E’ il 17 giugno. La Grecia è chiamata al voto. “L’ora delle urne – Storiche elezioni dopo i colonnelli”, titola “Καθημερινη” (“il Quotidiano”), uno dei maggiori giornali nazionali. Quasi 10 milioni di cittadini oggi hanno infatti la possibilità di scegliere molto più di un partito. Stanotte, come una mitologica previsione funesta, Atene bruciava: 4 incendi sono divampati, necessitando l’intervento di 170 vigili del fuoco e ferendone tre. È un voto della paura, stavolta? Alle urne, la risposta sembra essere negativa: è piuttosto un voto stanco quello che accompagna i votanti ai seggi. “È la seconda volta che veniamo: deve finire questo scherzo”. Spaventati, pochi. Indignati, molti. E come da perfetto manuale di storia, c’è chi per questo ha votato gli estremi: “Non mi piace essere minacciato da nessuno, né dalla Grecia né dall’estero”. Pur non credendo nella pericolosa ideologia razzista, il piccolo imprenditore 40enne spiega con piglio secco: “voterò Alba Dorata, perché sono contro un ordinamento politico che non tollerò più. E soprattutto, contro il Memorandum”. Μνημονιο (Mnimonio) in greco: la parola magica che sta frantumando l’Ellade, e che da domani dovrà ricomporla.
Entro il 30 giugno il Parlamento ellenico, qualunque formazione uscirà stasera dai seggi a cui si sono presentati ben 21 partiti (15 in meno rispetto al mese scorso), dovrà varare tagli per ulteriori 11 miliardi alla spesa pubblica. Conditio sine qua non per accedere alla prossima tranche di aiuti, fondamentale per le languenti casse dello Stato. Proprio su questo, a giocarsi la partita elettorale la destra conservatrice Nea Dimokratia e la sinistra radicale Syriza, che stando agli ultimi sondaggi si attestano attorno al 25-30% ciascuno. Chi vota Antonis Samaras, subisce l’esigenza dell’affidabilità di un leader in politica da decenni. Chi invece sceglierà l’ingegnere 38enne Alexis Tsipras, pensa al futuro di bambini e nipoti. Altra candidata in lizza, Angela Merkel, che ieri sera non ha mancato di dare il suo decisamente poco velato indirizzo di voto: “E’ molto importante che nelle elezioni di domani il risultato sia la formazione di un governo che dichiari di tener fede agli accordi”.
Ma questa “Deutschland űber alles”, come dicono per le scuole di Salonicco, ai greci non piace. Molti preferiscono non rilasciare commenti sulla cancelliera, soprattutto di prima mattina: “non mi far insultare, non ho ancora fatto nemmeno colazione”. Altri non risparmiano insulti che è preferibile non replicare in forma scritta. Ma qualche mea culpa c’è: “la Merkel sta facendo il suo lavoro. Siamo noi che dormiamo”, dice una mamma, commessa, due bambini al collo e una bella X sulla Nea Democratia.
Un impiegato pubblico invece, ex Nea Dimokratia ora Syriza, spiega: “Non voglio vergognarmi di essere greco. Adesso i greci si vergognano, e questo a causa dei governi che hanno avuto”. Basta bipolarismo forzato tra due partiti monolitici: “Syriza è una formazione nuova, magari questa è la volta in cui avremo un presidente che possa rappresentare seriamente la Grecia all’estero” . E la Merkel? “Sebbene sia un burattino nelle mani delle forze economiche, sta facendo l’interesse del suo paese. Come faccio a parlare male di un governatore che fa gli interessi dei propri cittadini? E’ proprio quello che i greci non hanno mai fatto”. Chi vota ND sembra fidarsi più degli aiuti che verranno dalla Germania, che non del partito e del suo programma, si cui nessuno parla.
L’entusiasmo però c’è ancora, sepolto fra le macerie della fiducia politica: Leonida e Zeta, due anziani signori dal volto allegro, hanno vissuto una vita in Italia come rappresentanti della ditta Castellini: “ma abbiamo sempre votato a sinistra. Berlinguer, quello si che era la persona giusta”. Parlando in Italiano, spiegano perché hanno votato la Sinistra Democratica, non Syriza: “ci vorrebbe un governo di coalizione, ma non è possibile in Grecia. In questa contrapposizione tra leader, non s’intravede nessuna possibilità di governabilità di una situazione che si porta dietro 1,3 milioni di disoccupati”. Il punto, sottolineano ripetutamente è che “abbiamo vissuto in una ricchezza che non aveva basi”.
La tendenza più diffusa però, non è votare per convinzione, ma regalarsi a un partito pur di non votarne altri. Un operaio in pensione, Sinistra Democratica (all’8% il 6 maggio)prima, Syrisa ora anche per far contenti i figli, dice: “volevo punire i due asini: quelli che rubano e quelli che strarubano”, e mentre infila la scheda nell’urna, esplode “voglio punire questi cretini”. Stessa cosa un meccanico di 30 anni, un tassista in pensione che fu Pasok e una giovane coppia che eppur per lo stesso motivo, preferisce affidarsi al partito di Karamanlis: “c’è disorganizzazione in tutto, così almeno ci sarà una discussione e si sarà costretti a collaborare, perché il popolo non resiste più. Non abbiamo votato altri partiti perché fra loro non c’è la volontà di mettersi d’accordo”.
Chi ha votato Pasok, dopo una vita da impiegato pubblico, risponde senza esitazione “ho sempre votato Pasok e non cambierò mai perché mi fido di loro. Pasok è tutto per me”. Ma c’è anche chi dai socialisti passa al “nemico”, come se non ci fossero valori in ballo, ma solo metodologia di governo.
Un pensionato la dice lunga: “Ho votato ND perché così dovevo fare. Prima votava Pasok, ma visto che da Syriza possiamo aspettarci solo il peggio, perché con Tsipras torneremo alla Dracma, ho dovuto scegliere ND. Non posso continuare a farmi fregare dal Pasok”. E niente KKE per i lavoratori? “Gli operai hanno paura, votano ND”, spiega una ragazza che ha votato Syrisa “in cerca di una vera sinistra” . E prosegue: “la leader dei comunisti non è capace di gestire nemmeno le sue parole. Sembra non viva in Grecia. Anzi, probabilmente è rimasta nell’Unione Sovietica”.
Ma eccoli, i comunisti greci: “La mia pensione? Gli hanno tolto mille euro, faccia lei”. Cartellino del KKE, il partito intenzionato a uscire dall’Euro, l’anziano signore stile Buena vista social club è un’ex impiegato pubblico. Tabacco alla mano, accanto a un compagno ottuagenario sotto a un cappello di paglia, presenzia il banchetto in un quartiere operaio, dove però la ND sembra avere solide radici. Qui, fra anziani comunisti e conservatori, di Syriza non c’è quasi traccia. Tranne uno: “ho votato Tsipras alle scorse elezioni per rabbia. Ma ora bisogna essere seri: serve qualcuno che possa rappresentarci e non un giovane a cui piace parlare. Non c’è tempo per le chiacchiere”. E dunque il 40enne disoccupato, torna sui suoi passi e riconsegna il suo voto nelle mani di Samaras. E un’anziana georgiana ottuagenaria: “dalla me*** siamo passati alla me***: servono i giovani”. Largo ad Alexis, quindi.
Non la pensa così un ex membro dell’esercito: “sono solo due i partiti che hanno le caratteristiche per governare, ma il leader unico è Samaras, perché può garantire alla Grecia di rimanere nell’Eurozona.
LA Germania deve rispettare la Grecia perché qui è nata la democrazia. Non siamo un paese che chiede le elemosina, ma uno dei primi 17 membri dell’Unione. Ringrazio Dio che sia stato eletto Hollande, che si prenderà cura dei paesi del Mediterraneo”. Rabbia e confusione.
C’è anche chi ha votato partiti extraparlamentari, perché “Syriza parla di utopie”.Dimiurgia Ksana, invece “è un partito più realistico”. Il fatto che alle scorse elezioni non abbia raggiunto nemmeno il 3 percento, la dice lunga sulle contraddizioni che segnano le schede. Ma una cosa è certa, protesta un’elettrice:
“Non ci serve essere puniti, ma avere soluzioni”.
L’ultima volta l’astensionismo ha rasentato il 40%. I ragazzi dell’exit poll, spiegano che anche se è presto, l’affluenza è buona. “Sono delusi, stufati e confusi. Ma soprattutto sono troppo arrabbiati per regalare il loro voto”. E aggiungono: “Le persone non sanno più a chi crede e a chi no. A causa della troppe informazioni discordanti, alla fine rimangono ai vecchi valori. Oppure vengono a votare senza nemmeno rendersi conto di chi”.
(con la collaborazione di Maria Katsiou)