Gilberto Benetton, intervistato ieri dal Corriere della Sera, ha ragione. O meglio, dovrebbe averla. Nessuno investe in opere pubbliche, o comunque nel partenariato pubblico-privato, se non vi è la certezza delle regole. Quando Tremonti provò a modificare le regole sull’ammortamento delle concessioni di opere pubbliche, non fece altro che dare la riprova che in Italia è molto rischioso effettuare investimenti a lungo termine confidando in un quadro giuridico stabile. Per i fondi immobiliari Tremonti ha fatto anche di peggio cambiando le regole in corsa piu volte. La reputazione di un paese si costruisce nel tempo dimostrando di rispettare l’affidamento di chi investe.In un paese normale però le concessioni sono assegnate con procedure competitive trasparenti e i disciplinari di concessione lasciano poco spazio per interpretazioni ed emendamenti. In Italia invece la gran parte delle concessioni è stata assegnata senza gara e i disciplinari si prestano a continue revisioni. Concessioni concepite a favore di soggetti pubblici sono diventate concessioni a favore di privati senza neppure modificarne i contenuti. Non vi è concessionario che non ricerchi proroghe senza gara. Alla fin fine, i concessionari in Italia hanno avuto per molto tempo utili abbondanti con impegni imprenditoriali non proprio esemplari. La sostanza è che ogni paese ha i concessionari che si merita. La teoria vorrebbe regole certe e come concessionari imprenditori dotati di capitali e capacità di intraprendere; la pratica ci ha dimostrato che Italia i concessionari si trovano comunque ma assai piu facilmente tra coloro che sono sicuri di poter trattare e gestire il Palazzo piuttosto che tra coloro che hanno capacità e capitali.(Massimo Malvestio)
25 Giugno 2012