Terremoto, è su twitter che corrono le informazioni utili

Terremoto, è su twitter che corrono le informazioni utili

Terremoto in Emilia, la realtà irrompe nel mondo dei social network. Su Twitter le parole più diffuse, gli ashtag, sono #terremoto, #Cavezzo, Ostiglia («qui volevano fare una centrale nucleare!»), #earthquake, Duomo di Mirandola («crollato, tre morti accertati»), San Felice, Magnitudo 5.8. Ogni pochi minuti la lista si aggiorna ed entrano i nomi di nuovi paesi colpiti dal sisma. Gli utenti usano i messaggini di 140 caratteri per diffondere informazioni di servizio, rassicurare amici e parenti sulle proprie condizioni di salute («io, famiglia, amici vivi e ok, ma scene che non vi racconto, tutti ancora fuori, capannoni e case venute giù di colpo a #Cavezzo», scrive un utente), chiedere informazioni generali e specifiche.

Mentre si diffondono i “cinguettii” di chi parla della rete telefonica andata in tilt, fanno da contraltare quelli che invitano a non usare i cellulari se non in caso di emergenza, visto che la rete è sovraccarica. Moltissimi privati, associazioni e siti di informazione fanno circolare i numeri di telefono e le mail per avere informazioni e, soprattutto, per poter offrire aiuto come volontari. «Il Comune cerca professionisti: ingegneri, architetti contattare la Polizia Municipale: 0535/611039, 800/197197», recita un tweet con ashtag #Mirandola, piccolo comune gravemente danneggiato. «A #Cavezzo servono soccorsi immediati. emergenze #Ferrara #terremotoemilia 0532-771546 e 771585, 418756 e 418738». Si indicano i luoghi di raccolta per gli sfollati, si invita chi può ad ospitarne qualcuno «se hai una stanza o un divano» da offrire.

(il Campanile di Modena, fermo all’ora della scossa, la mattina del 29 maggio)

I profili dei siti di informazione fanno circolare le prime stime sul numero delle vittime, in continua crescita: cinque, sei, otto, nove. Molti abitanti del nord Ialia, ma abbastanza lontani dall’epicentro per subire danni, chiedono informazioni e raccontano la propria esperienza: «scossa prolungata a Vicenza», «a Firenze abbastanza forte e lungo», «accidenti che scossone a Milano». Si notano anche alcune uscite infelici. La più clamorosa è di Groupalia, agenzia di viaggi, che con una terribile gaffe – immediatamente stigmatizzata su twitter e per cui sono già arrivate le scuse ufficiali – scriveva: «paura del #terremoto? Andiamo a Santo Domingo!».

Moltissimi provano a rendersi utili in qualche modo. Oltre a diffondere numeri di telefono utili e informazioni, si danno anche consigli. A parte l’invito a non usare i cellulari c’è anche chi prega di togliere la password al proprio wi-fi per facilitare la circolazione di notizie (visto il tilt delle reti telefoniche): ad esempio UMI Classics & Jazz ‏scrive «chiediamo ai nostri followers vicini alla zona del #terremoto di rimuovere la password delle reti WiFi per facilitare le comunicazioni», e in molti condividono lo stesso invito. Altri diffondono una mini guida su cosa fare subito prima o subito dopo un terremoto. Qualcuno, saggiamente, invita a «concentrarsi su un obiettivo: dare una mano alle persone colpite dal #terremoto e lasciamo perdere il resto. Twitter utile, please!».

Nell’emergenza dei primi minuti dopo la scossa, twitter batte tutti gli altri media. Non solo per la velocità e l’immediatezza, ma anche per la mancanza di filtro (che purtroppo lascia trapelare anche battute di pessimo gusto sulla sciagura) che consente a tutti di poter dare proprie notizie, chiederne di altri e, soprattutto, di poter offrire – anche nel piccolo di 140 caratteri – il proprio aiuto.

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