E nel pieno di Vatileaks la tv della Cei propone “l’Inchiesta” (su Gesù)

E nel pieno di Vatileaks la tv della Cei propone “l’Inchiesta” (su Gesù)

Quando viene riproposta un’opera come “L’Inchiesta” è naturale che Linkiesta, anche per semplice curiosità, se ne occupi. Breve antefatto: nella lunga visita del Papa a Milano è stata molto seguito sul digitale terrestre il canale televisivo TV2000, che ha assicurato tutte le “dirette” dei tantissimi eventi in programma. E che spesso, nell’opinione comune, ha fornito un servizio ben più completo ed efficace della medesima RAI (che pure ha scontato come credibilità gli strafalcioni del TG3 sul concerto alla Scala). Allora sull’abbrivio dell’interesse suscitato non sembra un caso che la tv della CEI abbia proposto ieri in prima serata il film “L’inchiesta”. E forse non è una sorpresa per chi conosce la fantasia creativa di Dino Boffo tornato alla guida della tv della CEI dopo il lungo calvario di fango attraversato nel 2009-10.

Il film diretto nel 1986 da Damiano Damiani riprende un’idea originaria di Ennio Flaiano per immaginare una missione politico-giudiziaria che dal centro dell’Impero viene mandata nella Giudea degli anni 40-50 per cercare di risolvere l’enigma di quello strano Gesù di Nazaret, crocifisso e poi sparito. I suoi sostengono che sia risorto e la cosa continua a fare rumore, giungendo ad incuriosire (se non inquietare) il governo di Roma e lo stesso imperatore Tiberio. Ecco che allora arriva a Gerusalemme, con diretto comando imperiale e con pieni poteri , Tito Valerio Tauro, il più brillante investigatore di cui disponga la giustizia romana, con il compito di sciogliere il mistero, ritrovando il corpo dell’uomo messo a morte da Ponzio Pilato.

L’inquirente (che ha il volto di Keith Carradine) si scontra ben presto con il governatore Pilato (interpretato da Harvey Keitel), di cui disapprova la gestione poco avveduta del caso e soprattutto la aperta sottovalutazione della vicenda che può diventare ben pericolosa per il potere di Roma. (“Se si afferma il messaggio di fratellanza del Nazareno – commenterà tra il preoccupato e l’affascinato il protagonista che è andato a fondo sul senso della nuova religione – poi svanisce il nostro potere e i popoli non ci obbediranno più”).

Per stroncare il pericolo l’unica via d’uscita è trovare ed esibire il corpo del crocefisso: il sepolcro è vuoto, il cadavere trafugato perché è inconcepibile credere che un giustiziato davvero sia risorto. E non si accontenta del corpo che gli fa portare Pilato, interessato solo a liberarsi di quel legato imperiale che può mettere in discussione la sua carriera e il suo modo “politico” di governare (mentre la moglie di Pilato, Claudia Procula, non nasconde all’ospite tutte le sue inquietudini, accrescendo le domande eistenziali). Per il suo senso del dovere e il bisogno di chiarezza, l’inquisitore non accetta una spiegazione qualsiasi, vuole arrivare ad una verità incontestabile, conducendo interrogatori spietati e seguendo tutte le piste investigative con gli strumenti e la forza militare a disposizione del potere legittimo.

Si convincerà infine della possibile “morte apparente”, verificata con l’intervento di maghi-stregoni su uno zelota condannato e anch’egi crocifisso. Allora Gesù può essere vivo, rifugiatosi con Maria di Magdala tra le montagne, accanto a un villaggio di lebbrosi. Tauro ci va, travestito da pastore giudeo: incontra lei e non lui, E viene addirittura scambiato per il Maestro e inseguito dai malati che sollecitano guarigioni. La sua missione, onestamente lo ammette, è fallita: ma il potente inquisitore verrà fatto uccidere da Pilato, troppo “politico” per rischiare di venire messo in discussione con Roma.

Fin qui un film molto denso e ben curato che a suo modo risponde dell’interrogativo terreno sull’enigma del Cristo. E’ infatti più che plausibile che allora un potere antico e accorto, come quello dell’Impero romano, volesse andare a fondo sulle origini di quella “setta” religiosa, non più solo ebrea, che da subito turbava non solo l’ordine pubblico, ma la stessa supremazia assoluta del potere civile. D’altronde lo ricordava intorno all’anno 200 lo stesso neo-convertito Tertulliano che nella polemica intellettuale con i filosofi pagani li invitava a cercare nei “vostri archivi imperiali, dove si parla di Gesù il Nazareno…”. Gli archivi sono perduti da secoli, ma il mistero umano del Cristianesimo e del suo dialettico rapporto con il potere terreno resta aperto anche a duemila anni di distanza.

E non è detto che l’obiettivo principale del film “L’inchiesta” non sia ancora attuale: più della metà infatti dei teologi e dei biblisti (e pure di parte cattolica) spera in cuor suo che l’archeologia ritrovi alla fine quelle ossa tanto cercate, in modo da derubricare la resurrezione ad un fatto simbolico e quindi più accettabile al sentire comune contemporaneo. Che l’interesse non sia spento lo prova un fatto più leggero: quando si fanno i sondaggi sulla “macchina del tempo”e cioè a quale avvenimento si vorrebbe poter assistere di persona, è alla croce e al sangue del Golgota e insieme alla luce della tomba vuota che si indirizza la stragrande maggioranza degli intervistati. Forse serve, nel lavoro della comunicazione, l’abitudine alle domande aperte che restano da “L’Inchiesta”: magari anche per Linkiesta…

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter