Con un mese e mezzo di ritardo rispetto a quanto previsto dal decreto Salva Italia, il Consiglio dei ministri – nell’ambito della spending review – ha licenziato ieri il decreto di dismissione degli asset pubblici, che avverrà in due step con il coinvolgimento dalla Cassa depositi e prestiti. L’ente che gestisce il risparmio postale, controllato dal ministero del Tesoro, sta via via assumendo un ruolo operativo sempre più centrale nell’azione del governo Monti. E fonti interne confermano che il modello da seguire è quello della tedesca Kfw. Una spia della concreata possibilità che in sede comunitaria sia approvata la detrazione dal conteggio del deficit della spesa pubblica per investimenti, la cosiddetta golden rule. Peraltro, secondo le regole contabili di Eurostat, le “casse depositi e prestiti” che conseguono più del 50% degli utili sul mercato non contribuiscono a formare nuovo deficit e debito.
L’ente presieduto da Franco Bassanini, come ha sottolineato ieri in conferenza stampa il viceministro dell’Economia, Vittorio Grili, è stata chiamata in causa in primis su «un’operazione a forte valenza industriale». Si tratta dell’acquisto, perfezionato entro un mese, di Sace, Simest e Fintecna, che passeranno dal Tesoro alla Cdp con un beneficio di 10 miliardi di euro in termini di riduzione del debito pubblico nazionale. Soldi che saranno utilizzati o per «il riacquisto di titoli di Stato o dei crediti commerciali non ancora pagati dalla Pa», ha detto ancora Grilli.
La seconda iniziativa della Cdp riguarda invece la dismissione degli immobili pubblici. Quest’ultima, al netto dei dettagli tecnici ancora da definire, prevede la creazione di un nuovo fondo Cdp, con una dotazione iniziale da un miliardo di euro, «che diventa la controparte o una delle controparti possibili con il Demanio» per acquistare gli immobili della Pa e rivenderli al privato «con un meccanismo strutturato multi annuale» e un funzionamento «rotativo», ha spiegato Grilli.
Il medesimo meccanismo sarà inoltre applicato alle partecipazioni mobiliari, leggi ex municipalizzate: «La Cdp ha strutturato un fondo mobiliare per la loro aggregazione e vendita, anche in questo caso si tratta di una struttura permanente che potrà ricevere nuovi asset dallo Stato e dai Comuni», ha concluso Grilli. Questo veicolo – finalizzato ad acquisire quote di minoranza con poteri di governance nelle utilities locali, come si legge sul comunicato di Cdp – verrà dotato di un miliardo di euro da parte del Fondo strategico italiano, mentre «ulteriori risorse proverranno da altri investitori che potranno sottoscrivere quote di partecipazione fino al 49%», recita ancora la nota dell’ente guidato da Giovanni Gorno Tempini.
Il fondo immobiliare, che conterrà i 12mila palazzi già finiti nella white list del federalismo demaniale, funzionerà così: un Comune darà mandato alla Cdp di vendere un immobile per conto suo, a quel punto starà alla Cdp trovare compratori e liquidarlo subito, oppure conferirlo in un portafoglio per valorizzarlo. Ovviamente anche gli investitori istituzionali saranno invitati ad acquistarne delle quote. Ivano Ilardo è l’amministratore delegato di Bnp Paribas Reim Sgr, uno dei principali operatori del settore in Italia, basti pensare alla gestione degli immobili dismessi dal Comune di Milano qualche anno fa. Alla domanda de Linkiesta sul coinvolgimento di Bnp Paribas nel nuovo fondo Cdp risponde: «Perché no? Noi siamo sempre aperti a valutare tutti i progetti», ma si riserva un giudizio sulla bontà del piano una volta che saranno chiari tutti gli aspetti tecnici.
«Oggi il contesto di mercato è estremamente difficile», osserva Ilardo, che continua: «Le transazioni monitorate dagli operatori del settore, che si riferiscono a operazioni tra “istituzionali” e coinvolgono grandi operatori nel settore non residenziale, nel primo trimestre dell’anno hanno toccato il record storico negativo dal 2006, a quota 400 milioni di euro». Tanto per dare un’idea, nel quarto trimestre 2011 la cifra è scesa a 800 milioni, rispetto agli 1,2 miliardi di euro del primo trimestre dell’anno scorso.
Secondo Ilardo, è improbabile assistere a una vera e propria svendita per fare cassa subito: «Quando si parla di portafogli immobiliari è difficile che, fatto 100 il valore del singolo immobile, il valore della quota del fondo derivi dalla somma aritmetica degli immobili conferiti. È però opportuno considerare, per il mercato italiano, uno sconto che va dal 10 al 20 per cento».
Ciò che spaventa di più gli investitori esteri, d’altronde, non è la recessione che ha colpito il mercato italiano, quanto l’incertezza delle regole che lo governano. Un esempio che riguarda da vicino Bnp Paribas, con Idea Fimit, Prelios, Investire Immobiliare, Hines Italia, Sorgente e Beni Stabili Gestioni, è il bando indetto dal ministero della Difesa per individuare una Sgr in grado di valorizzare le caserme, creando un portafoglio dal valore di 1,3 miliardi di euro, in grado di generare commissioni per 62,5 milioni. Le indicazioni per la richiesta di pre qualifica, pubblicate a fine dicembre, scadute a febbraio 2012, prevedeva che il ministero della Difesa si prendesse tre mesi di tempo per pubblicare i risultati. Il 30 maggio, invece, il ministero ha comunicato un rinvio della scadenza dei termini al dicembre. In pratica, lamentano gli operatori del settore, il piano è stato messo in stand-by. Un modus operandi incompatibile con i 1.934 miliardi di debito pubblico che grava sulle spalle dell’Italia, e con la salvaguardia del risparmio privato che la Cdp utilizzerà per ridurlo.
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