si candiderà al congresso io lo voterò», spiega il deputato Gianni Fava, maroniano, anche lui in Bellerio per commentare i risultati.
A dire il vero, la sede leghista, a guardarla bene, pare già un avamposto maroniano. Il nuovo corso è già iniziato. In sala stampa c’è Matteo Salvini, ma anche Davide Caparini, Massimo Fugatti, Andrea Gibelli, tutti esponenti che non si possono dire del cosiddetto cerchio magico. Dell’ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, del capogruppo al Senato Federico Bricolo o del ligure Giacomo Chiappori non c’è traccia.
Del resto, a fronte dei risultati di Beppe Grillo, che vince pure a Sarego (Vc) dove c’è il parlamento Padano guidato da Roberto Calderoli, un po’ dappertutto, nelle regioni del Nord, i barbari sognanti che sostengono l’ex capo del Viminale festeggiano per i risultati in arrivo dalle sezioni elettorali. «Non siamo come Grillo», spiega ancora Maroni «noi poniamo la questione settentrionale. Siamo diversi».
Sarà «una magra consolazione», come giustamente sottolineano gli ex leghisti, ma il Carroccio ha tenuto. Va detto. La Lega resta il primo partito in molti comuni, come a Castiglione delle Stiviere. O per esempio, a Rovato e Cazzago, sotto i 15mila abitanti, in quella provincia di Brescia devastata dagli scandali di Renzo Bossi e Monica Rizzi, il Carroccio ha vinto contro il centrosinistra.
A spuntarla è stato il modello Maroni, quel laboratorio iniziato a Verona, che non ha voluto l’alleanza con Il Popolo della Libertà («Non credo che se ci fossimo alleati con il Pdl avremmo fatto meglio» dice Bobo) e che ha cercato di allargare il consenso ad altre forze politiche. Si riparte da qui insomma, forti però dei risultanti sconfortanti che arrivano invece nelle roccaforti del cerchiomagico. Unica incognita è che nei prossimi giorni potrebbe ritornare a farsi sentire la magistratura con le indagini su Francesco Belsito e sul Trota e la laurea in Albania.
A quanto pare Umberto Bossi ha seguito insieme ai colonnelli e al triumvirato i risultati delle elezioni nel suo ufficio. Come spiega Maroni: «Abbiamo fatto insieme in viva voce i complimenti a Flavio Tosi». Ma sarà proprio così ? Una mezza conferma arriva pure da Verona, dove Tosi non si scompone ma ammette che i complimenti gli sono arrivati anche da qualcun altro. Da quello che lo ha definito per quasi tre mesi uno stronzo e lo ha ostacolato fino all’ultimo nella presentazione di una lista civica con il suo nome ? Pensare che la lista Tosi arriva quasi al 40 % e la Lega si ferma al 10%. «Storia passate, di un secolo fa, nella Lega si discute animatamente», dice ancora l’ex ministro dell’Interno.
I cerchisti escono con le ossa rotte da queste elezioni. Oltre alla disfatta di Cassano Magnago, paese natale dell’Umberto, è il risultato di Lesmo, la città di Marco Desiderati e Flavio Tremolada, che rischia di fare più male al cordone sanitario di Gemonio, che in questi anni (e anche adesso) continua a premere perché il Senatùr si ricandidi. Dopo anni di regno leghista, in questa città che dà pure il nome a una curva del Gran Premio di Monza, ha vinto una lista civica di colore arancione.
Ma è soprattutto Monza, dove Umberto Bossi ha chiuso la campagna elettorale venerdì scorso a sconfortare le mura di Gemonio, dove a seguire i risultati ci sono la moglie Manuela Marrone e l’espulsa Rosi Mauro. Anche qui Marco Mariani non arriva neppure al ballottaggio, scalzato dal Pdl di Andrea Mandelli e dal Pd di Roberto Scanagatti: poco prima delle 20 i voti racimolati su 21 sezioni erano 150. Una sconfitta pesantissima, se si considera che Mariani era il sindaco uscente.
Male anche Besozzo, paese dove era sindaco Fabio Rizzi, vicino al cerchio magico: è il Pd a vincere. Che dire poi di Mozzo, nella bergamasca, cittadina dove abita il triumviro Roberto Calderoli. È il risultato che forse indispettisce di più, perché il nome dell’ex ministro per la Semplificazione oscura invece i successi negli altri comuni della bergamasca, dove su 6 comuni la Lega la spunta in 4.
Unico neo per i maroniani è Cittadella dove Giuseppe Pan, uomo dell’ex sindaco Massimo Bitonci, dovrebbe vincere al primo turno senza troppi problemi. Potrebbero arrivare da qui le rogne in casa leghista, perché Tosi potrebbe trovarsi proprio Bitonci come sfidante alla segreteria nazionale del partito il prossimo 3 giugno. «Da domani riprende l’azione politica della Lega. Riprendiamo con intensità la nostra azione sul territorio serie di riunione con i sindaci della Lega ai congressi», conclude Maroni. Eccola, la Lega Nord 2.0