François Hollande arriva questa sera a Berlino dopo una giornata estenuante. Uscito di casa in auto verso le 9.40 del mattino per raggiungere l’Eliseo (niente scorte vistose, nessuna sirena, nessuna corsia preferenziale, si fermava pure ai semafori rossi), alle 10 in punto era nel cortile del palazzo presidenziale. Da quel momento Hollande si è sottoposto a un vero tour de force: l’incontro con Sarkozy, il saluto agli ospiti, il discorso ufficiale, la sfilata in auto lungo gli Champs-Elysées per deporre una corona di fiori alla tomba del milite ignoto; poi pranzo ristretto all’Eliseo, discorso davanti alla statua di Jules Ferry (ministro dell’educazione della III Repubblica) ai giardini delle Tuileries, omaggio alla statua della scienziata Marie Curie, cerimonia con il sindaco e bagno di folla all’Hotel de Ville.
Dopo aver stretto centinaia di mani, baciato decine di guance e dopo essersi più volte inzuppato di pioggia in una giornata di tempo pazzo, Hollande arriva dunque a Berlino, in ritardo sulla tabella di marcia (anche a causa di un fulmine che lo obbliga a tornare a Parigi e cambiare aereo) per vedere la cancelliera Angela Merkel in quello che i media francesi già definiscono «le rencontre choc». Si sa che nelle elezioni presidenziali francesi la Merkel faceva il tifo per Sarkozy (agli inizi della campagna elettorale sembrava perfino disposta ad affiancare il presidente in alcuni appuntamenti pubblici, ma poi è stata dissuasa). Inoltre la cancelliera si è sempre rifiutata di incontrare il candidato socialista. Difficile che questa sera a Berlino tra i due ci sia fin dal primo istante uno scambio di baci come quello di cinque anni fa con Sarkozy, anche se nei giorni scorsi la Merkel ha promesso che accoglierà il nuovo presidente francese «a braccia aperte».
Fra i due ci sarà un colloquio e una cena di lavoro. Non si conosce il menu, ma l’Economist in edicola questa settimana ha immaginato la cena in una vignetta fulminante. A un lato del tavolo, senza tovaglia, la Merkel ha di fronte un bicchiere d’acqua e un piatto sul quale se ne sta, triste e solitario, uno striminzito würstel. Dall’altro lato del tavolo, coperto da una tovaglia a quadri, siede Hollande, il quale consulta goloso la lista dei vini davanti a piatti traboccanti di ogni ben di Dio.
Difficile immaginare che il primo incontro fra la Merkel e Hollande si trasformi subito in braccio di ferro fra l’intransigente sostenitrice del rigore e il fautore di nuove politiche di crescita per l’Europa. Negli osservatori francesi e anche nei media la parola ricorrente in vista dell’incontro di stasera è “compromesso”. Il muro contro muro non conviene a nessuno dei due.
Hollande trova a Berlino una Merkel indebolita dall’esito del voto di domenica scorsa in Renania-Westfalia, ma non per questo la cancelliera sembra disposta a fare passi indietro rispetto alla politica della disciplina di bilancio fin qui perseguita e imposta all’Europa. Tuttavia la Merkel sa di non poter tirare troppo la corda, anche perché in qualche modo si sente sotto assedio. Infatti nelle ultime settimane i contatti fra i dirigenti del partito socialista francese e gli esponenti di punta della Spd tedesca sono stati intensi. Dopo il voto in Renania-Westfalia, stasera Hollande potrebbe essere tentato di far prevalere non solo «la volontà del popolo francese», ma anche quella di una buona parte della popolazione tedesca.
Tuttavia, secondo un’analisi del quotidiano economico La Tribune, è da escludere che la Merkel si pieghi così facilmente. «Se dà l’impressione di cedere al presidente socialista francese», scrive La Tribune, «la Merkel scatenerebbe una ondata di critiche senza precedenti da parte dell’ala destra del partito». Perciò, conclude il quotidiano, «diverse ragioni fanno pensare che l’indebolimento di Angela Merkel la porterà a inasprire il suo discorso politico sull’Europa». Intervistato dalla rete televisiva France24, Peter Altmeier, presidente del gruppo parlamentare della Cdu/Csu al Bundestag, dice che in questo momento sarebbe rischioso cedere sul rigore e invita a trovare insieme soluzioni «immaginative».
«Con la Germania ci sono delle differenze e ce le diremo», ha detto nei giorni scorsi Hollande. Questa mattina, nel suo primo discorso da presidente all’Eliseo, Hollande ha ripetuto che l’Europa «ha bisogno di progetti, di solidarietà, di crescita». «Ai nostri partner», ha aggiunto, «proporrò un nuovo patto che lega la necessaria riduzione del debito pubblico a un indispensabile stimolo economico. E dirò loro che il nostro continente, in un mondo così instabile, ha bisogno di proteggere non solo i suoi valori, ma anche i suoi interessi».
Secondo Gérard Grunberg, politologo a Sciences-Po interpellato dal quotidiano economico Les Echos, per Hollande è importante uscire a testa alta dall’incontro di stasera con la Merkel: «Se si scontra contro un muro, se fa troppe concessioni o se appare come lo sconfitto nel braccio di ferro, Hollande sarà in difficoltà già questa estate. Se al contrario ottiene dei risultati il suo “stato di grazia” durerà almeno fino all’autunno, cioè fino alla prossima legge finanziaria, che sarà molto rigorosa, poiché nel 2013 la crescita si annuncia più debole del previsto».
Intanto, come era ampiamente annunciato, Hollande ha nominato primo ministro Jean-Marc Ayrault. L’annuncio ufficiale è stato dato dall’Eliseo alle 16 e 45, mentre Hollande si stava trasferendo da l’Hotel de Ville all’aeroporto di Villacoublay. Ayrault è capogruppo del Ps all’Assemblea Nazionale e sindaco di Nantes. Il nuovo premier è anche professore di tedesco e germanista. Vedremo se aiuterà Hollande a capirsi meglio con la Merkel.