Chiedere a Federico Pizzarotti di parlare di temi nazionali è come estrarre un dente del giudizio a un paziente senza anestesia. «Sono stato eletto per risolvere i problemi di Parma. Su questo mi confronterò semmai con altri eletti e sindaci. Non sono un sindaco tuttologo e nemmeno un esponente del Parlamento, io mi occupo e mi occuperò di Parma» ripete in ogni momento.
Pizzarotti, non vuoi parlare di politica nazionale però qual è lo spirito del MoVimento 5 Stelle? Avrete un’idea guida?
È molto semplice. Per far parte del MoVimento 5 Stelle e candidarti nelle liste devi essere incensurato presentando il certificato penale, non avere svolto altri mandati elettorali e non essere iscritto a partiti. Inoltre, devi condividerne lo spirito di agire fuori da legami di organizzazioni chiuse e autoreferenziali e portarne avanti il programma con coerenza. Questo chiede il blog di Beppe Grillo per “certificare” le liste. Della tua coerenza nei comportamenti e del tuo programma rispondi direttamente ai cittadini. Con il MoVimento 5 Stelle i cittadini partecipano direttamente in Rete, tramite i blog, i portali dove si propongono temi, idee e si discutono e ampliano i programmi. Oppure operano tramite il contatto diretto con banchetti, iniziative e riunioni aperte.
Il rapporto con Beppe Grillo com’è?
Beppe Grillo è il nostro megafono e il garante su queste poche e chiare regole. Ma il programma per Parma e tutto il resto ce lo siamo scritto noi. Non ha interferito sui candidati. Lo stesso avviene in tutte le altre realtà. Se ci sono comportamenti incoerenti, tentativi di assalto di vecchi riciclati poi la Rete è implacabile. Mi sembra veramente puerile e in malafede voler dividerci da Grillo e chiedere ogni volta un’opinione su quello che dice Beppe che non è candidato e non lo sarà neanche alle elezioni politiche.
C’è stato chi ha criticato una tua frase in una intervista dove hai affermato «A Parma non ha vinto Grillo, i cittadini hanno votato noi».
Non era una polemica contro Grillo come i soliti faziosi vogliono interpretare. Semplicemente ho detto la verità. A governare Parma ci sarò io e gli altri venti consiglieri eletti, insieme agli assessori che verranno scelti per le loro competenze. Del resto sono chiare le mie parole espresse su facebook la notte delle elezioni «Grazie a tutti. I miei cittadini, il nostro gruppo, mia moglie e il grandissimo Beppe senza il quale non avrei iniziato questa strada».
Non amate i talk show televisivi, ma la notte delle elezioni anche tu non ti sei sottratto…
Sì, in quei momenti mi sembrava giusto per rispetto dei cittadini non sottrarmi anche al confronto televisivo. Ma come ho scritto su facebook e twitter già la notte di lunedì 21 maggio: «Grazie a tutti i giornalisti, ma da domani vorremmo iniziare a lavorare per i nostri cittadini. Rivediamoci tra un po’ per un primo bilancio». A ognuno il suo ruolo. Non penso che i cittadini siano interessati a vedere persone elette nelle istituzioni che chiacchierano e litigano ogni sera tra loro, invece che impegnarsi e dibattere dove si fa la vera politica: tra la gente e nelle istituzioni democratiche.
Il vostro programma per Parma riflette quello del MoVimento 5 Stelle a livello nazionale?
Certo, ci sono i grandi temi adattati alla realtà di Parma, più altri temi locali come è giusto che sia. Si parla di stop al consumo di suolo, efficienza energetica, rifiuti zero, acqua pubblica, economia sostenibile, fonti rinnovabili, democrazia diretta e partecipata, trasparenza, nuove tecnologie e banda larga.
Quali sono le prime tre emergenze che intendi affrontare e che possono essere paradigmatiche anche della situazione politica italiana?
Al primo punto c’è il debito del mio Comune. Una vera e propria voragine lasciata dai precedenti amministratori. Si parla di oltre ottocento milioni di euro. La nostra sfida è fare un bilancio consolidato per capirne la reale entità, spiegare ai cittadini in maniera semplice qual è la situazione, prendere insieme le decisioni. Nella voragine del debito sono incluse anche le società partecipate dal Comune. Qui l’analogia con l’Italia mi sembra evidente…
Un grande tema della vostra campagna elettorale è stato lo stop all’inceneritore che la Provincia e Iren stanno costruendo alle porte della città.
Una scelta sbagliata e antieconomica di questi anni che cercheremo di fermare a tutti i costi. I cittadini hanno parlato chiaro dandoci il voto. Negli anni precedenti la provincia con Vincenzo Bernazzoli e il Comune non hanno mai voluto ascoltare i cittadini. Il referendum è arrivato con il voto dei cittadini. Tenete presente che anche all’interno della coalizione di centrosinistra c’erano alcuni oppositori a questo progetto senza senso che crea danno alla capitale della Food Valley.
Come fermare tutto?
Per prima cosa fare il punto con Iren Spa sullo stato di avanzamento dei lavori. Tenendo conto che sul cantiere, oltre a una spinosa vicenda finita al Tar, ci sono anche due procedimenti d’infrazione avviati dalla Commissione europea che ha contestato l’affido diretto dell’appalto alla multiservizi Iren e contesta il costo, dichiarando che risulta essere 315 milioni di euro e non di 191 milioni di euro.
Il tuo avversario Vincenzo Bernazzoli ha parlato di penali da pagare.
Discuteremo di queste vicende con Iren Spa, della quale anche il Comune di Parma è azionista. Apriremo un tavolo di confronto con esperti. Una società multiservizi olandese – la Van Gansewinkel Groep – già più di un anno fa si era resa disponibile per uscire dal passato rappresentato dall’inceneritore.
In che modo?
Dividiamo in due la questione. Questa società olandese ha diversi inceneritori ma ha deciso di chiuderli tutti in una decina d’anni puntando, di fatto, su rifiuti zero, riciclo e compostaggio sempre più spinto e la riprogettazione degli imballi in collaborazione con le imprese del territorio. Ha già chiuso alcuni inceneritori a fine ciclo di vita. In attesa di chiuderli tutti, portando i vecchi impianti a fine ciclo, dal momento che hanno sempre meno rifiuti da bruciare hanno deciso di accettare rifiuti da chi non vuole costruire inceneritori o mettere in discarica ma al tempo stesso punta su analoghe politiche chiamate “Cradle to Cradle” dalla culla alla culla e rifiuti zero. È un’ipotesi da valutare sul mercato, insieme ad altre.
E c’è già un piano alternativo da parte vostra?
Il Comitato Corretta Gestione Rifiuti di Parma ha redatto un progetto alternativo con la collaborazione di esperti che lavorano anche con l’Unione europea, come Enzo Favoino, e che sono stati fondamentali nel progetto alternativo che ha permesso il superamento del sistema d’incenerimento a Reggio Emilia. Qui si producono più rifiuti che a Parma e arriveranno ad avere solo ventitremila tonnellate annue da smaltire. Ora l’assessore provinciale all’ambiente, Mirko Tutino, sta lavorando per dimezzarle con appello di non realizzare l’inceneritore per salvare la Food Valley.
Perché per voi questa battaglia è così importante?
Perché la gestione dei rifiuti è lo specchio della società e della nostra vita. Il Parlamento europeo ha votato qualche settimana fa una risoluzione, chiedendo il divieto di combustione di qualsiasi materiale che sia compostabile e riciclabile; e dal momento che tutto lo è oggi, avviare un inceneritore nella città dell’Authority Alimentare europea e nella capitale della Food Valley è l’ultima cosa da fare. Poniamo rimedio e diventiamo un esempio a livello europeo e mondiale.
Se non ce la farete e Iren vorrà batter cassa con possibili penali?
È tutto da verificare. A quel punto la parola tornerà ai cittadini di Parma. Chiederemo loro con un referendum senza quorum se vorranno pagare le penali oppure tenere un inceneritore alle porte di casa. Questa è la filosofia di governo con i cittadini che ci contraddistingue. Ma confido di non arrivare a quel punto. Le soluzioni si possono sempre trovare dove c’è la volontà.
Hai parlato molto di partecipazione.
È il punto fondamentale della filosofia del MoVimento 5 Stelle. I cittadini devono tornare a partecipare, proporre, essere protagonisti nelle scelte. Non abbiamo chiesto il voto per poi comandare. Abbiamo chiesto il voto per governare insieme ai cittadini per i prossimi cinque anni.
Come?
Introducendo forme di democrazia diretta come il referendum propositivo senza quorum, il bilancio partecipato dove parti di spesa vengono decise insieme ai cittadini, dar voce ed ascoltare i comitati, i cittadini.
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