Ma dov’è questa benedetta società civile? Si rende conto della partita che si sta giocando a Parma? Ha ragione chi dice che la società civile (i “rappresentati”) è almeno in parte, se non interamente, lo specchio di quella politica (“i rappresentanti”) e per questo la sua rabbia è ipocrita? Oppure ha ragione chi trova in essa il motore che può rigenerare la vita pubblica? Ma poi, questa benedetta società civile è solo un’espressione di classe, e come tale intimamente contraddittoria e impossibilitata a diventare un vero soggetto politico, o è un’entità sufficientemente omogenea da reggere il confronto?
Per rispondere a tutte queste domande ci sono due modi: per gli amanti della teoria si possono rileggere Habermas e Dahrendorf. Per chi invece voglia misurarsi sul terreno della pratica politica si può, appunto, andare a Parma. Solo che, se si segue quello che sta accadendo in questo ore, con il neo sindaco Federico Pizzarotti che riceve solo dei gran “no” dalle persone che vorrebbe avere in giunta, le risposte a quelle domande sono tutte negative.
Il povero Pizzarotti, per comporre la sua giunta, sta chiedendo a destra e a manca, vorrebbe anche avere qualche nome di peso che desse sostanza al suo progetto, ma quella stessa società civile che esalta il Movimento 5 stelle come piede di porco contro casta, abusi dello Stato e sprechi, sembra proprio non volerci mettere la faccia. Sarà, come dicono alcuni, che questa refrattarietà sia dovuta a una paura di pestare i piedi a parte dei poteri locali; sarà, come dicono altri, che a frenarli è il fatto che non si sa quanto andrà lontano la nuova giunta; sarà che governare con quel debito del Comune di 846 milioni fa paura; sarà quel che sarà, ma il quadro mette una certa depressione. Anche perché alla fine siamo il prodotto delle nostre scelte e, se le compiamo in base alle nostre paure, e non in base ai nostri desideri, noi e la società attorno a noi saremo il prodotto delle prime e non dei secondi. Mette i brividi che davanti a quello che sta accadendo al Paese, a guidare le scelte siano ancora i timori e non si riesca invece a tirare fuori un’idealità sufficiente a reggere quei desideri di cambiamento che, almeno sulla carta, dovrebbero al momento avere raggiunto lo zenit.
Prendiamo, ma è solo un esempio, Gian Paolo Montali, pluripremiato commissario tecnico della Nazionale italiana dal 2002 all’ottobre 2007. A Linkiesta che gli ha chiesto dei contatti avuti coi grillini, ha spiegato: «Mi hanno cercato loro, e ovviamente non mi hanno chiesto il curriculum. Cosa gli ho risposto? No, grazie. Non è nei miei progetti entrare nella giunta di Parma, sono troppo impegnato nel mio principale lavoro». Gli uomini di Pizzarotti, racconta, gli avevano offerto le deleghe allo sport, la salute e il benessere: «Li ho ascoltati, li ho fatti parlare, ci ho pensato e poi ho detto loro di no». Tutto ciò dopo aver specificato che «non li ho votati perché sono residente a Traversetolo, in provincia di Parma, ma non mi voglio esprimere».
Certo, in queste sue frasi viene da concentrarsi sul fatto che i tanto strombazzati curricula non siano così determinanti, anche se, in un caso come il suo, forse basta andare su wikipedia. Ma non è questo il punto qui. E, sia chiaro, parliamo di Montali come potremmo parlare di altri. Ma ne parliamo proprio per evidenziare una forte contraddizione che può molto influire sulla politica nazionale.
In alcuni sondaggi di questi giorni risulta che alle politiche il 20% degli italiani voterebbe un candidato qualunque della società civile, un dato che fa impressione, perché significa che la posizione (essere un membro della società civile) fa il valore. Come negli scacchi, dove sulle caselle si può mettere anche un fagiolo che però, messo ad esempio nella posizione del re, acquista quel valore, il valore di re, senza averne la forma. Arrivata però davanti all’esperimento parmigiano, ancora una volta tutta questa gran voglia di società civile sembra sciogliersi come neve al sole, lasciando così spazio a personaggi in cerca di visibilità come Loretta Napoleoni, che non offrono proprio grandi garanzie di serietà. Insomma, cara società civile mettici la faccia. O sul lungo finiremo col dare ragione a quell’ex sindaco di Castellamare di Stabia, Catello Polito, docente di genetica alla Federico II di Napoli, che un giorno disse: «La società civile? E che sono incivile io?».
(il virgolettato di Montali è stato raccolto da Simone Canettieri)