In Veneto, ci sono solo due capoluoghi di Provincia in cui si vota il 6 e il 7 maggio: Belluno e Verona. Belluno è emblema delle liste civiche (10 su 11 candidati), Verona la città che potrebbe decidere il futuro assetto della Lega. A Cittadella, centro in provincia di Padova con 25mila abitanti, da sempre uno dei simboli di benessere del Nordest, gli occhi sono puntati sul vicesindaco Giuseppe Pan, che si candiderà in nome del parlamentare Massimo Bitonci, arrivato già al secondo mandato. Occhi puntati perché entrambi appartengono alla vecchia guardia leghista che fa riferimento al sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo. E hanno tutte le intenzioni di boicottare il superfavorito Flavio Tosi per l’appuntamento che deciderà le sorti della Lega: il congresso regionale (loro lo chiamano nazionale) del primo giugno, dove i pretoriani di Bossi ed emissari del cerchio magico andranno alla conta con i maroniani.
In Veneto, più che il Lombardia, i maroniani dovranno combattere per avere la supremazia ed evitare che Umberto Bossi si candidi come segretario federale, sancendo cosi la spaccatura della Lega o forse, per i più pessimisti, la sua balcanizzazione. E infatti Massimo Bitonci, soprattutto se il suo candidato vincerà, potrebbe candidarsi contro il sindaco scaligero alla segreteria della Liga Veneta. A Cittadella il Pdl è nascosto dietro una lista civica (Cittadella delle libertà) e corre separato dalla Lega, mentre c’è una lista, “Cittadella Futura”, che – senza dire niente – allude a “Italia Futura”. E così si realizzerebbe il paradosso Tosi: il reietto della Lega Nord, che ha sempre fatto di testa sua, con il gusto dell’azzardo e un gruppo di potere ben radicato, che lo circonda. Amato dai suoi cittadini e sostenuto dai poteri forti e dagli gli uomini importanti del Pdl che si sono sfilati dal partito. Anche per non dover fare la fine dei loro colleghi: secondo gli ultimi sondaggi, il Pdl con An dovrebbe prendere meno del 10%, mentre alle ultime elezioni aveva preso il 28%. Flavio Tosi, invece, potrebbe vincere al primo turno con il 55%, un 28% grazie alla sua lista personale e un 16% grazie alla Lega che a livello nazionale potrebbe scendere addirittura al 4-5%. E così diventerebbe il volto di chi ha salvato la Lega alle elezioni amministrative.
Se invece i dati si dimostrassero sbagliati, Tosi andrebbe al ballottaggio con il candidato della coalizione di centro-sinistra, Michele Bartucco, ambientalista quotato con un 25 per cento e sostenuto con poco entusiasmo dagli altri pezzi del Pd più moderato. Lo sfidante del Pdl Luigi Castelletti, sostenuto anche da Udc e socialisti, dovrebbe arrivare al 12-13% , ma al di là dei sondaggi sono poche le voci contrarie al sindaco scaligero. E nonostante Il Fatto quotidiano si diverta a tirare fuori il suo sinistro passato nell’area dell’estrema destra, c’è uno schieramento trasversale che ritiene che Verona sia governata bene.
A proposito di coalizioni, da pochi giorni Flavio Tosi è sostenuto addirittura anche dal simbolo della lotta animalista leghista, la parlamentare Francesca Martini (cerchio magico, bossiana di ferro), che però pare aver dimenticato che Flavio Tosi è anche presidente regionale della Federcaccia. La politica è fatta così. Anche a Gorizia si è creata una situazione molto bizzarra, con il Pdl che per non perdere l’alleanza con il sindaco uscente Ettore Remoli, ha accettato le condizioni della Lega di presentarsi con una lista civica “Forza Gorizia”, nella quale appare il simbolo dell’Udc, ma non quello del Pdl. E la Lega (il candidato è Stefano Cerretta) ringrazia, rinunciando al proprio simbolo per il sindaco di Cormons (Go), dove a spiccare sarà invece quello del Pdl.
Ma per come vanno le cose, alla vigilia delle amministrative, la cosa più buffa sarà che fra i comuni più grandi, quelli sopra i 15 mila cittadini per intenderci, l’unico candidato del Pdl a vincere potrebbe essere Floriano Zambon, ex democristiano, molto apprezzato dai suoi cittadini e poco amante dei sondaggi (nonostante i sorrisi per chi lo dà al 52 per cento). Zambon potrebbe essere rieletto per la terza volta – dopo la pausa per il divieto che impone di non poter candidarsi per tre volte consecutivamente – contro un candidato anomalo della sinistra, l’ex procuratore di Treviso, Antonio Fojadelli. Sostenuto anche del Terzo polo, Fojadelli non viene dalla sinistra, ma è un conservatore e parla del rinnovamento della politica, facendo storcere il naso agli elettori del Pd. Se cosi andrà si trasformerà in una sorta di paradigma, una storia da raccontare nei dettagli per narrare con dovizia di dettagli la decadenza del partito che con Galan ha governato per vent’anni il Veneto prima dell’arrivo di Luca Zaia.
«Per capire a che punto è arrivata la decadenza del sistema politico basta pensare a un piccolo elenco», spiega Diego Bottacin, consigliere regionale di Verso Nord. «A Jesolo la Lega corre da sola con due civiche, mentre Pd-Pdl-Udc si presentano insieme. La Lega è ovunque separata dal Pdl, ovunque ci sono liste civiche col nome del candidato sindaco, mentre l’Udc è trino: sta un po’ col Terzo Polo, un po’ con il centro-destra e un po’ a sinistra».