«Me llamo Diego Navarro y yo soy 132», «Soy Carla Moreno Basilio, yo tambien soy 132», «Cecilia Fernandez Lovato, soy 132». «Mi chiamo Diego Navarro e sono il 132», «Sono Carla Moreno Basilio e anche io sono il numero 132».«Cecilia Fernandez Lovato, sono la 132». Le voci si rincorrono una dietro l’altra, animano i video caricati su Youtube, cinguettano su Twitter e riempiono le bacheche di Facebook. A parlare sono giovani universitari messicani, guardano dritto in camera e brandendo il proprio tesserino studentesco continuano a ripetere uno dietro l’altro «sono il numero 132».
E sono tutti 132, perché 131 sono stati i loro colleghi dell’università Ibero, che quasi due settimane fa hanno risposto con un video alle dichiarazioni di Enrique Peña Nieto, candidato del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) alla presidenza della Repubblica messicana, per le elezioni politiche del 1 luglio 2012. Enrique Peña Nieto, contestato dagli studenti durante un incontro tenutosi nell’ateneo, aveva detto ai giornalisti che a fischiarlo non erano stati gli allievi, bensì soggetti esterni, inviati a tale scopo dai suoi oppositori. A scatenare la rabbia degli studenti, oltre alle parole dell’esponente del PRI, la diffusione distorta della notizia da parte dei media, che si sono limitati a definire i ragazzi come “porros”, cafoni o come “entrenados”, persone mandate dagli avversari di Peña per fischiarlo.
Studenti a una manifestazione di “Yo soy 132”
E così, solo pochi giorni dopo, ecco comparire in rete il video “Somos 131”, una raccolta di 131 testimonianze di studenti della Ibero, che tesserino alla mano dichiarano nome e numero di matricola, rivendicando così la propria identità di studenti e il proprio diritto d’espressione.È solo il primo passo: cinque giorni dopo la diffusione del video infatti il movimento “Somos 131” si trasforma in “Yo soy 132”: alunni provenienti da molte altre università messicane esprimono con contributi video il loro sostegno ai colleghi della Ibero, ciascuno di loro dicendo di essere il numero 132.
Pur essendo nato dalla contestazione del candidato presidente del PRI, il gruppo dice di non avere alcun orientamento politico e di battersi in primo luogo a favore di un’informazione che sia trasparente, completa e non manipolata. «Vogliamo difendere la libertà di espressione – racconta uno degli studenti che si sono uniti alla protesta – molti di noi si sono rivisti in quei giovani la cui libertà d’espressione veniva limitata. Vogliamo difendere la possibilità di tutti i ragazzi di avere le proprie idee politiche, di essere persone consapevoli e di protestare per strada se necessario».
«Ora le notizie le diamo noi!»
Non vogliono sostenere alcun partito, ma di certo si oppongono ad una possibile ritorno al governo del Pri, il partito che per quasi settanta anni, dal 1929 fino al 2000, ha detenuto il potere e per il quale Peña è candidato. Nel loro manifesto video, chiedono un cambiamento forte e di poter andare incontro a un Messico diverso che garantisca a tutti i cittadini uguaglianza e possibilità di critica. «Non appoggiamo nessun candidato, ma rispettiamo le opinioni di tutti – spiegano i ragazzi che danno voce al manifesto del gruppo – siamo contro l’astensionismo e il voto nullo, perché riteniamo siano azioni inefficaci in un momento come questo, ciò che occorre è un voto informato, critico». E per garantire un voto sicuro oltre che cosciente, memori delle polemiche legate ai brogli elettorali nelle passate elezioni, Yo soy 132 sta invitando tutti i ragazzi a candidarsi in qualità di scrutatori.
All’attuale presidente e a chiunque vincerà le elezioni il movimento Yo soy 132 chiede: la presenza di temi di interesse sociale nella programmazione dei mezzi di comunicazione e in particolar modo di Televisa e Tele Azteca, le televisioni che insieme costituiscono il duopolio messicano; la possibilità per le scuole di comunicazione di accedere a concorsi per la produzione di nuovi programmi, garantendo così maggiore pluralità; accesso a internet garantito per tutti, sicurezza per tutti coloro che manifestano ed esprimono il proprio pensiero e, nell’immediato, la trasmissione del dibattito elettorale del 10 giugno, in modo che tutti i cittadini possano formarsi un’opinione concreta sulle proposte dei diversi candidati. C’è chi crede che questo sia un movimento a breve termine e che con la chiusura del periodo elettorale non ne rimarrà traccia, dal canto loro i ragazzi non sembrano avere tutta questa fretta, dicono di avere nuove proposte e che continueranno a far sentire la loro voce. Intanto nei loro video iniziano a comparire anche comuni cittadini: commessi, pompieri, venditori di fiori, anziani al parco che pur non essendo studenti, ripetono a gran voce «Yo soy 132». La conta prosegue.