BRUXELLES – La Banca Centrale Europea presenta lacune e difetti nell’analisi e nella gestione dei rischi. In tempi normali, quest’analisi della Corte dei Conti dell’Unione Europea – contenuta in un rapporto datato 27 marzo 2012 ma reso noto solo lunedì scorso – sarebbe apparsa una questione per pochi tecnici addetti ai lavori. In tempi di crisi, di massicce operazione di liquidità da 1.000 miliardi di euro (Ltro), di programmi di acquisti di bond di paesi in difficoltà (Smp, con un’esposizione di almeno 200 miliardi di euro su titoli di paesi a rischio) fa tutto un altro effetto. Il rapporto, firmato dal presidente della Corte Vítor Manuel da Silva Caldeira, è intitolato «Relazione sull’audit della gestione dei rischi della Banca centrale europea per l’esercizio finanziario 2010». La Bce ha risposto, precisando alcune migliorie nel frattempo intervenute, dichiarando però di «accogliere» quattro delle sette raccomandazioni della Corte, ammettendo così la fondatezza dei relativi rilievi.
«Alla Bce – recita il rapporto di 38 pagine – vi è una netta separazione tra la gestione dei rischi finanziari e la gestione di quelli operativi, che accresce il rischio che la visione delle esposizioni riguardanti l’intera Bce possa non essere completa». La Corte lamenta che «non è stato istituito alcun organo unico, indipendente, come un Direttore rischi o un Comitato per la gestione globale dei rischi. Al momento dell’audit, il membro del Comitato esecutivo incaricato della gestione dei rischi aveva anche una serie di altre aree di responsabilità, mentre un Direttore rischi (come invece fa, ricorda la Corte, la Bank of Canada, ndr) si concentrerebbe esclusivamente sulla gestione dei rischi». Ed è proprio direttore o di un comitato unico sui rischi, afferma la Corte, che urge alla Bce. Secondo il rapporto, «l’assenza di una funzione di gestione dei rischi gerarchicamente indipendente accresce il rischio che le tematiche concernenti la gestione dei rischi non ricevano sufficiente priorità».
Rilievi cui l’Eurotower replica affermando che «questa struttura organizzativa è comune tra le banche centrali e le organizzazioni affini» e che «l’attuale struttura organizzativa per la gestione dei rischi presso la Bce offre un quadro efficiente per la ripartizione dei compiti sotto la responsabilità collegiale del Comitato esecutivo per la gestione complessiva dei rischi della Banca». La Banca Centrale dà in sostanza ragione, invece, alla Corte dei Conti su un altro rilievo importante: «dall’audit – si legge nel rapporto – è emerso che non vi è integrazione tra la valutazione annuale dei rischi operativi ed il ciclo di programmazione strategica e finanziaria della Bce», una grave lacuna che la Corte chiede di colmare.
Ci sono anche aspetti che riguardano la trasparenza. Così, lamenta il rapporto, «i conti annuali della Bce contengono solo succinte informazioni su certe questioni di gestione dei rischi invece di riportare un quadro d’insieme del processo di gestione dei rischi nell’organizzazione, i rischi cui essa fa fronte e l’approccio seguito dai dirigenti riguardo a detti rischi». Non è finita: «Le verifiche ed i colloqui operati dagli auditor della Corte – prosegue il rapporto – hanno confermato che il reporting della performance viene effettuato periodicamente ed è trasmesso ai dirigenti in modo tempestivo. Tuttavia, è stato notato che, ai fini del reporting della performance interno alla Bce, gli standard Gips (Global Investment Performance Standards, un insieme di principii etici standard applicabili a tutto il settore, creati e gestiti dall’Istituto degli analisti finanziari abilitati, Cfa ndr) ritenute essere la migliore pratica, non sono stati pienamente rispettati». La Bce conferma il rilievo, spiegando però che non rispetta il Gips «in quanto non interamente applicabile alle proprie attività di banca centrale».
Non mancano problemi sulla consapevolezza, da parte del personale, del quadro di gestione dei rischi operativi. «L’indagine del 2009 – scrive infatti la Corte – ha mostrato che circa il 40 % di coloro che avevano risposto affermava di non aver ricevuto sufficienti informazioni in merito all’Orm (gestione rischi operativi, ndr); il 56 % non sapeva chi era stato nominato Coordinatore rischi per la propria Area operativa ed il 45 % non sapeva dove trovare informazioni sull’Orm sull’Intranet (la rete informatica interna, ndr). In base al sondaggio del 2010, il 40 % del personale continuava a non sapere dove trovare informazioni sull’Orm». Il rapporto, inoltre lamenta che «vi è un elevato tasso di avvicendamento del personale, che provoca una perdita di continuità in una funzione importante, accrescendo il rischio che il quadro Orm non venga adeguatamente attuato alla Bce». Molte, troppe lacune, che, avverte la Corte dei Conti, vanno sanate in fretta: «le misure per far fronte ai rischi operativi medio-alti – avverte – dovrebbero essere adottate velocemente», una raccomandazione che la Bce dichiara, significativamente, di «accogliere». In un momento come questo non c’è spazio per errori di valutazione, e soprattutto di gestione, dei rischi sempre più elevati che la Bce si trova a correre. La posta in gioco è ormai troppo alta.