La vera contestazione elettorale in Grecia, sta avvenendo fra Alexis Tsipras e un candidato incandidabile: la cancelliera tedesca Angela Merkel. Dal comizio conclusivo di quella sinistra, Syrisa, che sta mandando in tilt i partiti monolitici ellenici, il giovane Tsipras, garofano alla mano e camicia rosa, dal palco di Piazza Aristotelous di Salonicco invita la cancelliera tedesca a farsi eleggere in Grecia, così da poterla governare direttamente.
Seppur in maniche di camicia e aplombe, contornato da giovani e telecamere, resta strafottente come quando era leader dei contestatori all’Università: «Basta signora Merkel, porti via i suoi burattini – riferito a Samaras e Venizelos, rispettivamente candidati di Nea Democratia e Pasok – La invito a candidarsi e farsi eleggere direttamente». E sostegno del politico già ribattezzato dai media il Kennedy del Partenone, affianco a lui sul palco a suggellare l’asse tedesco-ellenico, Gabi Zimmer, euro deputata ed esponente della Linke tedesca: «vi porto la solidarietà della sinistra tedesca: in questo momento a Berlino stanno manifestando», ha esordito. Grecia e Germania uniti da un’unica elezione che potrebbe determinare le sorti di entrambe. «Domenica il popolo greco deciderà per il proprio paese, e questa decisione dovrà essere rispettata da tutte le istituzioni, specialmente da Angela Merkel», tuona la politica greca.
A riprendere l’attacco nei confronti del Bundesstaat è lo stesso Tsipras, che rimanda al mittente la paura come arma politica: «I tedeschi si stanno comportando come durante la seconda guerra mondiale, quando usavano terrore e volantini per chiedere al popolo greco di arrendersi». Stesso si dica per Samaras e Venizelos, ai quali secondo il leader, non sarebbe rimasto altro che la paura per acquisire consenso, ma «come fa un lupo a proteggere le pecore?».
La “linea rossa” fra i due paesi, che a differenza della Kennedy-Kruscev è molto meno personale perché si gioca sulla linea comunicativa dei media, è diventata sempre più calda nell’ultima settimana. Dalla piazza che in cui lo stesso Karamanils manifestò nell’anno della sua vittoria (2004), Tsipras risponde non ai giornali del suo paese, ma a un attacco quantomeno insolito del Financial Times Deutschland, che ieri si è dichiaratamente schierato, “consigliando” al popolo greco di votare Nuova Democrazia. «Il FTD ha con la maggioranza della Grecia un interesse in comune: che il Paese mantenga l’euro – si leggeva ieri sulla testata – Per questo motivo il FTD farà quest’oggi un’eccezione. Darà indicazioni di voto».
E nonostante ammettesse che il partito da loro suggerito avesse «ingannato» il Paese, e che sia corresponsabile della «miseria» in cui il esso si trova, il quotidiano prosegue con un consiglio che sembra più un diktat, se non una minaccia: «perché il Paese venga governato con ordine, vi consigliamo di votare Nuova Democrazia».
Un ‘intromissione, quella tedesca, mal tollerata dai greci, e forse alla base della crescita di consensi che sta registrando la sinistra radicale di nome e di fatto. Invece «ci sono soluzioni alternative alla paura e al memorandum – rilancia Tsipras – la Spagna non si è distrutta, né è uscita dall’Euro, pur non avendo sottoscritto alcun impegno. Magari – ironizza – i nostri politici avessero letto il memorandum come hanno letto il mio programma». Lui l’ha fatto, lo rifiuta, come non smette di ripetere, ma si tiene ben stretta la moneta unica: «la stabilità economica è il nostro fine».
La soluzione alternativa: questo è il cardine su cui poggia la credibilità conquistata da Tsipras negli ultimi due mesi: la sicurezza di non uscire dall’Euro, ma allo stesso tempo il sollievo di intravedere una possibilità al soffocamento imposto dalle misure attuate per ripianare il debito. «L’uomo più pericoloso d’Europa», come viene definito in Germania, tranquillizza la platea composta di giovani, molti ancora minorenni, sindacalisti, ex-socialisti e anziani comunisti, trai quali il partigiano Manolis Glezos, l’uomo quasi novantenne che nel 1941 ammainò la bandiera nazista dal Partenone e che ancora qualche mese fa, durante una manifestazione, si è “meritato” manganellate dalla polizia. Riscuote applausi ed entusiasmo politico come in Italia non se ne vedono da un po’, il giovane demagogo, che promette battaglia: «le prime misure che adotterò, saranno l’abolizione dell’immunità parlamentare e una riforma della legge elettorale».
Tra i cartelli che inneggiano alla “Resistenza” e al “Sovvertiemento”, bandiere greche con scritto “non in vendita”, e la colonna sonore che va dai canti operai a quelli della resistenza anni ’70 fino a Bruce Springsteen e “People have the power”, le persone con i loro problemi reali, spiegano cosa rappresenta “Alexis”: «Io non voto da anni – dice Georgos, 38 anni e studente di psichiatria, orientamento liberale – ma Syriza sa combinare la politica al comando del popolo». Le tante bandiere greche in piazza, «sono la nostra risposta a Samaras», spiega, che in uno dei suoi spot elettorali, mostrava la bandiera a mezz’asta in segno di lutto, in caso di vittoria del giovane avversario.
Stavros, 70 anni, gira per le case a riallacciare l’elettricità staccata ai greci, con occhi tristi, dice: «qui prima che un fatto economico, è un fatto di democrazia. Non c’è più la democrazia, in Grecia». Prima di andare via, mentre le migliaia di persone e bandiere che hanno riempito la piazza affacciata sul Golfo di Thermaikos defluiscono, Stavros torna indietro e dice: «You have to take care of Italy: we don’t want to say welcome into the club. Think of it».