«In Italia potrebbero verificarsi atti di violenza simili a quello che ha colpito Roberto Adinolfi, il dirigente di Ansaldo Nucleare ferito a Genova. Ma l’iniziativa di tali gesti verrebbe assunta da gruppi isolati che ritengono possibile rinnovare il ricorso alla lotta armata per reagire alla marginalizzazione e all’enorme disagio economico e sociale provocato dalla crisi». Giuseppe De Lutiis, autorevole studioso delle pagine più oscure e tragiche della storia repubblicana, esperto di eversione e di poteri occulti, già presidente del Centro di documentazione sullo stragismo, il terrorismo e la violenza politica, esclude la possibilità di una rinascita del fenomeno brigatistico. E allontana l’ipotesi del ripetersi di una strategia stragistica per creare tensione e paura nell’opinione pubblica in una fase cruciale di crisi politico-istituzionale. Autore, fra le sue numerose pubblicazioni, di una Storia dei servizi segreti in Italia, dal fascismo alla seconda Repubblica, e del libro Il lato oscuro del potere, De Lutiis mette in risalto le profonde differenze tra la realtà di oggi, «attraversata da tensioni e rivendicazioni causate dalla perdita del valore reale e del potere di acquisto di salari e retribuzioni», e la cornice storico-politica della «lunga stagione di sangue determinata dalle dinamiche della Guerra fredda e dall’orientamento radicalmente eversivo che guidò gli apparati dello Stato su impulso dell’anti-comunismo dei poteri atlantici e occidentali».
Professore, il ferimento del dirigente dell’Ansaldo e l’attentato di Brindisi che ha colpito le studentesse della scuola intitolata a Francesca Morvillo e Giovanni Falcone potrebbero costituire i tasselli di un disegno finalizzato a provocare e seminare paura e tensione nell’opinione pubblica?
Non ho mai ritenuto che tra i due eventi vi potessero essere delle connessioni, e i recenti sviluppi giudiziari relativi alla vicenda di Brindisi confermano l’inesistenza di legami fra i due atti criminosi. Le indagini svolte dagli inquirenti e dagli investigatori nella città pugliese hanno messo in luce la responsabilità di una persona che ha confessato il suo crimine. Sinceramente non credo che le colpe appartengano solo a lui, ma ho piena fiducia nell’operato nella magistratura di Lecce. Genova invece è una città nella quale, fin dagli anni Settanta, hanno operato gruppi eversivi di sinistra. Ricordiamo che nel capoluogo ligure viveva e vive Enrico Fenzi, docente universitario, a suo tempo “testa pensante” delle Brigate Rosse, e oggi come allora autorevolissimo studioso di Dante e Petrarca, stimato per questo motivo a livello internazionale. Naturalmente egli ha pagato il suo debito con la società ed è tornato alla sua vita di studioso. Può essere accaduto, però, che tra i suoi discepoli dell’epoca, o fra “i discepoli dei discepoli”, qualcuno si illuda ancora dell’attualità della scelta della “lotta armata”.
L’agguato in cui è rimasto ferito Roberto Adinolfi a Genova rappresenta il salto di qualità dall’antagonismo sociale verso una strategia di stampo brigatistico?
L’aggressione compiuta contro l’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare fa pensare al riemergere della violenza organizzata, che trova terreno fertile in aree crescenti di disagio ed emarginazione economica e sociale e viene recuperata da gruppi di persone che reputano possibile e attuale un’iniziativa militare di attacchi mirati. Tuttavia le Brigate Rosse giunsero a contare 3.000 aderenti e militanti, anche grazie a un bacino di adesione e di consenso significativi nell’Italia degli anni Settanta. Oggi, a mio avviso, ci troviamo di fronte a nuclei di poche decine di persone.
Non vede nessuno spazio per un’iniziativa terroristica pianificata e capillare nel nostro paese?
Potrebbero ripetersi episodi sanguinosi simili a quello avvenuto a Genova, ma ritengo di escludere che possa rinascere un fenomeno brigatistico strutturato. La realtà e le condizioni politiche sono assai diverse, grazie innanzitutto alla consapevolezza maturata nel ceto operaio e tra i lavoratori più colpiti dalla crisi, che vogliono e sanno agire nel perimetro della legalità. Nutro una profonda certezza nella loro capacità di iniziativa politica, anche in vista di un autunno che sarà molto caldo a causa della perdita del potere di acquisto e del valore reale delle retribuzioni e dei salari.
Il potere e le istituzioni sono immuni da tentazioni eversive e verso le sirene di una strategia di violenza orchestrata per impedire un autentico cambiamento?
I segnali di cui dispongo in questo momento non mi consentono di ipotizzare il pericolo di progetti organici finalizzati a creare tensione e panico nell’opinione pubblica, per fermare le possibilità di un rinnovamento profondo. Non riscontro gli indizi di un disegno che, per utilizzare un’espressione ampiamente giustificata nell’Italia delle stragi e dei misteri, sia orientato a “destabilizzare per stabilizzare”. Attualmente nessun organismo dell’Alleanza atlantica coltiva disegni autoritari o sovversivi: nulla di paragonabile al ruolo che sembra sia stato esercitato dall’Ufficio guerra psicologica della base Nato di Verona nei giorni dell’eccidio di Piazza Fontana. E ai vertici dello Stato non vedo tendenze eversiva o violente. Il Presidente del Consiglio, personalità certo non di sinistra, si muove sul piano politico e culturale nell’orizzonte della legalità repubblicana, è guidato da un rigoroso rispetto per le leggi ed è alieno da pulsioni anti-costituzionali. Gli stessi apparati di sicurezza e i servizi segreti, che negli anni della Guerra fredda erano stati orientati verso un’attività di tutela e protezione di eversori a causa di imput politici nazionali e internazionali, sono stati rinnovati e depurati dai molteplici fattori di inquinamento.
Beppe Grillo ha evocato lo spettro di una “campagna deliberata di bombe e di sangue” per ostacolare l’avanzata del Movimento delle Cinque Stelle e una sua vittoria alle elezioni politiche del prossimo anno.
Vorrei distinguere Grillo dai cosiddetti grillini. Le affermazioni del comico ligure spesso vanno oltre le righe, ma gli aderenti e gli amministratori delle Cinque Stelle si stanno rivelando seri e affidabili. Comunque non trovo elementi per ipotizzare il ritorno a una strategia della tensione. La realtà internazionale è completamente mutata. È crollato l’impero sovietico ed è venuta meno la “necessità prioritaria” in ambienti atlantici e occidentali di preservare il potere in chiave anti-comunista, anche a costo di perpetrare ferite criminali alla legalità costituzionale. Gli eredi del Partito comunista sono pienamente integrati nella dialettica istituzionale e un governo guidato dai dirigenti del Pd rappresenta un’ipotesi legittima. Anche per questa ragione nessun esponente politico deve nutrire timori per la propria incolumità. Neanche Grillo.