A poche ore dalla nuova tronata elettorale greca, i sondaggi vedono lo storico partito socialista, il Pasok, in calo vertiginoso: gli analisti politici stimano che superare il 10% dei voti sarebbe già un successo. Una fiducia persa in anni di governo, per un partito dinastico uscito vincitore dal golpe dei colonnelli, e ora perdente dal coinvolgimento europeo che esso stesso ha guidato. Dalle scorse elezioni di maggio, il partito di Adreas Papandreou, si è classificato terzo sul podio elettorale con il 13%, addirittura dopo la nuova sinistra radicale di Syriza, che sembrerebbe aver raccolto gli indirizzi di una sinistra perduta e le stanchezze di un Paese in bilico. Quali le responsabilità del partito socialista ellenico nella crisi greca? A rispondere, intervistato da Linkiesta, il deputato Haris Tsiocas, seduto in Parlamento da oltre una decade.
Come si sta organizzando il Pasok, in vista delle nuove elezioni, visti i risultati di un mese fa?
Sono due i cambiamenti che stiamo cercando di adottare. Per primo, il Pasok deve superare se stesso. Dal punto di vista governativo, abbiamo sacrificato i nostri vecchi valori per affrontare la crisi. Politiche rivelatesi sbagliate per il popolo che rappresentiamo. Dobbiamo rimediare alle ingiustizie subite dalla classe media, operai e dipendenti pubblici, e correggere la comunicazione politica fra il partito e i gruppi sociali che rappresentiamo. In secondo luogo, dobbiamo riallacciare il legame con la sinistra socialista europea, dl quale il Pasok è stato allontanato. Il socialismo ha un fine comune, che è l’Europa.
Un errore bello grosso, sembrerebbe, onorevole.
La causa è stata la severità delle politiche della cancelliera Merkel, con le quali il Pasok era obbligato a convergere.
Obbligati? Così sembra che le responsabilità dei vostri errori politici siano da addebitarsi esclusivamente al governo tedesco. Davvero non c’era alternativa?
Pensavamo che la crisi fosse solo greca, e che in due anni ne saremmo venuti a capo. Sarebbe quindi stato più efficace sacrificare la classe media e quella operaia pur di affrontare la crisi che il Pasok doveva gestire da solo. Quando ci siamo accorti che invece si trattava di una crisi finanziaria europea, abbiamo subito cercato di riavvicinarci ai gruppi che avevamo abbandonato. Assieme alla sinistra europea, dobbiamo ora rivendicare un nuovo modello di sviluppo sociale.
Ormai la sinistra è però rappresentata da Syriza. Qual è la soluzione alternativa che proponete? Quale dovrebbe essere la differenza tra voi e il partito di Tsipras?
Quello che sta facendo Syriza è utilizzare una politica che fu del Pasok, ma ormai obsoleta. Tsipras sta sfruttando il dolore e la rabbia della gente, senza però dare strumenti. Il problema vero è che la Grecia non produce più. Lo stallo dello sviluppo del turismo e dell’agricoltura. E’ questo che deve fare una nuova sinistra moderna: deve mettersi al tavolo con Hollande e il PD italiano per cercare un nuovo modello di sviluppo. L’utilizzo dei fondi necessari per questo, richiede una politica europea unitaria. Hollande ha vinto perché ha proposto una politica di sviluppo unitario.
Rimaniamo in Grecia: lo stallo della produzione era un problema ben noto al Pasok e al Paese. Come mai non sono state adottate misure per la crescita quando eravate al governo?
In questi anni il Pasok si è perso perché ha maneggiato il potere. Quello che avrebbe dovuto fare invece, sarebbe stato di cercare di cambiare e reindirizzare il potere.
In Italia questo è motivo di crisi della credibilità per la sinistra. In Grecia si può dire altrettanto. Come pensate di rimediare?
La chiave è una proposta nuova. Noi non dobbiamo migliorare, ma cambiare la situazione. Dobbiamo dare al popolo nuovi ruoli di partecipazione, incentivi e potere. Dobbiamo dare al popolo una nuova narrazione. Quello che sta facendo Tsipras invece per esempio, è riproporre un modello obsoleto.
Torniamo al Pasok, onorevole. Quello che farebbe bene alla sinistra italiana, sarebbe che il Pd riconoscesse le proprie responsabilità. Quali sono quelle del Pasok nella crisi e nel debito attuale?
Il problema della sinistra italiana e greca, è che non ha fatto quello che hanno fatto Francia e Germania, cioè cercare di cambiare sostanzialmente le cose. Noi invece lo abbiamo fatto solo in apparenza.
Il debito è stato in gran parte creato dal Pasok, e da esponenti del suo partito, alcuni dei quali addirittura indagati o condannati per corruzione o evasione fiscale, pensiamo ad Akis Tsokatzopoulos (ex ministro della Difesa socialista attualmente in carcere, ndr). Non le sembra un po’ poco come assunzione di responsabilità?
Noi ci assumiamo le responsabilità dei gruppi che rappresentavamo ma che non abbiamo sostenuto. Il popolo, le classi meno abbienti, sono andate con Tsipras perché sono state tradite dal Pasok.
Il partito socialista ha smesso di funzionare secondo i vecchi valori perché ha dimenticato il motivo per il quale esiste: cambiare il potere. E invece il potere ha cambiato il Pasok. Non sappiamo quanti soldi abbia nelle sue banche svizzere Tsokatzopoulos, si sta indagando. Ma il problema non è questo: sono stati i prestiti senza garanzia di liquidità emessi ai privati dalle banche a creare il buco. Come quelli per andare in vacanza o comprarsi la macchina.
Va bene. Come uscirà la Grecia da questa tornata elettorale?
Sono molto preoccupato per queste elezioni, perché non c’è un clima di collaborazione trai partiti. Noi abbiamo cercato di creare alleanze anche con le forze extraparlamentari, ma sono gli altri che non vogliono allearsi. Non è nella cultura greca. L’interesse vero di Tsipras infatti, è quello di stare all’opposizione e creare tensione sociale. Per questo non so quanto durerà il governo che uscirà dal voto. Non credo a lungo.
*con la collaborazione di Maria Katsiou