ATENE – Qualche giorno fa Syriza ha presentato il programma di governo per le prossime elezioni. Secondo un recentissimo sondaggio, il leader Alexis Tsipras si troverebbe il 18 giugno a guidare un partito con il 31,5% dei voti. Un tale risultato darebbe a Syriza una grande responsabilità e imporrebbe di nuovo di provare a formare un governo che guidi la Grecia nelle difficili acque in cui versa.
Per raccontare l’evento, vale la pena di cominciare dalla fine, cioè dalla Skoda di Alexis Tsipras. Quartiere di Gazi, la presentazione del programma è appena terminata. Due meccanici che lavorano nella strada perpendicolare a quella del luogo della presentazione stanno discutendo. Uno dice all’altro: «Hai visto la macchina di Tsipras?». L’altro risponde di no. «È andato via con una Skoda! Se fosse stato Venizelos sarebbe venuto con una Mercedes!». Tsipras e il suo partito hanno sfondato alle ultime elezioni soprattutto perché hanno proposto un cambio di stile alla politica ellenica, si sono presentati come più vicini alla gente, meno inarrivabili, più alla mano. Ed è difficile dar torto del tutto a un greco che voti Syriza, vista la condizioni cui anni di governo di Pasok e Nea Demokratia hanno portato la Grecia.
Le strategie comunicative di Syriza stanno avendo una grande presa sui greci, anche su coloro che non votavano a sinistra. In questo senso, il rifiuto di portare la cravatta (che contraddistingue quasi tutti i deputati di Syriza), e la macchina “popolare” fanno parte di un gioco che sta portando un successo senza precedenti. Il gioco funziona come mai prima, non foss’altro per il brivido che può dare ora l’idea di dare un calcio alla classe politica che dominava prima.
Ma Syriza, non è nuovo di per sé, è piuttosto l’unione anti-Merkel di forze che affollano la politica greca da tempo. Tsipras ci mette la faccia fresca di un 37enne (pur politico di professione, formatosi nella gioventù dell’unione della sinistra radicale, ciò che significa Syriza). Ma alla presentazione gli altri erano volti ben noti, certo non giovani, né per età né per idee. Soprattutto, Syriza non ha proposte concrete su come gestire la crisi. E questo è stato evidente alla presentazione di pochi giorni fa.
Metà del lungo intervento (più di un’ora) di Alexis Tsipras è stata dedicata a sottolineare ancora le differenze tra il Syriza e “loro”, i vecchi politici (lo slogan elettorale del partito è stato “con noi, senza di loro” o “o noi, o loro”, in due varianti). Cioè Tsipras ha duramente attaccato Nea Demokratia e Pasok, lasciando ben poco spazio alla presentazione di idee praticabili per portare la Grecia ad un modello di crescita sostenibile.
Ma cos’ha veramente detto Tsipras? Il giovane leader ha sfidato la politica di austerità. E lo ha fatto con il pubblico che accompagnava i punti-chiave del suo discorso il coro: «È arrivata l’ora della sinistra». Quello che i media non hanno sottolineato abbastanza, è che la sfida è stata solo a parole. E parole che sono poco consistenti, irrealistiche. Tsipras ha innanzitutto chiesto l’accantonamento del debito, fino a che non sarà ristabilito un accettabile ritmo di crescita della nazione. Di conseguenza, ha anche annunciato che, al governo, chiederebbe di conseguenza una drastica riduzione delle misure di austerità contenute nel memorandum. E ha supportato la sua posizione basandosi sull’idea che «sono pochi ora gli economisti che non ritiengono il memorandum la madre di tutti i problemi».
Tsipras ha inoltre sostenuto che il dilemma che sta davanti alla Grecia non è se uscire o meno dall’Eurozona, ma nel fare una scelta: da un lato, le politiche del memorandum (dunque le forze politiche che lo hanno sottoscritto), e dall’altro, il programma di Syriza. Per quanto riguarda possibili misure specifiche, Tsipras si è concentrato sul revocare le misure imposte dalla Troika, che prevedono il taglio del 22% del salario minimo mensile (ora di circa 751 euro), e l’abolizione dei contratti collettivi di lavoro.
Ha anche detto che imporrebbe una moratoria sul debito, che sarebbe ripagato solo quando la crescita sia ristabilita. Tsipras cercherebbe poi di stabilizzare la spesa pubblica al 43% del prodotto interno lordo, e soprattutto di ridurre le tasse che ora cadono soprattutto sulle classi meno agiate, alzando invece le imposte ai redditi più alti. Su quest’ultimo punto, ha aggiunto – tra gli applausi e i cori – che «dobbiamo smettere di togliere ai poveri, e dobbiamo invece togliere ai ricchi, che evadono le tasse». «Dal 18 giugno», ha detto ancora Tsipras, «mettiamo fine alle ruberie, e ai golden boys della politica che sono collusi con, e hanno fatto arricchire le banche». Un paio di altri vaghi richiami ad una politica estere di pacificazione dei rapporti con la Turchia, e al sostegno di una politica energetica indipendente (entrambi già sentiti con diverse coloriture politiche, nelle agende di vari altri esecutivi passati).
È evidente che questo programma è vago, impraticabile. E che più utile sarebbe un governo forte che negoziasse migliori condizioni di ristrutturazione del debito. Infine, l’evasione fiscale in Grecia è stata per anni un fatto generalizzato: alzi la mano chi, tra coloro che hanno passato le vacanze degli ultimi anni nelle isole greche, non ha pagato conti senza vedere ricevuta fiscale.
Ma a parte questo, la stessa speranza e forza politica che il discorso voleva infondere, sono state molto vaghe. Nessuna idea precisa sulla crescita, sulla creazione di un modello economico sostenibile in una Grecia ancora troppo rurale, e soprattutto nessun commento sull’euro. Syriza insomma vorrebbe che la Grecia restasse nell’eurozona, ma non ha detto come questo sia possibile.
Inoltre, nulla è stato detto delle possibili alleanze che Tsipras dovrebbe cercare per formare un eventuale governo. Tra i commenti emersi lontano dai riflettori della presentazione ufficiale, il più inquietante è il seguente «Syriza raccoglie in sè troppe anime diverse sia per esprimere una posizione coerente, che per essere pronto a governare. Anzi, Tsipras ha annunciato un programma irrealizzabile per spaventare gli elettori, che alla fine voteranno Nea Demokratia. Syriza punta ad un buon risultato, ma ad evitare la responsabilità di governare e di rispettare un programma impraticabile. E questo gli darebbe il tempo di organizzarsi per meglio presentarsi ad una terza ipotetica elezione, possibilmente lontana».
Però intanto Tsipras si è preso i suoi begli applausi, e lo ha fatto citando i suicidi, appoggiandosi alla metafora della “tragedia greca”, che tanto successo ha avuto durante l’ultimo anno. Non c’è stato nessuno spazio per le domande della stampa, e Yiannis Dragasakis, consigliere economico e deputato di Tsipras, ha rifiutato la richiesta avanzata da Linkiesta di un commento sull’euro.
Insomma, Alexis Tsipras sembra la faccia giovane e sorridente di un partito che non sarebbe in grado di condurre la Grecia fuori dalla sua difficile situazione. Però Tsipras se n’è andato con la sua Skoda, facendo una gran bella figura con il meccanico della strada accanto. Perché Syriza (e certo non solo Syriza), se non ci fosse la crisi, dovrebbe inventarla.