Mi consentoMonti protagonista a Bruxelles. Lo vedremo così anche a Roma?

Monti protagonista a Bruxelles. Lo vedremo così anche a Roma?

In Rete, qualche giorno fa, circolava un fotomontaggio divertente: l’immagine di Mario Monti calvo con la strisciata di capelli alla Balotelli. Il paragone è inflazionato per tanti motivi: portano lo stesso nome, giocavano nelle stesse ore una partita contro la Germania, ed entrambi rappresentavano l’Italia. Quel che nessuno avrebbe mai immaginato alla vigilia è che il Mario di Palazzo Chigi fosse tornato a casa con un successo. 

E invece, almeno fino al momento in cui scriviamo, è andata proprio così. Un vertice che Monti ha preparato in ogni minimo dettaglio, come si conviene a un leader che sa di giocarsi la partita più importante. Al pari degli altri Consigli europei degli utlimi anni, anche questo era stato accompagnato da una fisiologica ondata di scetticismo. Tutti certi che sarebbe finito come gli altri, con la Merkel a dettar legge e il resto della truppa usi ad obbedire tacendo. Del resto anche l’incontro a quattro della settimana scorsa a Roma, con la Cancelliera che aveva lasciato la capitale nel pomeriggio per correre a tifare Germania agli Europei, non lasciava prefigurare nulla di buono.

E invece Monti aveva in mente un piano preciso. Il presidente del Consiglio, forte della sua ultradecennale esperienza europea, ha messo le cose in chiaro sin dalla vigilia. Al di là delle interpretazioni da operetta – con tutto il rispetto per l’operetta – di Silvio Berlusconi, Monti stavolta ha parlato di obiettivi in modo inequivocabile. Voleva un meccanismo che regolasse lo spread tra la Germania e i Paesi più deboli, e l’ha ottenuto anche se il mercato andrà a presto a testarlo. Non solo, lo ha portato a casa e al termine della notte ha anche ribadito che l’Italia comunque non vi farà ricorso.

È stato bravo. Tanto sembra a disagio nei palazzi della politica nostrana, tanto invece stavolta si è mosso con disinvoltura tra i corridoi di Bruxelles dove di fatto ha costruito e consumato la sua carriera. Se è vero che persino l’Economist in un tweet ha scritto che la Merkel per almeno dieci volte si è rivolta a Monti chiedendo consigli durante il summit.

Monti è stato bravo soprattutto ad approfittare di un cambiamento negli equilibri dell’Europa: la fine dell’asse Merkozy, per cui i francesi già provano nostalgia, ha avuto il suo peso. Anche per la Cancelliera non può essere la stessa cosa avere al proprio fianco Nicolas oppure il finlandese Katainen o l’olandese Rutte. È stato bravo Monti. Che ha preso sottobraccio Hollande e ha fatto asse con Rajoy. Il no di Italia e Spagna al patto per la crescita ha convinto Angela Merkel a firmare un accordo che di certo non la rasserena, soprattutto sul fronte interno. Poi, certo, i soldi veri, come scrive il professor Michele Boldrin su Facebook, li ha portati a casa Rajoy ottenendo un finanziamento per le banche che non graverà sul debito pubblico di Madrid. Ma c’è anche da dire che noi non eravamo così con l’acqua alla gola come gli spagnoli.

Ora ci sarà da aspettare. Nelle prossime ore l’accordo potrebbe vacillare. Da Bruxelles già giungono le prime dichiarazioni improntate a una certa cautela. Ci sarà la solita giradola  di dichiarazioni sul ruolo della troika (Bce, Ue, Fmi) nel meccanismo antispread. Di fatto, però, almeno fin qui, per la prima volta da vent’anni l’Italia esce da un vertice europeo vestendo i panni della protagonista: puntiamo i piedi e portiamo a casa il risultato. Che la Merkel finora sia la grande sconfitta è nelle cose, basta dare un’occhiata anche ai giornali tedeschi. E alle dichiarazioni della Spd. È anche per questo che nelle prossime ore la Cancelliera dovrà fare qualcosa per salvare la faccia.

A noi, però, resta una sensazione nuova. Di essere in Europa non solo come ruota di scorta, ma come protagonisti. All’inizio della settimana avevamo chiesto al presidente del Consiglio di vestire i panni del leader, di mostrarsi più autorevole. In Italia i partiti che lo sorreggono possono abbaiare ma nessuno può consenstirsi il lusso di mordere il suo governo. Bruxelles è sicuramente una tappa significativa in questo senso. Magari potrà donare al governo Monti quella sicurezza nei propri mezzi che fin qui non sempre ha mostrato. 

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