La giunta di Parma perde già un pezzo, Grillo scopre quanto è dura fare politica

La giunta di Parma perde già un pezzo, Grillo scopre quanto è dura fare politica

La parabola di Federico Pizzarotti sembra sempre di più quella dell’Asino d’oro di Apuleio. Il buon Lucio, il protagonista, si reca in Tessaglia, terra di arti magiche. Lì vuole bere un miracoloso unguento che lo trasformerebbe in un poderoso volatile ma le ampolle vengono confuse e diventa invece un asino. Non stiamo dicendo che il neo sindaco di Parma sia un asino, per carità, ma che la vicenda delle dimissioni del neo assessore all’edilizia Roberto Bruni, nominato solo ieri, rischia di avere questo effetto. Il suo passo indietro, annunciato poco fa, è il primo colpo per una giunta non ancora nata. Un errore la cui genesi pone parecchi interrogativi. In primis ovviamente sulla forma liquida del movimento, sul non essere un partito strutturato. E poi sulle causa di queste dimissioni. Non soprende che, secondo alcune fonti, Grillo e il suo braccio destro Gianroberto Casaleggio avrebbero chiamato Pizzarotti per dirgli: «così ci sputtani».

Quello che è successo è abbastanza semplice. Pizzarotti non fa in tempo a mettere in piedi la propria giunta che già perde il primo pezzo. La colpa inizialmente attribuita a Bruni, 53 anni, architetto, laureato con lode al Politecnico di Milano, era quella di aver visto il fallimento della propria impresa edile, la Thauma, una società ad accomandita semplice. Facendo una visura camerale risulta che Bruni era il socio accomondatario, che la società è stata iscritta al registro delle imprese il 26 luglio 2000, che è stata dichiarata fallita il 6 dicembre 2005, quando è stata aperta la procedura fallimentare, terminata poi il 16 agosto dell’anno scorso. Ma non risulta che si tratti di una bancarotta fraudolenta, dalle carte sembra un normale fallimento. Dalle stesse carte i dipendenti risultano zero, ma in questo il database non è molto affidabile. Ad ogni modo forse non erano molti, visto che il valore nominale dei conferimenti al momento della nascita è stato di soli mille euro. 

Per trovare un’irregolarità bisogna andare negli atti del Tribunale. Secondo la perizia di stima degli immobili dell’impresa fallita, disponibili all’alienazione per il risarcimento dei creditori, c’erano  tre fabbricati ad uso abitativo a Collecchio (un appartamento su due piani, valutazione di stima 156mila euro ), uno a Gaiano (una casa unifamiliare di cui la Thauma aveva iniziato la ristrutturazione ma senza richiedere, si legge nella perizia, il relativo permesso di costruire al Comune di Collecchio, stimata 260mila euro) e a Barbiano di Felino (una villetta che fa parte di un complesso di residenze a schiera costruite dalla Thauma, stima 293mila euro). Semmai quindi il problema è che il futuro assessore non avrebbe chiesto il permesso per il fabbricato di Gaiano. E se queste sono le ragioni, allora le sue dimissioni sono sacrosante. Un assessore all’urbanistica che avrebbe costruito villette “in sanatoria”, cioè in deroga ai regolamenti urbanistici, non è proprio il massimo, soprattutto per un movimento che fa della legalità la sua bandiera.

La perizia del Tribunale dove si legge dell’abuso (clicca sull’immagine per leggere i documenti)

Facevano però parecchio impressione i titoli della Gazzetta di Parma e di Repubblica che hanno urlato allo scandalo per il fatto che la sua società fosse fallita (“La Thauma di Bruni fallita nel 2005 sentenze e perizie del tribunale di Parma” titola Repubblica, “Bruni fallì nel 2005” è invece un titolo della Gazzetta che fra l’altro è di proprietà della locale associazione degli imprenditori). Come faceva impressione che tutta la disussione, in Rete e fuori, prima che venissero fuori gli abusi, fosse proprio su questo, sul fallimento della sua azienda. Una totale assurdità che si spera non accada mai più: Steve Jobs è fallito prima di essere riconosciuto, lo stesso è accaduto a Thomas Edison da cui poi naque semplicemente General Electrics. Il fallimento, se non fraudolento, è nobile, è il segnale che uno ci ha provato, che piuttosto che lamentarsi, si è rimboccato le maniche e ha provato a creare ricchezza. Una terra come quella di Parma, che nel 2011 ha visto la produzione industriale aumentare del 5,8% dovrebbe sapere queste cose, dovrebbe esaltare l’imprenditorialità e non usare il fatto che uno ci abbia provato come una clava. 

Vedremo domani mattina in conferenza stampa se davvero è quell’abuso edilizio il crimine, ripeto assolutamente condivisibile, o il fallimento, che invece condivisibile non lo è proprio per niente. Quello che per ora emerge è la difficoltà di costruire qualcosa di solido da un movimento liquido che, o sterza verso la sostanza, o diventa gassoso. Per alcuni quasi viene da rimpiangere la forma partito, le sue strutture: se una forma strutturata non ha saputo impedire abusi, corruzione e malaffare, ci riuscirà una forma liquida? Scegliere i candidati in base al loro cv è molto rischioso visto che parecchia pubblicistica mostra quanto siano mendaci i curricula. Le persone, quando parlano di se stesse, di solito omettono le negatività. Il problema di come selezionare una classe dirigente è davvero risolvibile con una casella mail dove inviare due fogli A4 o è terribilmente ingenuo anche solo pensarlo? Forse questa vicenda è il benvenuto della politica a Beppe Grillo e al suo movimento che inizia così a imparare quanto sia un arte complessa, dove improvvisarsi è giusto e sbagliato allo stesso tempo.

L’opinione pubblica è così giustamente imbufalita con la sua classe dirigente che è pronta a fare sconti ai grillini. I loro errori saranno tali solo se i partiti sapranno cambiare. Ma finchè sono questi e si comportano con arrocchi, furbizie e arroganze, la tentazione di essere indulgenti con il Movimento 5 Stelle sarà sempre forte. Insomma finché non si vedrà una reazione credibile da parte del sistema politico, questo errore molto probabilmente non sarà una tragedia e le segreterie non riusciranno ad incassare dai passi falsi del movimentismo. Pizzarotti può ancora trasformarsi nel poderoso volatile che il povero Lucio di Apuleio non è mai diventato. Ma d’ora in poi dovrà davvero fare molta attenzione a non far tornare la voglia di partito o, meglio, di astensione. 

Twitter: @jacopobarigazzi 

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